I pastori sardi come i trafficanti colombiani?
La crisi, le tasse, i danni all'agricoltura e infine le quote latte. I pastori sardi hanno deciso di trasformarsi in corrieri della droga
I pastori sardi come i trafficanti colombiani. E la Sardegna come il Sudamerica: il centro nevralgico della coltivazione e dello smistamento delle sostanze stupefacenti. L’isola italiana nel cuore del mar Mediterraneo è diventata la base di stoccaggio della cocaina che arriva dall’America e dall’Africa e terreno fertile per la coltivazione di interi campi di marijuana.
“Le pecore non pagano più- confida un pastore a Panorama.it- e qui bisogna pur campare”. La colpa, secondo alcuni allevatori è da imputare alle quote latte, ai danni all’agricoltura e alle tasse troppo alte che hanno messo in ginocchio l’intero settore.
Così, se il pecorino non tira più, una parte dei pastori sardi hanno pensato di convertirsi a l’unico settore che sembra non essere stato sfiorato, se non in modo minimo, dalla crisi: la droga.
Ad essere interessata dal via vai di sostanze stupefacenti il nuorese e il territorio dell'entroterra cagliaritano. In particolare, la zona di Carbonia e Inglesias.
Ma c’è un area dove che più delle altre, è diventata, il centro di smistamento e stoccaggio di sostanze stupefacenti: Guasila. E’ proprio su questo territorio in provincia di Cagliari, a pochi chilometri da Decimomannu e Sanluri e Villamar che avvengono gli scambi, gli incontri e le contrattazioni.
A Guasila si traffica cocaina che arriva sull'isola dal America del Sud, dopo aver toccato i porti della Nigeria, Spagna, Algeria e Marocco, ma anche la marijuana coltivata nei campi dell’entroterra nuorese e cagliaritano. Una parte dei pastori sardi in cambio di pascolare gratis il gregge rimasto, si sono trasformati in guardiani dei campi di marijuana o addirittura in coltivatori di intere piantagioni.
“In cambio di soldi, moltissimi pastori con la scusa di far pascolare le pecore o le mucche in realtà controllano che nessuno si avvicini alle coltivazioni- continua a spiegare a Panorama.it, il pastore sardo- alcuni di loro hanno formato una sorta di società con i proprietari del terreno piantato a canapa per prendere una percentuale dalla vendita della marijuana”.
"Purtroppo con la crisi economica, in Sardegna sono diminuiti i posti di blocco delle forze dell'ordine- conclude l'allevatore- non si vedono per strada auto della polizia o dei carabinieri così come sono scomparse le motovedette che controllavano i litorali. E questo ha favorito non poco il traffico di cocaina sul nostro territorio"
Ma una volta arrivata la cocaina in terra sarda oppure, una volta essiccata la marijuana coltivata tra Nuoro e Cagliari, dove viene commercializzata? E Come?
Spesso vengono utilizzati i traghetti che da Porto Torres raggiungono Genova e quelli che collegano Cagliari a Palermo. Auto private o furgoni utilizzati per il noleggio a ore, i mezzi più gettonati per il trasporto.
La Sardegna, però, sembra avere anche un altro primato, acquisito proprio negli ultimi mesi: è il luogo dove viene nascosta in acqua la cocaina sudamericana. Ormai da tempo, a qualche miglio di distanza dalla costa o in calette non “battute” dai sub vengono nascoste, ad una profondità di circa 50 o 60 metri, tonnellate e tonnellate di cocaina purissima. Un vero e proprio tesoro dal valore commerciale di milioni e milioni di euro. Le aree utilizzate dai sardi vengono individuate escludendo le zone di pesca e quelle che potrebbero essere di interesse archeologico oppure semplicemente paesaggistico. Insomma, la Sardegna e il suo mare sono diventati i "magazzini di stoccaggio" dei colombiani.
“Altre famiglie di pastori hanno abbandonato il gregge per trasformarsi in vedette del mare- continua il confidente di Panorama.it- c’è, tra i più giovani, chi si è specializzato in immersioni a profondità elevate proprio per custodire e nascondere questi tesori fatti di tonnellate di sostanze stupefacenti”.