Ecco la città del futuro
Economia

Ecco la città del futuro

Carlo Ratti, guru del MIT di Boston, spiega come la tecnologia entrerà nelle nostre vite

“Ingegnere io vendo legno, di quale legno è fatto il suo mobile che cambia forma con l’uso”? Questa la domanda rivolta da un piccolo imprenditore a Carlo Ratti, guru dell’innovazione tecnologica applicata all’architettura e al design, nel corso del Forum sull’Innovazione organizzato da FederlegnoArredo negli spazi di Kilometro Rosso a Dalmine.

È questa la domanda che collega due mondi: quello dell’impresa alle prese con la crisi economica e la transizione verso nuove frontiere industriali e di mercato. E le visioni sulle quali Ratti, architetto e ingegnere, designer, titolare dello StudioRatti associati nonché direttore del SenseAble Lab del Mit di Boston costruisce il futuro delle case, della gente e delle cose ampliato dalla tecnologia digitale.

Il senso di questo incontro di mondi è: dove stiamo andando? Questa è la terza rivoluzione industriale. Che ha bisogno di tre cose: contaminazione (di saperi, di materiali, di tecnologia e tradizione), artigianalità e mercati internazionali. Tutto sommato, qualcosa che gli italiani sanno fare molto ben e.

Lei sta progettando quartieri smart, o meglio senseAble a Barcellona e in Messico; in che modo la tecnologia sta ridisegnando le città e le nostre abitudini?
Le fabbriche potranno presto tornare in centro città. Avranno dimensioni più ridotte, portando anche l’attività produttiva nel cuore dei centri abitati come è stato nelle antiche botteghe medievali, svincolandola dalla catena di montaggio. Credo che questa osmosi tra vita, produzione, società porterà con sé un grande potenziale creativo e di mercato. Le città saranno ridisegnate , ripensate, e credo che l’Italia, per la sua storia e la sua tradizione abbia qualcosa da dire in merito, è nel suo dna.

Noi abbiamo l'artigianalità ma non l'efficienza. In che modo la tecnologia può aiutarci?
Un esempio: grazie alla stampante digitale, General Electric ha appena riportato la produzione di lavatrici dall’India agli Usa. Questo per dire che la tecnologia abbatterà anche i costi di produzione, i consumi saranno gestiti in modo più intelligente, lo scambio di informazioni e l’agorà digitale darà spazio alle idee e quelle migliori emergeranno. Lo scambio e la gestione dei dati renderanno la produzione più mirata, ridurranno il traffico, aiuteranno a rspondere meglio alle esigenze dei cittadini. Immagino le città come un nuovo cuore pulsante . Qualcosa di assolutamente diverso dalle città del Novecento disegnate da Le Corbusier.
Quali competenze vanno valorizzate per non perdere il treno?
Tutte le discipline e le competenze al confine tra ingegneria e creatività. Ma creatività applicata.

In Italia gli ingegneri non sono considerati creativi...
Non solo in Italia ma anche in Francia. La cultura anglosassone è più un mix. Bisogna migliorare in questo senso. In questo senso credo che vadano riformate anche le università: mai più dipartimenti chiusi, ma interdisciplinarità, scambio, dialogo. Ricerca comune.

Quindi il viaggio verso il futuro è anche un ritorno alla dimensione più umana e spontanea del passato?
Esatto. Agli inizi degli anni ’90, si teorizzava che la tecnologia ci avrebbe spinto ad una vita sempre più virtuale, tanto che non avremmo costruito più città. Non è così. Oggi la Cina è lo Stato che sta costruendo più città in assoluto ma in modo diverso. Saranno più plasmate sulle reali esigenze umane.

In che modo la tecnologia recupera una dimensione più naturale?
Grazie alla possibilità di immagazzinare dati precisi e continui potremo riorganizzare molte attività in un modo più consono cambiando stili di vita errati o migliorandone altri.

Esempio?
La bicicletta è il mezzo di trasporto che cresce di più nel mondo in modo assoluto: abbiamo appena realizzato un progetto di bicicletta digitale, che immagazzina energia in discesa e te la restituisce in salita e per di più memorizza i percorsi indicando quali sono le ore di punta e le zone di maggior traffico. Stessa cosa abbiamo fatto tracciando i luoghi di destinazione dei nostri rifiuti , arrivando a capire come intervenire per correggere alcune abitudini errate o sprechi. Stesso fine anche nell'attività di tracciamento dei taxi di New York, che ha visualizzato i punti in cui vengono caricati più passeggeri. È chiaro che tutto questo apre la strada a facili e proficue gestioni “social” della vettura, con risparmio di carburante, di costi, riduzione del traffico e dell’inquinamento in città. Condivisione oggi è una parola che si applica a tutto.

Cioè?
In Messico stiamo progettando una città in cui lavoro e vita si integrano insieme in spazi aperti, sfruttando il clima favorevole di quei posti. Mentre abbiamo progettato per Cassina un mobile “flessibile” che cambia forma in base alle esigenze d’uso: leggere dall’Ipad, lavorare, connettersi attorno al divano. Sarà esposto al Maxxi di Roma a breve.

Per le pmi italiane l'artigianalità è il punto di forza. Quale invece la debolezza?
Direi che la dimensione è allo stesso tempo un punto di forza e un limite, perhé oggi il mercato deve essere necessariamente il mondo. La platea deve essere globale e in questo la tecnologia aiuta, rendendo più facilmente raggiungibili bisogni, luoghi, competenze.

Qual è l’atteggiamento migliore per aprirci al nuovo senza perdere l’attimo?
Non farsi ingabbiare dalle abitudini.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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