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(Ansa)
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L'esito del voto a Taiwan è uno schiaffo a Pechino

Vince il progressista Lai, il candidato più critico verso la Cina. ma non è detto che la guerra sia più vicina

Gli elettori di Taiwan hanno emesso il loro verdetto alle presidenziali di oggi. A fronte di un’affluenza di poco superiore al 70%, a vincere è stato l’attuale vicepresidente, William Lai, che è esponente del Partito progressista democratico: in particolare, ha ottenuto il 40% dei consensi, ricevendo oltre cinque milioni di voti. Al secondo posto, si è collocato il candidato del Kuomintang, Hou Yu-ih, con il 33%. Medaglia di bronzo è invece andata a Ko Wen-je, che concorreva per il Partito popolare di Taiwan e che si è fermato al 26%. Sia Hou Yu-ih sia lo stesso Ko Wen-je hanno ammesso la sconfitta.

È la prima volta nella storia politica dell’isola che il Partito progressista democratico ottiene un terzo mandato consecutivo a livello presidenziale. Ricordiamo infatti che l’attuale presidentessa di Taiwan, Tsai Ing-wen, è espressione di questo schieramento e che aveva vinto sia le elezioni del 2016 sia quelle del 2020. Dopo un doppio mandato non era però più ricandidabile.

La vittoria di Lai rappresenta uno schiaffo in piena regola a Pechino. Il Partito progressista democratico si è infatti sempre caratterizzato per una linea piuttosto severa nei confronti della Repubblica popolare cinese, laddove il Kuomintang da tempo auspica un approccio maggiormente distensivo da questo punto di vista. Non a caso, il Partito comunista cinese aveva esercitato notevoli pressioni su Taiwan nelle scorse settimane. Nel suo discorso di fine anno, Xi Jinping aveva affermato che la Cina “sarà sicuramente riunificata”. “Tutti i cinesi su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan dovrebbero essere legati da un obiettivo comune e condividere la gloria del rinnovamento della nazione cinese”, aveva continuato in quella che era apparsa come una vera e propria minaccia.-

Non solo. Nelle ore precedenti al voto di sabato, il ministero della Difesa di Taipei aveva annunciato di aver rilevato due nuovi palloni aerostatici cinesi che sorvolavano lo Stretto di Taiwan. La stessa fonte aveva inoltre reso noto che, subito prima dell’apertura dei seggi, Pechino aveva schierato otto caccia e sei navi da guerra nei pressi dell’isola. In quest’ottica, mercoledì la Casa Bianca aveva accusato la Cina di interferenza nelle elezioni taiwanesi. “Non è un segreto che Pechino abbia delle opinioni sull'esito delle elezioni e stia cercando di modellarlo e coartarlo in vari modi diversi”, aveva dichiarato un funzionario dell’amministrazione Biden.

Come che sia, è chiaro che la vittoria di Lai è uno smacco per Pechino: il terzo nel giro di poche settimane. Non dimentichiamo infatti che a dicembre, l’Italia ha abbandonato la Nuova via della seta, mentre l’Argentina ha bloccato il proprio processo di adesione ai Brics. Davanti a questi schiaffi, il Dragone vede vacillare la propria influenza internazionale. Si tratta di un segnale che, chissà, potrebbe anche cominciare a indebolire la leadership interna dello stesso Xi Jinping.

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Stefano Graziosi