L'India teme un attacco nucleare in Kashmir
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L'India teme un attacco nucleare in Kashmir

Nella regione contesa da New Delhi e Islamabad si accumulano provviste e si costruiscono rifugi antiatomici

Le ultime notizie che arrivano dal Kashmir sono davvero preoccupanti. Gli abitanti della regione contesa da India e Pakistan, infatti, sarebbero stati avvisati dalle autorità indiane di prepararsi a una catastrofe inimmaginabile: l'esplosione di un ordigno nucleare sul loro territorio.

Alla gente comune è stato raccomandato di accumulare provviste per almeno due settimane e di costruire rifugi antiatomici, come riferito dalla stampa locale. I rifugi andrebbero stipati di candele, torce elettriche e generatori. Per tenere alto il livello della tenione, nel Kashmir indiano hanno iniziato a circolare documenti che spiegano come comportarsi in caso di esplosione. In cui si raccomanda a chi fosse sorpreso alla guida "di buttarsi fuori dalla vettura per evitare di rimanere schiacciati". A chi si trovasse all'aperto di sdraiarsi a terra e proteggersi il volto. E in generale di aspettarsi "un certo disorientamento iniziale, dovuto a colpo che potrebbe portare via o abbattere gran parte del paesaggio".

L'attacco atomico potrebbe essere il risultato di una escalation partita questo mese, con scontri a fuoco tra le forze di Islamabad e di New Delhi nei quali sono rimasti uccisi tre militari pakistani e due indiani e ha mostrato la fragilità dell'accordo per il cessate-il-fuoco siglato nel 2003 e sinora sempre rispettato.

L'ipotesi di un conflitto nucleare, nonostante tutto, resta remota - così come quella di un conflitto con armi convenzionali, del resto. Il messaggio diffuso dalle autorità indiane potrebbe essere interpretato in un altro modo. Potrebbe essere una mossa volta a mettere in cattiva luce, sia tra la popolazione locale sia nell'opinione pubblica internazionale, l'odiato rivale pakistano.

Spargere la notizia che a Islamabad si trama un attacco nucleare, in spregio a ogni considerazione umanitaria, significa gettare fango sulle autorità del Pakistan. Che si possa trattare di una mossa propagandistica, del resto, si può facilmente dedurre dalla natura delle misure concrete suggerite alla popolazione civile: la maggior parte dei poveri kashmiri, infatti, abita in baracche o costruzioni improvvisate e certamente non è in grado di costruirsi un rifugio in grado di resistere a una bomba nucleare. D'altro canto, gli stessi autori della campagna informativa dichiarano che si tratta di un'attività di routine, visto che la minaccia di un conflitto è sempre incombente, e che l'unica novità è che questa volta sia stata ripresa in un comunicato stampa ufficiale. Questo potrebbe essere la conferma che il vero destinatario del messaggio sia l'opinione pubblica internazionale.

Siamo dunque alle soglie di una rinnovata conflittualità tra le due grandi potenze del sub-continente indiano? Sembrerebbe uno scenario possibile, visto che lo stesso Primo Ministro indiano Manmohan Singh ha dichiarato domenica l'intenzione di rivedere i rapporti bilaterali. Negli ultimi mesi New Delhi e Islamabad avevano tentato di migliorare le proprie relazioni, ma questa improvvisa apertuta agli indiani (e anche ai pakistani) non è piaciuta. Ecco perché è legittimo collegare l'ennesima escalation all'inizio di una lunga e difficie campagna elettorale in vista delle elezioni generali indiane programmate per l'anno prossimo.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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