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(Ansa)
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Tra Russia ed Ucraina siamo alla «guerra d'attrito»

Il Generale di Corpo d'Armata, Giorgio Battisti, ci spiega cosa sta succedendo sul campo tra micro avanzate russe che però non sfondano le linee ucraine

di Giorgio Battisti, Generale Corpo D'Armata

Da alcuni mesi le forze di Mosca hanno ripreso l’iniziativa nella condotta delle operazioni sul fronte ucraino, dopo i limitati risultati ottenuti da Kiev nella tanto preannunciata offensiva estiva dello scorso anno.

La pressione russa, che ha investito contemporaneamente gli oltre 1.000 km di fronte, ha conseguito sinora contenuti successi tattici – dell’ordine di qualche km al giorno – con la conquista, dopo lunghi, intensi ed onerosi combattimenti, di alcune località ad est e sud-est nei settori degli Oblast di Lugansk, Donetsk e Zaporižžja.

Le forze ucraine, malgrado la carenza di rimpiazzi, di continuità nei rifornimenti occidentali, soprattutto in termini di munizionamento di artiglieria e di sistemi per la difesa controaerei sia sulla linea del fronte sia nelle retrovie, continuano – al costo di sensibili perdite – a difendere strenuamente le posizioni provocando elevati tassi di logoramento di uomini e mezzi alle truppe attaccanti.

Il protrarsi di questo scenario, dove nessuno dei due contendenti riesce a prevalere nettamente sull’avversario e le difficoltà russe di ottenere sfondamenti del fronte con repentine avanzate in profondità tali da provocare il cedimento della resistenza ucraina, ha determinato una situazione di “guerra di attrito”.

Nella “guerra di attrito” il confronto si basa sulla possibilità di una Nazione di rimpiazzare le perdite subite con nuove unità e sulle capacità industriali ed economiche di produrre equipaggiamenti e munizionamento adeguati alle distruzioni subite.

Come riporta il RUSI (Royal United Services Institute) è una forma di lotta che si concentra sulla distruzione delle forze nemiche e della loro capacità di rigenerare la potenzialità di combattimento, piuttosto che sulla manovra e la conquista del terreno, preservando al tempo stesso le proprie forze.

Una strategia tipica dei combattimenti della 1a Guerra Mondiale, che hanno visto nella battaglia di Verdun (1916) uno degli esempi più sanguinosi tale situazione.

A fronte di questo stallo operativo sul fronte terrestre, che evidenzia comunque maggiori difficoltà di tenuta da parte di Kiev, l’Ucraina ha saputo “diversificare” la propria azione conseguendo vistosi successi sul Mar Nero, riuscendo a colpire diverse unità navali avversarie (15 dall’inizio del conflitto) e costringendo Mosca a rischierare la flotta dalla Crimea ai porti sulla costa russa più ad est, creando le condizioni per riprendere ad esportare via mare le proprie granaglie.

Contemporaneamente, sono stati incrementati gli attacchi con droni in profondità nel territorio russo contro infrastrutture ed obiettivi critici, come depositi carburanti, raffinerie ed aeroporti, unitamente ad incursioni condotte via terra da forze speciali e sabotatori.

La situazione generale al momento non appare quindi così drammatica per l’Ucraina.

Molto dipenderà prossimamente dalla capacità di Kiev di sostenere la “guerra di attrito” che, come detto, richiede un'attenta gestione delle risorse, una solida base industriale e la disponibilità di un valido sistema di reclutamento e di addestramento delle reclute per rimpiazzare le perdite subite, e soprattutto dal sostegno che l’Occidente – a volte distratto da altri scenari o da questioni di politica interna – sarà in grado di continuare ad assicurare a Kiev.

Una sfida epocale, tenuto conto che la Russia, oltre a disporre di un maggiore bacino di reclutamento, gode di un pronto e esteso supporto in termini di materiali ed equipaggiamenti bellici da parte di Cina, Iran e Corea del Nord.

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Andrea Soglio