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Giovanni Malagò (Ansa)
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«Milano Cortina 2026 un calvario». Malagò ammette quello che era chiaro da tempo. Ora dobbiamo recuperare

Il presidente del CONI definisce l'organizzazione "un calvario" ma non si pente della scelta. Ottimisti i vertici dell'associazione con a capo Varnier. Tra luci e ombre l'attenzione sui giochi invernali e la loro riuscita resta a livelli altissimi

"Un calvario. Ma non mi sono pentito". Le parole di Giovanni Malagò, numero uno dello sport italiano, trafiggono. E lo fanno andando a colpire ancora una volta le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, sul tavolo, al centro del dibattito e biglietto da visita a livello internazionale dello sport italiano.

Solo una settimana fa il presidente del CONI dipingeva un'immagine rasserenante: "Milano-Cortina 2026? Siamo stati a lungo in grande ritardo, tra Covid e guerre ci siamo mangiati quasi tre anni anni di preparazione. Vi garantisco che arriveremo in tempo, saranno Olimpiadi e Paralimpiadi straordinarie". Oggi, qualcosa sembra avere un leggero retrogusto amaro. "Non si può parlare fallimento dell'organizzazione e non mi sono pentito di aver portato in Italia le Olimpiadi di Milano-Cortina" ha affermato Malagò nella conferenza stampa post Giunta Nazionale. "Io sostengo una tesi: questo è un Paese dove, salvo in occasione dei grandi eventi sportivi, non si è mai costruito un impianto pubblico - ha aggiunto -. E' un calvario, è vero. Ma secondo me sarà la miglior Olimpiade di sempre. Un grande successo".

C'è da dire che il percorso travagliato che stanno vivendo le Olimpiadi e la loro organizzazione non siano proprio rose e fiori. Che qualcosa non funzioni come dovrebbe, sembra palese. Per carità, lungi da noi trovare un colpevole a tutto questo o puntare il dito contro qualcuno di specifico.

La situazione sociale ed economica post Covid ha restituito a molte realtà, tra cui Milano-Cortina 2026, più problemi che soluzioni.E di certo, la presenza massiccia della politica - di ogni grado, colore, ideologia - non aiuta quando ci sono da prendere decisioni importanti. Ognuno, come è ovvio che sia, ha il suo pensiero. Lo esprimono gli amici al calcetto del mercoledì, figuriamoci capi di governo, regione, partito o chicchessia all'interno di un evento della portata delle Olimpiadi Invernali.

E poi ci sono i problemi strutturali. Malagò è tornato proprio oggi a citare la pista da bob, un nodo ormai cruciale nella partita olimpica. In riferimento all'impianto e alla possibilità che sia realizzata Cesana, ha rimarcato ancora una volta che la pista oggi "è existing, ma non working". Esiste, si vede. È presente. Ma - per una questione di motivi lunga, lunghissima, oggi è inagibile. Non funzionante. Per questo, ha ribadito, "qualcuno che sia del Governo deve scrivere su carta che Cesana sarà working al 100%, con tanto di garanzie tecniche e finanziarie. A quel punto andrò al Cio per dirgli che Cesana è diventata anche working".

Insomma, le stoccate alla politica non mancano. E si torna al nodo precedente, quello delle troppe voci che creano solo baccano. E fa fare anche un passo indietro, fino a Vincenzo Novari. Sì, quel Novari incaricato dall'allora ministro Vincenzo Spadafora nel 2019 durante il governo Conte. Novari, che venne incensato di lodi da ogni colore di partito, venne poi silurato. Da persona giusta divenne pària: sbagliato, sbagliatissimo, un errore da alcuni definito "incorreggibile". Fonte di tutti i mali, delle sventure di Milano Cortina. Che Novari non fosse la persona corretta a ricoprire il ruolo, non è un mistero. Il governo Conte perse tempo - utile - e questo rimane innegabile. E di questo non si può incolpare di certo solo il governo che lo ha nominato. Perché fino all'anno scorso, mentre tra i corridoi alcuni già chiacchieravano e lo additavano come errore, Novari è rimasto in carica e "attivo".

La corsa contro il tempo è quindi ovvia. Sappiamo quello che dobbiamo fare, ma tutto rimane nebuloso. A tratti astratto. A consolare è la fiducia dei vertici di Milano-Cortina con l’ad Varnier che pur sottolineando di essere di fronte a un «cronoprogramma complesso» ha ribadito più volte come la priorità dell’associazione Milano-Cortina 2026 a oggi sia quella di «rispettare il piano previsto e arrivare pronti al 2026». C'è anche da dire che, come Malagò sottolinea sempre in ogni suo intervento, "alla fine le Olimpiadi saranno un successo". E non è scontato che il capo dello sport italiano lo ribadisca senza sosta. Lui che ha visto passare tra le sue mani eventi di ogni tipo di portata e colore, sa che l'Italia può arrivare al dunque. Resta solo il quando, e tutti ci auguriamo sia molto molto presto.

La storia sembra un po' ricordare quella di EXPO 2015, aperta e inaugurata a lavori ancora in corso. Camminavi sul decumano e ti trovavi a fianco piccole gru ancora intente a spalare o persone che correvano freneticamente per portare a termine il padiglione X o Y. Tutti anche a quei tempi urlavano all'insuccesso. Fu così? Per nulla. EXPO 2015 portò lustro a Milano e all'Italia. Oggi, per questione di sicurezza, non possiamo permetterci di arrivare a lavori ancora in corso a Milano Cortina, ma possiamo correre sul filo del rasoio e portare a casa il risultato. O, come dicono Malagò e Varnier "rendere le Olimpiadi Invernali un successo".

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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