Inflazione più alta: tre vantaggi e tre svantaggi
Sergio Oliverio Imagoeconomica / Imagoeconomica
Economia

Inflazione più alta: tre vantaggi e tre svantaggi

L'indice della crescita dei prezzi è sceso a maggio nell’area euro allo 0,5% e la Bce è pronta a varare misure non convenzionali per riportarla poco sotto il 2%

Sabato scorso, nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto di ritenersi soddisfatto se si raggiungesse in Italia l'1,8% di inflazione.

Una frase che ai più, forse, potrebbe suonare sibillina: perché il ministro vuole che i prezzi aumentino? Prezzi più bassi non vanno forse a vantaggio dei consumatori?

Proviamo a rispondere a queste domande e a indicare i vantaggi (spesso controintuitivi) e gli svantaggi per il nostro paese di un inflazione più alta.

I tre vantaggi di un'inflazione più alta
L'indice della crescita dei prezzi è sceso a maggio nell’area euro allo 0,5% dallo 0,7% di aprile (+1,3% nel 2013) e sono attese misure non convenzionali da parte della Bce alla prossima riunione del 5 giugno, per contrastare la bassa inflazione riportandola poco sotto il 2%.

Anche la banca centrale, guidata dall’italiano Mario Draghi, punta infatti a un aumento generalizzato dei prezzi per risollevare l’economia affaticata del Vecchio Continente.

BCE, COSA PUO' FARE MARIO DRAGHI PER L'ITALIA

Un primo vantaggio per l'Italia sarebbe quello di spingere in alto il Pil nominale (calcolato a prezzi correnti). L'obiettivo indicato da Padoan è di una crescita del 3% e per raggiungerlo, secondo il ministro, basterebbe un +1,2% di Pil reale, che si calcola invece mantenendo i prezzi dei beni costanti (ed esprime, quindi, la crescita vera e propria della produzione).

Detto altrimenti, all’Italia basterebbe fare un po’ meno di quello che sarebbe necessario, perché al resto penserebbe l'inflazione in crescita.

L'Unione europea, come sappiamo, impone di ridurre, nella misura di un ventesimo, la quota del rapporto debito - Pil (nominale) che eccede la soglia del 60 per cento, il cosiddetto fiscal compact.

Riuscendo a mantenere i conti pubblici in ordine e considerando gli interessi sul debito, anche solo una piccola variazione al rialzo dell’inflazione ci consentirebbe di respirare un po’,  senza fare i salti mortali (leggi ulteriori tagli alla spesa o tasse), contribuendo a far crescere l'economia italiana.

A beneficiare di un aumento dei prezzi, infatti, saranno anche le imprese.

Il maggior pericolo della deflazione (che è il contrario dell’inflazione), il cui spettro continua ad aggirarsi nell’Eurozona, è quello di far precipitare l’economia di un paese in una spirale: le imprese sono costrette ad abbassare i prezzi per un calo della domanda, a tagliare i costi e a ridurre gli investimenti, con la conseguente riduzione di posti di lavoro e dei salari che fanno diminuire ancora la domanda di beni e servizi e così via.

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Gli svantaggi dell'inflazione più alta
L’aumento dei prezzi ha anche i suoi contro. Anzitutto per la moneta, che all’aumentare dell’inflazione perde valore.

Di conseguenza, tutti coloro che percepiscono un salario fisso vedono a poco a poco ridurre il proprio potere d’acquisto: i consumatori, in altre parole, saranno costretti a spendere un po’ di più per acquistare gli stessi beni e servizi di prima.

Senza contare che con il "trucco" dell'inflazione anche l'economia dell’Eurozona (e, quindi, dell'Italia) rischia di finire, a lungo andare, con l'essere più dipendente dalla "droga" della Bce che dal più sano meccanismo di domanda – offerta.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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