Shinzo Abe, un liberale che ha combattuto contro lo strapotere di Pechino
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Shinzo Abe, un liberale che ha combattuto contro lo strapotere di Pechino

Una politica interna ed economica all'insegna dell'espansione ed una estera decisamente filo Usa

Non ce l’ha fatta. L’ex premier giapponese, Shinzo Abe, è morto dopo aver subito un attentato durante un comizio elettorale. Colpito con due colpi di pistola, era stato immediatamente soccorso, ma le sue condizioni erano sin da subito apparse gravissime. Espressioni di cordoglio sono arrivate dai principali leader internazionali, oltre che dai vertici della Nato. Non sono ancora del tutto chiare le ragioni che hanno spinto l’assassino ad agire.

Abe aveva sessantasette anni ed era stato il primo ministro più longevo della storia giapponese, ricoprendo la carica per la prima volta dal 2006 al 2007 e la seconda volta dal 2012 al 2020. Abe ha marcato profondamente la storia recente del Giappone. L’ex premier era infatti convinto che Tokyo dovesse recuperare centralità nello scacchiere internazionale. In questo quadro, sono stati principalmente due i pilastri della sua politica.

Sotto il profilo economico, Abe è diventato noto per la cosiddetta Abenomics: una linea che spingeva la banca centrale giapponese a una politica monetaria espansiva e che, al contempo, prevedeva un significativo incremento della spesa pubblica (soprattutto sul fronte infrastrutturale). Dall’altra parte, l’allora premier ha notevolmente aumentato le spese per la difesa, sostenendo la necessità per il Giappone di eliminare quei vincoli che avrebbero potuto impedirgli di salvaguardare la propria sicurezza regionale.

Sotto il profilo della politica estera, Abe si è distinto per un maggiore allineamento agli Stati Uniti, in una fase storica di crescente tensione tra Washington e Pechino. Fu lui – insieme all’allora presidente americano Donald Trump, all’allora premier australiano Malcolm Turnbull e all’attuale premier indiano Narendra Modi – a rilanciare nel 2017 il Quad: quartetto di Paesi che notoriamente punta a contenere l’influenza cinese nell’Indo-Pacifico. Quartetto che, ancora oggi, costituisce un pilastro centrale della politica dell’amministrazione Biden nell’area. Tutto questo, mentre la premiership di Abe ha visto un deterioramento nei rapporti di Tokyo con Seul e, soprattutto, Pechino. Con la Corea del Sud si sono verificati attriti in materia commerciale e di intelligence. Per quanto riguarda la Cina, Abe ha sempre temuto l’aggressività di Pechino, invocando – anche negli ultimi mesi – un atteggiamento più energico degli Stati Uniti in difesa di Taiwan.

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Stefano Graziosi