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(Ansa)
Politica

Consiglio Ue: l’Italia fa dei passi avanti sulla flessibilità ma la strada è in salita

Giorgia Meloni ottiene più flessibilità nella gestione dei fondi Ue ma sulla creazione di un fondo comune europeo il percorso è complesso

Piccole vittorie per l’Italia al Consiglio europeo appena concluso per quanto riguarda gli accordi sui diversi temi economici. La strada è ancora lunga e in salita ma dei passi avanti sono stati fatti, soprattutto in tema di maggiore flessibilità sull’utilizzo dei fondi Ue già in possesso dei singoli stati membri. La partita sulla creazione di un fondo comune europeo per fronteggiare l’Ira americano risulta invece essere ancora aperta con i paesi frugali che non si sono smossi dalle loro posizioni di partenza. Stessa sorte anche per la riforma della governance, cioè del patto di stabilità e crescita europeo di cui si discuterà nelle prossime riunioni.

Sul green deal industriale made Ue le conclusione del Consiglio europeo aprono ad un allentamento degli aiuti di stato che dovranno però essere circoscritti, temporanei e limitati ad un determinato momento.La questione risulta essere particolarmente delicata dato che uno stop indiscriminato delle norme sugli aiuti di stato europei provocherebbero una spaccatura economica all’interno dell’Ue tra i paesi frugali e quelli che invece (come l’Italia) hanno un rapporto deficit/Pil più elevato e dunque avrebbero meno spazio fiscale per concedere agevolazioni alle proprie imprese verdi. “E’ una soluzione che rischia di avere delle conseguenze che bisogna monitorare in termini di tenuta del mercato unico, in termini di pari condizioni per le altre nazioni. E' una questione che l'Italia ha ampiamente posto, chiedendo che l'allentamento degli aiuti di stato fosse circoscritto, temporaneo e limitato e, in secondo luogo, che vi fosse anche la capacità di dare ad un problema europeo una risposta europea", lo ha detto la Premier Giorgia Meloni in conferenza stampa a Bruxelles aggiungendo anche come “l'allentamento degli aiuti di stato rischia di essere una risposta nazionale ad un problema europeo. Per questo abbiamo chiesto che la Commissione faccia una proposta su un Fondo sovrano europeo, cioè su un fondo dedicato alla sovranità strategica dell'Unione europea". Elemento che è entrato fra le conclusione del Consiglio europeo e che da sempre vede la rigidità degli stati considerati più frugali, fra cui proprio la Germania, paese nel quale la discussione su un debito comune europeo si sta facendo sempre più forte creando veri e propri scossoni all’interno dello stesso partito di maggioranza. I socialdemocratici tedeschi, secondo quanto riporta Bloomberg, si sono infatti schierati a favore dell’introduzione di strumenti finanziari aggiuntivi europei per sostenere gli stati a fronteggiare il crescente interventismo americano a suon di sussidi per le tecnologie verdi. Gli strumenti finanziari in questione non sono stati specificati, ma il testo sottolinea come “strumenti addizionali comuni dovrebbero essere esaminati in modo costruttivo”. Discussione importante che avrà delle ripercussioni anche sulle prossime decisioni a livello Ue dato che “se non dovesse essere sufficiente l’equilibrio raggiunto fra aiuti di stato e flessibilità per i fondi Ue o se le risorse non bastassero o non ci fossero pari condizioni nel mercato unico, inevitabilmente si dovrà andare verso un fondo sovrano europeo perché non conviene a nessuno che si indebolisca l’economia europea”, specifica Meloni in conferenza stampa.

Intanto che l'Ue ragiona sulla questione, l’Italia è riuscita ad ottenere (in modo alternativo) una maggiore flessibilità sui fondi esistenti. “Vale a dire: noi abbiamo dei fondi attualmente già stanziati, che vanno da RePowerEu al Next Generation Eu, passando per i fondi di coesione. Quello che abbiamo chiesto - continua Meloni - è la possibilità di utilizzare appieno queste risorse, per concentrarle" sulle priorità attuali. Chiedere più flessibilità, specifica la Premier, non significa "che prendiamo i fondi di coesione e li mandiamo da un'altra parte, in altre regioni. Il punto è capire se si possa costruire uno spazio fiscale che ci consente di concentrare risorse su priorità che oggi abbiamo, segnatamente la competitività delle imprese".

Il secondo tema toccato durante questo Consiglio riguarda la riforma della governance economica dell’Ue, argomento che non era fra i focus di questa due giorni, ma che l’Italia ha portato sul tavolo chiedendo come “nella futura discussione sulla riforma della governance, cioè del patto di stabilità e crescita, si tenesse conto delle decisioni che venivano prese (in tema di ricollocamento delle risorse disponibili per il progetto Ira Ue)”, ha spiega la Premier durante la conferenza stampa. “E' ovvio che, nel momento nel quale la risposta, per le nazioni che hanno un minore spazio fiscale (come l’Italia)", è la possibilità di utilizzare i fondi esistenti, "rimane il tema dei co-finanziamenti nazionali. Perché se poi i co-finanziamenti nazionali che io utilizzo per liberare queste risorse impattano sul rapporto tra deficit e Pil, il problema rimane". Quindi, prosegue Meloni "noi abbiamo chiesto che di questi elementi si tenga conto nella discussione sul patto di stabilità".

Più in generale sul patto di stabilità e la sua riforma la Premier ha precisato come se fino a “ieri il patto di stabilità era più di stabilità che di crescita, il nostro obiettivo è che sia più di crescita che di stabilità”. “Le discussioni sull’economia - conclude Meloni- rischiano di non essere efficaci se non consideriamo il ruolo degli investimenti che hanno un moltiplicatore per la crescita, va tenuta in considerazione la spesa di cofinanziamento”.

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Giorgia Pacione Di Bello