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(Ansa)
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Milano Cortina 2026: la storia (triste) della pista da bob

Scade oggi l'ultimo bando per salvare le gare in Italia. Cronistoria del tormentato Sliding Center ormai protagonista nelle discussioni sulle future Olimpiadi invernali di Milano Cortina

E' il giorno della verità per la pista di bob di Cortina e per l'opportunità di tenere in Italia tutte le gare e tutte le medaglie delle Olimpiadi invernali del 2026 assegnate a Milano e Cortina. Scade l'ultimo bando di gara che deve garantire la costruzione di un impianto meno impattante e invasivo, soprattutto nei costi, rispetto al progetto iniziale che è naufragato in mesi di diatribe politiche fino allo stop dettato dal CIO, che vuole le gare fuori dall'Italia.

Il bando è stato pubblicato nello scorso mese di dicembre e vale 81 milioni e 610mila euro. E' il tentativo estremo di evitare il trasferimento dello Sliding Center altrove, con la Germania in prima fila grazie ai suoi impianto già pronti e attivi. Unica chance: che qualcuno si presenti e dia così sponda al tentativo di cancellare il diktat del CIO che prima di Natale si era espresso in maniera netta.

Le parole del CIO a dicembre 2023

L'ultima stroncatura per le gare olimpiche invernali in Italia arriva direttamente con un comunicato del Comitato Olimpico Internazionale: «in una fase così avanzata devono essere prese in considerazione solo le piste già esistenti e operative». Bollino rosso, dunque, anche per il "sogno" di riportare il bob a Cesana Pariol in Piemonte, dove solo qualche anno fa gli azzurri avevano trionfato. E se per il presidente del Coni Giovanni Malagò «non è uno scandalo se con la pista da bob si va all'estero», a prendere a cuore la questione delle 36 medaglie che verrebbero assegnate fuori dal territorio italiano durante i giochi olimpici invernali di Milano Cortina è chi, come Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte resta fiducioso nella possibilità che alla fine le gare si terranno nella storica sede di Cesana Pariol. La storica pista rimane al centro dell'attenzione con Cirio che sottolinea: «Sono fiducioso che riusciremo a realizzare l’opera nei tempi prestabiliti. Ci faremo carico noi della progettazione, prevedendo una spesa che si aggira sui 32-33 milioni. Lo Stato risparmierà dunque oltre 50 milioni, visto che la base d’asta di Cortina era 82, ma i fondi assegnati a Cortina sono in un decreto e vanno spostati per essere assegnati a noi».

Ma come siamo arrivati a questo punto?

24 giugno 2019, Losanna. Durante la 134esima sessione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) è stata selezionata la combinata Milano-Cortina come città organizzatrice dei XXV Giochi olimpici invernali. Da allora è stato un susseguirsi di promesse, speranze, illusioni, cambiamenti, costi lievitati e rinunce... e lo Sliding Center (ovvero l'area per la pista da bob, slittino e skeleton, ndr) ne hanno spesso fatto le spese.

Ma guardiamo la questione più nel dettaglio.

Nel 2019 il dossier olimpico prevedeva il rifacimento della pista di bob di Cortina d’Ampezzo: costo 47 milioni di euro. A questo andava aggiunto il villaggio olimpico e le infrastrutture necessarie per ospitare atleti, staff, giornalisti. I costi iniziano a lievitare. Raddoppiano. Triplicano. Si arriva all'8 settembre 2023 alla cifra di 128 milioni (leggi qui il Dpcm). Come di regola quando si parla di grandi progetti di riqualificazione c'erano supporter e detrattori. Cercando online sono decine le petizioni, create anche da residenti dell'area di Cortina e ambientalisti, che vedono nello Sliding Center il male assoluto. Il 14 ottobre scorso, tuttavia, il sindaco di Cortina e Giovanni Malagò continuavano a difendere il progetto. Bastano 48 ore per ribaltare la situazione. Direttamente dall’ultima riunione CIO a Mumbai lo stesso Malagò ha annunciato il 16 ottobre che la pista di bob di Cortina d’Ampezzo non sarà rimodernata perché venga utilizzata ai Giochi Olimpici invernali del 2026.

La storia della pista di Cortina è costellata di successi e per decenni è stata baluardo dell'italianità. Il primo tracciato nell'area di Cortina risale al 1923 nelle vicinanze del villaggio di Ronco. Cinque anni più tardi, questo circuito ospitò i campionati mondiali universitari. Nel 1936, furono apportati i primi ammodernamenti, ma il vero cambiamento avvenne nel 1949, dopo che Cortina fu scelta come sede delle Olimpiadi invernali del 1956. In quegli anni, durante il periodo del piano Marshall, non si badava a spese. La pista di Cortina venne considerata la migliore al mondo, affiancata solamente da St. Moritz e Garmisch. Nel 1956, quando i migliori bobisti del mondo giunsero per le Olimpiadi, fu un successo sia in termini di pubblico che di stile. Quattro anni più tardi, nel 1960, Cortina ospitò i Mondiali, che rappresentavano una sorta di mini-Olimpiadi, in quanto sostituirono le gare olimpiche dopo la rinuncia di Squaw Valley a costruire una pista ad hoc. Tuttavia, nel 1966, durante una gara, perse la vita il bobbista tedesco dell'Ovest Toni Pensperger. Questa tragedia portò alla chiusura della pista per 15 anni, durante i quali furono eseguiti lavori di adeguamento. Quando la pista riaprì per ospitare i Mondiali nel 1981, fu il turno dello statunitense James Morgan che perse la vita in diretta mondiale. Quasi per una beffa della vita, solo una settimana dopo questa tragedia, le riprese di una delle scene più famose del film di James Bond, "Solo per i tuoi occhi", si svolsero proprio sulla pista da bob di Cortina. Roger Moore sfuggì a un gruppo di cattivi scivolando su sci e finendo sulla pista da bob, inseguito da un cattivo su una moto, con una squadra di bob che gli dava la caccia. Durante le riprese sulla pista, lo stuntman Paolo Rigon perse la vita. La pista venne additata come sfortunata. Passano gli anni, la pista viene dimenticata, inizia il suo inesorabile declino. Nel 2007, tuttavia, con l'assegnazione a Cortina dei Mondiali di bob del 2011, sembrava che potesse esserci una rinascita, ma problemi finanziari costrinsero la città a rinunciare all'evento. Nello stesso periodo, la pista avrebbe dovuto essere omologata anche per lo skeleton, una disciplina in cui gli atleti si sdraiano a pancia in giù, ma i lavori furono interrotti nuovamente a causa di problemi finanziari. Nel 2008, il comune decise di chiudere definitivamente la pista, poiché i costi di manutenzione e gestione erano diventati insostenibili.

Sebbene non sia ancora detta l'ultima, e Cortina continui a rimanere una speranza per mantenere il masterplan con cui si era vinta la candidatura - come confermato dallo stesso Malagò ai microfoni di SkyTg24, nelle ultime settimane è rispuntato con insistenza il nome di Cesana Pariol. Per molti, questo tracciato situato nell'area di Cesana Torinese, non vorrà dire molto. Eppure sembra che questa pista in provincia di Torino potrebbe essere il vero nodo per risolvere una volta per tutte la questione ospitare le competizioni di bob, slittino e skeleton nel nostro territorio e preservare quindi l'italianità delle Olimpiadi invernati. Tuttavia, sorge un problema significativo: la pista è stata abbandonata dal 2011. Considerando che è stata completata nel 2005, il suo ciclo di vita è stato di soli sei anni. La decisione di costruire questa pista fu presa in seguito all'assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2006 a Torino, nonostante esistesse già una pista ben funzionante a soli un'ora di distanza, a La Plagne, in Savoia, Francia. L'allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il sottosegretario, Mario Pescante, furono strenui sostenitori dell'idea di una pista italiana. Inizialmente, il progetto prevedeva la costruzione a Beaulard, ma si scoprì che il terreno era instabile. Così, si spostò a Jouvenceaux, ma il suolo era contaminato dall'amianto e non poteva essere toccato. Alla fine, la scelta cadde su Sansicario, una frazione di Cesana Torinese. La costruzione richiese 110 milioni di euro e durante gli scavi furono scoperti resti archeologici di epoca romana, in un tipico stile italiano. Durante le prime gare organizzate per omologare la pista, si verificarono diversi incidenti, tra cui la rottura della caviglia di Wolfgang Linger, la clavicola fratturata di Anne Abernathy e il grave incidente di Renato Mizoguchi, che finì addirittura in coma. Questo incidente portò a modifiche nelle curve 16, 17 e 18 per migliorare la sicurezza della pista. Le Olimpiadi, tuttavia, furono un successo: Armin Zöggeler vinse l'oro, diventando il primo italiano a salire sul podio olimpico quattro volte consecutive. La pista divenne un luogo amuleto per gli atleti italiani, dove potevano allenarsi con successo. Nel 2011, ai Campionati mondiali di slittino, Zöggeler confermò il suo dominio sulla specialità. Ma questa fu l'ultima stagione di Cesana Parol come struttura attiva. La gestione dei costi associati ai 50 tonnellate di ammoniaca necessarie per mantenere la pista ghiacciata divenne insostenibile e la pista finì in uno stato di limbo: teoricamente nuova e funzionante, ma praticamente inutilizzabile senza il ghiaccio, elemento fondamentale per la sua operatività. Rimase attiva solo la parte iniziale, il trampolino di spinta, dove gli atleti potevano allenarsi, ma il resto divenne un fantasma.

Oggi, rimodernare Cesana Pariol costerebbe 33,8 milioni, di cui 28,5 per i lavori sull’impianto. Un risparmio del 60% rispetto a quello previsto a Cortina con la certezza di consegna dei lavori nei tempi prestabiliti dal Cio (realizzazione del progetto 90 giorni; completamento dei lavori in un anno). "È possibile che la pista resti in Italia, ma non sarebbe serio aggiungere altro. Il Cio nonci ha chiesto di affittare una pista all'estero. Siccome non abbiamo un impianto esistente e funzionante, sarebbero a favore dello spostamento all'estero" ha dichiarato Malagò "Alla candidatura abbiamo presentato un Masterplan grazie al quale abbiamo vinto. Se potessimo rispettarlo sarebbe la cosa migliore. Ma sono subentrati fattori che non dipendono dal mondo dello sport e dovremo trovare la soluzione indicata dal CIO: quella di una pista esistente e funzionante. Cesana esiste. Ora serve qualcuno che si incarichi di farla diventare funzionante. Tocca al Governo, attraverso la società incaricata a realizzare le opere che è la Simico, decidere entro la fine della prossima settimana. Sarà poi il cda della Fondazione a deliberare la decisione per comunicarla al CIO entro la fine di novembre".

Il tempo stringe ormai e l'Italia entro il 2024 dovrà dare una risposta definitiva. Certo è, come sottolineato dal vicepresidente del Consiglio dei Ministri Antonio Tajani, "non avere una pista da bob in Italia per i Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026 sarebbe una resa nazionale“.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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