ciani
(Ansa)
Politica

Ciani, il capogruppo del Pd che non è del Pd (e non vuole esserlo). L'ultimo capolavoro della Schlein

C'è una sola spiegazione all'ennesima scelta discutibile della neo segretaria: il tafazzismo

Come può un partito nominare vicecapogruppo una persona iscritta a un altro partito? Certe cose, solo in Italia. E solo nel Pd. E così il nuovo vicepresidente del gruppo del Partito Democratico al Senato, è Paolo Ciani, che tiene subito a prendere le distanze dal suo nuovo gruppo: “Io non sono del Pd”. E non c’era bisogno di sottolinearlo, visto che Ciani è il segretario di un’altra forza politica, DemoS (Democrazia Solidale).

In sostanza, è come se l’Inter nominasse capitano della squadra (o vicecapitano), una mezz’ala del Milan. Un colpo che non si aspettava nessuno, nemmeno il medesimo Ciani. “E’ stata una sorpresa anche per me”, ammette dopo la nomina firmata Schlein. Peccato che le sorprese non finiscano qui. Infatti, si dà il caso che Ciani non sia esattamente uno che segue la corrente, sebbene di correnti nel Pd ce ne siano a bizzeffe. Anzi, su un argomento cruciale come la cessione di Armi all’Ucraina, il senatore porta avanti idee tutte sue. “Ho molti amici fraterni in Ucraina, che sono stati sotto le bombe o che sono scappati. Però il tema è come aiutare Kiev a superare questa guerra. Non credo nella vittoria militare, cioè armare l’Ucraina perché possa vincere. Nel nostro popolo questa discussione c’è, è un fronte molto più ampio di come è rappresentato nei numeri del gruppo”. Insomma Ciani è stato uno dei pochi che lo scorso gennaio ha votato contro la proroga degli aiuti militari a Kiev: esattamente una linea opposta a quella portata avanti dalla maggioranza del Pd.

Difatti parecchi esponenti in vista del Nazareno sono dovuti correre a precisare che “il sostegno alla resistenza ucraina non cambierà”. Ma grande è la confusione sotto al cielo. Ciani non ha nessuna intenzione di iscriversi al partito: eppure, vista la carica, in teoria dovrebbe rappresentare un punto di riferimento.

Resta da capire come sia possibile che in un partito con una nutrita truppa di parlamentari, la nuova segreteria sia andata a pescare un cattolico-riformista con tendenza spiccata al pacifismo. Forse una sottile strategia per riequilibrare i pesi tra correnti, e tacitare l’ala antimilitarista del partito? Sicuramente questa nomina va ad aggiungere ambiguità su ambiguità, mentre la neo-segretaria si esibisce quotidianamente in acrobazie verbali senza mai prendere posizione. Se questa è la prima nomina importante, figuriamoci le prossime.

Se volessimo ricapitolare, il cammino di Schlein pare un campo minato: le due sconfitte elettorali, prima alle regionali e poi alle amministrative, lo scivolone sull’armocromista, dunque le voragini spalancate sul voto ucraino al parlamento europeo, nonché la guerra civile sull’utero in affitto. Da oggi ci si può aspettare di tutto, per la gioia dei cronisti politici di colore, e per l’amarezza della base elettorale, costretta a chiedersi cosa succederà domani.

I più letti

avatar-icon

Federico Novella