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Il quartiere Milano Bovisa: da periferia industriale a polo del design

La Design Week appena conclusa ha consacrato la zona a nuovo hub creativo per giovani e artisti

C'è una zona nella periferia nord ovest di Milano che più di altre rappresenta il concetto stesso di archeologia industriale e concretizza la possibilità di trasformare quel glorioso passato nel futuro di una città in crescita. 

Si tratta di un quartiere circondato dalla ferrovia e tagliato in due dai binari che l'attraversano da nord a sud. 

Cos'è "La Bovisa"

E' il quadrilatero della Bovisa, enclave dell'industria del '900 che, se da una parte è stato il cuore pulsante della crescita delle fabbriche nella prima metà del secolo scorso, dall'altra, proprio a causa di quella ferrovia che la separa fisicamente e concettualmente dal resto della città, è rimasto isolato dalla Milano metropolitana che ha continuato a crescere ed evolversi nei decenni.

A inizi '90, prima ancora che esistesse Cinecittà, è stata la Bovisa a ospitare i primi tentativi italiani di approcciare all'industria cinematografica con gli studi che producevano i lungometraggi muti.

E poi sempre tra Via Bovisasca e Via Durando intorno a Piazza Bausan e Via Colico sono sorte le gloriose prime industrie milanesi:  lo stabilimento Candiani, nato nel 1882 per produrre acido solforico o il grande complesso della Ceretti & Tanfani, per esempio.

Bovisa è stata anche sede dell’Officina del Gas, centrale di stoccaggio e rifornimento di energia per l’intera città a partire dal 1908.

Dalle stelle alle stalle

Esaurito il gas, nei primi anni ’70, complice lo smantellamento delle grandi industrie iniziato sul finire degli anni ’50, la zona è stata protagonista di un processo di abbandono.

Dagli anni '70 in poi Bovisa è diventato un quartiere abbandonato, zona ghetto, luogo eletto dalla malavita locale per i suoi affari, zona poco raccomandabile per i ragazzi di buona famiglia e ultima spiaggia per chi non aveva altro posto dove andare

Più volte, dagli anni '90 in poi, sono stati tentati lavori di riqualificazione urbana sempre falliti e naufragati prima di potersi sviluppare.

Il Politecnico e il seme del futuro

Nel 1990, però, è stato piantato il seme giusto, quello che avrebbe permesso alla Bovisa di trasformarsi nella realtà urbana che oggi è diventata.

Il Politecnico di Milano, infatti, ha ottenuto da parte del Comune la possibilità di distaccare alcuni dipartimenti e campus nel cuore del quartiere.

Si tratta del sistema Design ad Est, nelle strutture della ex Ceretti & Tanfani, e Ingegneria ad Ovest. Lentamente, così, il quartiere si è ripopolato di giovani, di studenti stranieri e di ragazzi che avevano voglia di vivere la propria università a piene mani trovando, oltre alle aule di studio, anche gli spazi per divertirsi e per esprimere la propria creatività.

Dagli stop & go ai primi locali

In 20 anni gli stop and go sono stati decine tra le lentezze burocratiche e il fermento dei giovani. Tra le strade deserte della periferia sono iniziati ad aprire i primi locali di riferimento della zona come lo Spirit de Milan (nell’ex cristalleria Livellara) o il birrificio La Ribalta e hanno attirato i ragazzi anche dagli altri quartieri.

Questa apertura ha fatto sì che gli investimenti crescessero e che l'indotto accademico venisse riconvertito in risorse per il territorio. Si sono sviluppati così una serie di progetti che hanno dato una nuova identità alla zona connotandola fortemente per lo spirito creativo con una forte vocazione innovativa e tecnologica.

Il nuovo hub creativo della Bovisa

Negli anni sono così sorti numerosi makerspace e laboratori creativi come Fablab Milano, Makershub, Ideas Bit Factory e Polifactory, luoghi dove l'ingneria sposa il design, la funzionalità estetica si unisce allo sviluppo tecnologico e dove il riuso degli spazi e delle vocazioni dei luoghi della vecchia industria rappresenta la finestra aperta sul futuro del design. 

Per arrivare alla consacrazione della nuova Bovisa, però, si è dovuto attendere fino a quest'anno quando, nel corso della Design Week appena conclusa, ha debuttato il progetto Bovisa Design District, il distretto dedicato all’innovazione che propone ai visitatori percorsi interattivi alla scoperta della produzione tecnologica incubata e sviluppata in zona. Si parla sì di design, ma anche di robotica, intelligenza artificiale e di approcci green applicati alla vita di tutti i giorni.

I soggetti coinvolti sono tutti aggregati da un social netowork locale che si chiama InBovisa che ha come particolarità il fatto di aggregare persone che vivono la zona tutto l'anno e non solo in occasione di un evento o di una mostra. In questo modo l'innovazione del quartiere si fa più profonda ed entra nel tessuto connettivo di chi la Bovisa la abita e la vive conoscendone caratteristiche, pregi e difetti.

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Barbara Massaro