Narcotraffico: la nuova rotta Monaco-Cagliari
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Narcotraffico: la nuova rotta Monaco-Cagliari

La Sardegna è diventata la piattaforma dei colombiani e il centro di rifornimento di mezza Europa

L’inchiesta

ANSA/CESARE ABBATEAnsa

Monaco-Olbia-Nuoro-Cagliari. Poi di nuovo Monaco. In Sardegna c’è uno “strano” via vai di Mercedes, Audi o Bmw, con targa tedesca. Sbarcano due o tre volte a settimana e compiono sempre lo stesso “giro”. Non sono turisti e neppure uomini d’affari in cerca di vantaggiosi scambi commerciali con il territorio tedesco, ma narcotrafficanti. Trafficanti di droga, che noleggiano auto di grossa cilindrata nei rent a car in Germania e dopo averle “modificate” le usano per attraversare l’Europa carichi di sostanze stupefacenti.

Milioni e milioni di euro di cocaina e marijuana occultati in serbatoi modificati o doppi fondi nascosti nei vani motore o nelle intercapedini costruite ad hoc nelle carrozzerie di fiducia delle organizzazioni. I trafficanti noleggiano l’auto, molto spesso in Baviera, per un periodo di tempo che varia tra i 10 giorni e le due settimane; una volta ritirate dal gestore dell’autonoleggio vengono portate nelle officine e in tempi da record, modificate. Una volta ultimato il lavoro attraversano la Germania, la Svizzera e l’Italia e raggiungono i porti di Genova o Livorno. E da qui la Sardegna.

La Sardegna è diventata la piattaforma di rifornimento dei narcotrafficanti sudamericani ed europei. Ad essere interessata dal nuovo business di sostanze stupefacenti sono il nuorese e il territorio dell'entroterra cagliaritano. In particolare, la zona di Carbonia e Inglesias. Ma c’è un area dove che è diventata, il centro di smistamento e stoccaggio di sostanze stupefacenti: Guasila. E’ proprio su questo territorio in provincia di Cagliari, a pochi chilometri da Decimomannu e Sanluri e Villamar che avvengono gli scambi, gli incontri e le contrattazioni. Ed è qui che molte auto di grossa cilindrata a targa tedesca, sostano per poche ore e poi ripartono attraversando tutta l’isola fino all’imbarco per rientrare sulla terra ferma. A Guasila si traffica cocaina che arriva sull'isola dal America del Sud, dopo aver toccato i porti della Nigeria, Spagna, Algeria e Marocco, ma anche la marijuana coltivata nei campi dell’entroterra nuorese e cagliaritano.

Ma i pastori sardi ormai da circa 4 anni si sono convertiti alla coltivazione della marijuana. “E’ più redditizia della pastorizia – confessò un pastore in esclusiva a Panorama.it, due anni fa- la coltivazione e il traffico della droga è diventata la nostra fonte di sostentamento” .

E questa droga dove va a finire? E come lasciava l’isola?
Già due anni fa le auto private o furgoni utilizzati per il noleggio a ore erano i mezzi più gettonati per il trasporto. Venivano imbarcati su traghetti che da Porto Torres raggiungevano Genova e quelli che collegavano Cagliari a Palermo. Adesso si è aggiunta un’altra tratta e un’altra tipologia di auto, quella a targa tedesca. Una volta imbarcata l’auto “tedesca” raggiunge nuovamente Monaco facendo una sosta a Milano e alcune volte anche a Friburgo. Ma è in Baviera che la droga viene commercializzata o ceduta ad altri trafficanti.

La Sardegna il serbatoio “acquatico” dei colombiani

Arma dei Carabinieri

La Sardegna, però, sembra avere anche un altro primato, acquisito proprio negli ultimi due anni: è il luogo dove viene nascosta in acqua la cocaina sudamericana nel Mediterraneo. A qualche miglio di distanza dalla costa o in calette non “battute” dai sub vengono nascoste, ad una profondità di circa 50 o 60 metri, tonnellate e tonnellate di cocaina purissima.

Un vero e proprio tesoro dal valore commerciale di milioni e milioni di euro.  Le aree utilizzate dai sardi  e dai colombiani vengono individuate escludendo le zone di pesca e quelle che potrebbero essere di interesse archeologico oppure semplicemente paesaggistico. La Sardegna e il suo mare sono diventati i "magazzini di stoccaggio" dei colombiani e il bacino di rifornimento per tutto il Nord Europa. 

Dalla Sardegna alla Campania

Arma dei Carabinieri

Quaranta arresti e oltre 600 chilogrammi di cocaina e hashish sequestrati. E’ l’ultima maxi operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Napoli che poche ore fa hanno smantellato un traffico di sostanze stupefacenti tra l’Olanda, la Spagna e l’Italia, in particolare all’interno del porto partenopeo.

Tenente colonnello Antonio Petti, Comandante Carabinieri Gruppo Torre Annunziata, quali sono state le modalità utilizzate dai narcotrafficanti per occultare la droga?

Questi gruppi di narcotrafficanti avevano modificato il serbatoio di gasolio di una motrice di un tir. Un lavoro piuttosto accurato che permetteva di occultare la droga sia alle nostre ispezioni ma anche al fiuto dei cani. In sostanza  si trattava di un serbatoio carburante con vasi comunicanti azionabili elettronicamente: uno per nascondere la cocaina e l’altro per il gasolio.

Sempre più spesso i trafficanti utilizzano, per il trasposto dello stupefacente,  campion e soprattutto auto opportunamente modificate. Quali sono le modifiche che avete riscontrato più frequentemente?

Per le autovetture non ci sono delle regole e o dei luoghi specifici. Molto spesso viene costruito un altro vano oltre il vano portaoggetti o viene ricavato uno spessore nelle intercapedini delle carrozzerie oppure come è capitato, per il tir, in prossimità del serbatoio. Il caso che abbiamo scoperto con quest’ultimo blitz è senz’altro unico nel suo genere perché si trattava di un marchingegno azionabile elettronicamente. Solitamente si tratta di vere e proprie “tasche” che vengono montate e poi eventualmente smontate una volta il carico è giunto a destinazione

Quale era la rotta della droga che arrivava nel porto di Napoli?

In questo caso la piattaforma di stoccaggio della cocaina era l’Olanda. Nel Nord Europa, la droga arrivava direttamente dal Sudamerica. Qui veniva comprata e tenuta ferma in attesa dei nuovi acquirenti. I gruppi criminali campani, attraverso degli intermediari andavano in Olanda e acquistavano  enormi quantitativi, tonnellate e tonnellate alla volta che poi spedivano in Italia attraverso tir ”modificati”. Per quanto riguarda l’hashish, invece, lo scalo era la Spagna. La droga arrivava dal Marocco. Le modalità utilizzate per farle sbarcare nel nostro Paese, sono sempre le stesse.

Ma questa operazione è molto importante perché ha messo in evidenza un nuovo sodalizio tra gruppi criminali diversi..

Sì, in questa zona ovvero tra Napoli e provincia esistono tre clan differenti che si contendono i territori. Ma, in questo caso, abbiamo riscontrato che i tre clan sono entrati in affare creando un sodalizio che gli permetteva di comprare grossi quantitativi di droga a prezzi vantaggiosi e di rivenderla a prezzi nettamente più concorrenziali in territorio italiano. 

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Nadia Francalacci