Le dieci aziende più odiate d'America
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Economia

Le dieci aziende più odiate d'America

Nokia, Facebook, American Airlines e HP tra le più deludenti

Quali sono le aziende più odiate dagli americani? Ebbene, molte di quelle che compaiono nella top ten pubblicata da The Atlantic la maggior parte degli osservatori europei le avrebbero probabilmente collocate in un'altra classifica. Quelle delle compagnie più amate.

Chi lo avrebbe mai detto, infatti, che a colossi come Facebook, American Airlines, Nokia e Citigroup gli Stati Uniti si sono sempre rifiutati di dare il benvenuto? O che in pochi anni gruppi rimasti a lungo sulla cresta dell'onda sarebbero improvvisamente decaduti senza che nessuno, sull'altra sponda dell’Atlantico, se ne accorgesse? Per capire le ragioni di tanta ostilità, spesso condivisa da consumatori, azionisti e dipendenti, è opportuno dare un'occhiata alla classifica in questione. Dalla prima all'ultima posizione.

1) J.C. Penney. Grazie a una politica dei prezzi sbagliata questo gruppo, che si occupa di vendita al dettagli e distribuzione, ha visto le proprie vendite crollare del 20%. Subito dopo anche le azioni sono scivolate verso il basso, perdendo il 40% del loro valore. Il responsabile della nuova strategia? Ron Johnson. Ex Apple. E c'é chi si augura che in tempi brevi possa diventare anche ex J.C. Penny.

2) Dish Network Corp. E' la terza più grande azienda Usa nel settore della televisione satellitare e Pay TV. Odiata dal pubblico americano da quando ha deciso di cancellare una serie di canali e due trasmissioni particolarmente popolari. E anche dai propri impiegati che la descrivono come "un'azienda in cui stima reciproca, fiducia e meritocrazia non esistono".

3) T-Mobile USA. Si è guadagnato il titolo di peggior operatore di telefonia mobile. Il motivo? La sua spiccata capacità di lanciare pacchetti innovativi sempre troppo tardi. Tant'è che mentre i suoi rivali AT&T e Verizon Wireless continuano ad aumentare le rispettive quote di mercato, T-Mobile USA in un solo anno ha perso un milione e mezzo di abbonati.

4) Facebook Inc. Chi crede che il re dei social network sia odiato solo dagli azionisti per una quotazione in Borsa da cui tutti si aspettavano molto di più si sbaglia. Gli iscritti statunitensi, infatti, iniziano a essere particolarmente indispettiti per i continui cambiamenti nelle regole sulla privacy. E molti di loro pensano che il limite sia già stato superato da tempo.

5) Citigroup Inc. E' certamente odiato dalle migliaia di impiegati che ha lasciato a casa negli anni più duri della crisi economica. Ha cercato di recuperare consensi licenziando Vikram Pandit, il General Manager responsabile di questa massiccia riduzione dell’organico. Ma quando Michael Corbat, il successore di Pandit, ha palesato la necessità di allontanare altre 11mila persone l'indice di gradimento del gruppo è definitivamente crollato. Come se non bastasse, anche i clienti non sono soddisfatti dei servizi erogati dalla banca. Ma da impiegati insoddisfatti è difficile aspettarsi impegno e dedizione…e il rapporto con il pubblico inevitabilmente ne risente!

6) Research In Motion Ltd. Il loro primo BlackBerry è rimasto a lungo il più venduto al mondo. Poi, all’improvviso, le vendite sono crollate. Perché? L'azienda non è stata capace di rimanere al passo con i tempi, e il mercato l'ha punita. Eppure, l'ingresso nella classifica delle aziende più odiate d'America è venuto dopo. Quando, nel tentativo di salvare i profitti, la dirigenza ha approvato migliaia di licenziamenti.

7) American Airlines. E' riuscita, in tempi record, a scontentare tutti: azionisti, piloti, fornitori e, naturalmente, clienti. E c'è chi pensa che tutte queste difficoltà rappresentino i prodromi di una prossima bancarotta.

8) Nokia. I successi di Apple e Samsung ne hanno sancito il declino. Ma alla base del crollo del colosso finlandese vi è senza dubbio la sua incapacità di mettere sul mercato smartphone competitivi. Tant'è che le vendite di Lumia non sono decollate nemmeno quando i prezzi sono stati abbassati. E così le azioni calano (-60% in due anni), e il valore del brand pure (-16%).

9) Sears Holding Corp. Cinque cambiamenti al vertice in cinque anni non hanno di certo aiutato queso colosso della distribuzione (in crisi) a recuperare stabilità e credibilità. E così le azioni hanno perso il 60% del loro valore, la sua forza sul mercato è stata man mano erosa da concorrenti senza scrupoli come Target Corp. e Wal-Mart Stores Inc. E gli impiegati, per paura di essere presto licenziati, appena possono si dimettono.

10) Hewlett-Packard. Azioni crollate del 40%, 27mila persone licenziate, acquisizioni che hanno innescato inchieste per frode, perdite di profitti senza precedenti. Un cocktail di insuccessi clamorosi messi a segno in tempi rapidissimi. E che lasciano pensare che HP abbia le carte in regola per scalare questa imbarazzante classifica…

Da notare, però, che alla base di ogni piazzamento ci sono scelte e performances negative. Che hanno infastidito i clienti, spiazzato gli azionisti, e spesso peggiorato i contratti degli impiegati. Ecco perché, in teoria, potrebbe bastare poco ai manager di Facebook & co. per uscire da questo elenco. Ma non è chiaro cosa abbiano realmente intenzione di fare i manager, e fino a che punto questi risultati possano influenzare le loro strategie...

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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