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JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images
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I motivi che rendono difficile l’integrazione tra la Corea del Nord e il Sud

Due popoli divisi, prima dalla guerra e poi separati dalla storia, lottano contro un gap generazionale e culturale

Mentre il mondo auspica la pace tra la Corea del Nord e quella del Sud, le due popolazioni temono le difficoltà future provocate da una mancata integrazione.

Unite dalla lingua, ma divise prima dalla guerra e poi separate dalla storia nelle tradizioni, le società delle due Coree si dovranno ben presto confrontare partendo da quello che hanno in comune per superare le differenze portate da 65 anni di isolamento causato dalla dittatura dei Kim (e da un controllo da parte del governo di Mosca) e dall'influenza degli Usa al Sud.

Quello che il Sud pensa del Nord

Dall’armistizio, firmato nel 1953, sono state migliaia le persone che sono riuscite a oltrepassare il 38esimo parallelo, la Zona demilitarizzata che corrisponde a una striscia di terra lunga 248 chilometri e larga appena quattro che funge da "cuscinetto" tra le due Coree.

Molte di loro hanno dovuto adattarsi a nuovi usi del Paese gemello, la Corea del Sud, con non pochi problemi di convivenza. Ken Eom, oggi 37 anni, è uno di quei disertori che può raccontare del suo arrivo a Seul descrivendolo come un vero trauma.

I luoghi comuni sui nordcoreani

A Sud le credenze e i luoghi comuni sui nordcoreani si sprecano. Come per esempio, quelle banali sul cibo che però dimostrano il divario tra le due popolazioni. "Esiste l'alcol in Corea del Nord?", oppure "Veramente la gente è così povera e malnutrita da mangiare solo ramen e niente riso?" Queste sono le domande più frequenti a cui è stato sottoposto anche Ken Eom al suo arrivo a Seul. E la sua frustrazione è comune a tutti coloro che sono riusciti a passare il confine. Quella di essere ritenuto un diverso.

Tutto questo perché, nonostante lo storico incontro tra il leader della Corea del NordKim Jong-un e il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in abbia riavvicinato le due parti della penisola, nonostante ci si stia avvicinando alla firma di un trattato di pace e avviando a una progressiva denuclearizzazione, la divisione tra i coreani sembra molto più forte e meno permeabile di quanto sia stata quella tedesca dovuta al Muro di Berlino.

Verso l’unificazione, una sola ferrovia

Un primo passo affrontato dai due leader Moon e Kim durante l’ultimo vertice è stato proprio quello sull’integrazione tra le reti dei trasporti dei due Paesi. Fondamentale per la comunicazione tra Nord e Sud e un riavvicinamento anche delle due popolazioni. I due capi di stato hanno acconsentito ad adottare misure pratiche per riconnettere e modernizzare le linee ferroviarie di Gyeongui della Costa Orientale, che uniscono rispettivamente la città di Seul a quella di Sinuiju, al confine tra Corea del Nord e Cina, e quella di Busan a Wonsan.

Ma la spaccatura tra le due Coree non è solo territoriale, è più che altro generazionale. Esistono tre gruppi, quello dei giovanissimi (under 25 del Sud) a cui non interessano i problemi del Nord e che non voglio sentire parlare di test missilistici e unificazione. Poi ci sono coloro che hanno più di 50 anni che temono il conflitto da un momento all'altro. E infine ci sono gli anziani, i sudcoreani che vanno dai 60 agli 80 anni e che sentono il vero legame che c'è tra loro e il popolo di Kim non riconoscendosi nella divisione portata dalla guerra e poi dall'armistizio.

A scuola d’inglese

I nordcoreani che scappano trovano aiuto al Teach North Korean Refugees (TKNR), il centro di educazione globale fondato nel 2013 che li ospita senza scopo di lucro fornendo lezioni di inglese gratuite per i disertori che si ritrovano a dover colmare le loro lacune una volta che vengono catapultati in una società così diversa da quella di provenienza. Oltre 60 anni di separazione hanno lasciato alle due Coree un gap culturale enorme. Come quello per esempio di non conoscere altra lingua se non il coreano.

La religione

In Corea del Nord vige l'ateismo di stato e non c’è una religione pubblica. L’unico che possono adorare Kim Il-sung, nonno di Kim Jong-un, e ringraziarlo prima di ogni pasto. Chi passa il confine si ritrova a dover fare i conti anche con questo. Nonostante quasi la metà della popolazione a Sud sia irreligiosa, il 22% della gente è buddista, mentre il 16% professa il protestantesimo. I cristiani, infatti, costituiscano una piccola ma molto eloquente minoranza religiosa anche tra le decine di migliaia di disertori del Nord che, scppati, vivono a Sud grazie alle organizzazioni evangeliche che hanno fornito loro un aiuto fattivo sia durante la fuga che nella difficile integrazione quotidiana.

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Chiara Degl'Innocenti