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(Ansa)
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Palestina, quando il giornalista è anche un terrorista

Tre dei quattro ostaggi liberati dalle forze speciali di Israele erano a casa di Abdallah Aljamal, giornalista, uno dei pochi che racconta cosa sta succedendo a Gaza e già noto per i suoi rapporti con i vertici di Hamas

Che dentro a Gaza ci sia una certa vicinanza tra giornalisti presenti (tutti palestinesi) ed Hamas è molto più che un sospetto. Che ora diventa una prova concreta.

Tre dei quattro ostaggi salvati dalle Forze speciali israeliane nella Striscia di Gaza durante il fine settimana erano detenuti nella casa di Abdallah Aljamal, giornalista palestinese e membro del gruppo terroristico di Hamas. Lo ha confermato domenica l’Esercito israeliano. Le voci erano circolate sui social media dopo che Ramy Abdu, capo dell’Euro-Med Human Rights Monitor, aveva affermato in un post su X che i soldati erano entrati nella casa degli Aljamal durante l’incursione di sabato a Nuseirat, uccidendo diversi membri della famiglia, tra cui Abdallah e suo padre, il dottor Ahmed Aljamal. Abdu ha pubblicato un’immagine proveniente dalla casa degli Aljamal accanto al suo post, anche se non ha menzionato la possibilità che vi fossero tenuti degli ostaggi.

Abdallah Aljamal è stato in precedenza portavoce del ministero del Lavoro di Hamas a Gaza e in passato ha collaborato con diverse testate giornalistiche compresa al-Jazeera anche se l’emittente del Qatar smentisce attraverso, Omar al- Walid, capo ufficio dial-Jazeera a Gerusalemme: «Quest'uomo non è di al-Jazeera, e non ha lavorato affatto per al-Jazeera, e non risulta che lavori per Al-Jazeera né adesso né in passato. Non lo conosciamo e tutte le voci che sono state diffuse sono prive di contenuto e non sono affatto vere». Ma allora perché sul sito dell’emittente di Doha si trova ancora il suo profilo con tanto di foto e descrizione delle sue attività: «Abdallah Aljamal è un reporter e fotoreporter di Gaza. Spesso racconta le proteste della ‘Marcia del Ritorno’ in corso presso la barriera che separa Gaza assediata da Israele»

Durante la guerra a Gaza, numerosi articoli di Aljamal sono stati pubblicati dal Palestine Chronicle che dallo Stato di Washington fornisce notizie quotidiane su Gaza. Mentre gli ostaggi Almog Meir Jan, Andrey Kozlov e Shlomi Ziv erano tenuti prigionieri nella casa di Abdallah Aljamal, il quarto ostaggio, Noa Argamani, è stata salvata da un edificio molto vicino durante l’operazione di sabato. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato di essere in grado di confermare, insieme all’agenzia di sicurezza Shin Bet, che Aljamal teneva i tre ostaggi nella sua casa di Nuseirat, insieme alla sua famiglia. «Questa è un’ulteriore prova del fatto che l’organizzazione terroristica di Hamas usa la popolazione civile come scudo umano», ha dichiarato l’Idf. Argamani, Meir Jan, Kozlov e Ziv erano stati rapiti dal festival musicale Supernova vicino alla comunità di Re’im la mattina del 7 ottobre, quando circa 3.000 terroristi guidati da Hamas uccisero 1.200 persone e presero 251 ostaggi in una furia omicida nel sud di Israele. Gli agenti dell’unità antiterrorismo d’élite Yamam, insieme agli agenti dello Shin Bet, hanno fatto irruzione simultaneamente in due edifici a più piani nel cuore di Nuseirat, dove i quattro ostaggi erano tenuti in ostaggio da famiglie affiliate a Hamas e da guardie del gruppo terroristico, secondo quanto riferito dai militari. L’ufficio stampa del governo di Hamas ha affermato che almeno 274 persone sono state uccise durante l’operazione, una cifra non verificata che non distingue tra combattenti e civili. L’Idf ha riconosciuto di aver ucciso civili palestinesi durante i combattimenti, ma ha attribuito la colpa ad Hamas per aver tenuto degli ostaggi e aver combattuto in un ambiente civile densamente popolato. «Sappiamo di meno di cento vittime palestinesi. Non so quanti di loro siano terroristi», ha dichiarato sabato il portavoce dell’Idf Daniel Hagari.

Non è certo la prima volta che alcuni «giornalisti» sono coinvolti nelle attività di Hamas. Il 7 ottobre 2023, i terroristi di Hamas non sono stati gli unici a documentare i crimini di guerra commessi durante la loro furia mortale nel sud di Israele. Alcune delle loro atrocità sono state catturate da fotoreporter con base a Gaza che lavoravano per le agenzie di stampa Associated Press e Reuters, ma anche per la Cnn e il New York Times che stranamente si trovavano nei luoghi delle stragi di prima mattina. Cosa ci facevano lì così presto in quello che normalmente sarebbe stato un tranquillo sabato mattina? Era stato coordinato con Hamas? Quattro nomi compaiono sui crediti fotografici di Ap dall'area di confine tra Israele e Gaza il 7 ottobre: Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud e Hatem Ali. Eslaiah, un libero professionista che lavora anche per la Cnn, è entrato in Israele, ha scattato foto di un carro armato israeliano in fiamme e poi ha fotografato gli infiltrati che entravano nel Kibbutz Kfar Aza che noi di Panorama.it abbiamo visitato nel febbraio scorso. Honest Reporting ha ottenuto gli screenshot dei tweet di Eslaiah su X, ora rimossi, in cui si documentava in piedi davanti al carro armato israeliano. Non indossava né un giubbotto stampa né un casco, e la didascalia araba del suo tweet diceva: «In diretta dall’interno degli insediamenti della Striscia di Gaza». Successivamente è emersa una foto che mostra Eslaiah con il leader di Hamas e mente del massacro del 7 ottobre, Yahya Sinwar che lo bacia affettuosamente sulla guancia. Piu’ che giornalisti a noi paiono dei terroristi e sarebbe ora di cominciare a chiamare le cose con il loro nome.

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Stefano Piazza