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(Ansa)
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Niger, domani scade l'ultimatum. Futuro tra mille incognite

Il Senato della Nigeria dice no all'intervento militare in Niger mentre domani scade l'ultimatum dato alla giunta golpista

Scade domani sera l’ultimatum che i Paesi dell’Ecowas (CEDEAO) hanno dato alla giunta golpista del Niger che ha come suo leader il generaleAbdourahamaneTchiani. Questi non risponde da giovedi scorso alle richieste della comunità internazionale cosi’ come non ha voluto incontrare o sentire telefonicamente i membri dell’Ecowas. Sul possibile intervento armato dell’Ecowas va registrata la posizione del Senato della Nigeria che nella serata di ieri ieri ha detto no all’uso delle armi. Il presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu, venerdì aveva informato il Senato che in seguito al colpo di stato in Niger che ha rimosso l'amministrazione democraticamente eletta di Mohamed Bazoum, la Nigeria stava valutando l’intervento militare per ristabilire l'ordine, oltre ad una serie di altre sanzioni. Contemporaneamente si era tenuta la riunione dei capi di stato maggiore dell'ECOWAS ad Abuja, in Nigeria, il paese che attualmente lo presiede, «dove sono stati definiti i contorni di un possibile intervento militare contro la giunta nigerina» come detto alla stampa da un funzionario della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale. A questo proposito il commissario per gli affari politici e la sicurezza dell’Ecowas Abdel-Fatau Musah, ha dichiarato: «Tutti gli elementi di un possibile intervento sono stati elaborati in questa riunione, comprese le risorse necessarie, ma anche come e quando dispiegheremo la forza». Poi Musah ha aggiunto: «Vogliamo che la diplomazia funzioni e vogliamo che sia chiaro ai golpisti il messaggio che stiamo dando loro tutte le opportunità di fare marcia indietro».

Il Ciad che rimane la principale potenza militare nel G5 Sahel (che comprende anche Mauritania, Mali, Burkina Faso e Niger) e che non è membro dell'Ecowas, ha ribadito che non parteciperà ad alcun intervento. Daoud Yaya Brahim, Ministro della Difesa del Ciad che confina con Libia, Sudan, Camerun, Nigeria, Niger, Repubblica Centrafricana, ha dichiarato: «Il Ciad non interverrà mai militarmente». A poche ore dalla scadenza dell’ultimatum sul quale pesa come detto il no del Senato nigeriano tiene banco la questione militare: Come potrebbe avvenire e con quali conseguenze? Ne parliamo con il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti.

«L’eventuale intervento militare in Niger rischia di provocare un conflitto regionale dell’evoluzione imprevedibile, tenuto conto dei vari interessi economici, commerciali e politici che hanno alcuni Stati nel Sahel. Alla minaccia di un’azione dell’ECOWAS, infatti, il Mali e il Burkina Faso, retti da un governo militare, hanno annunciato che interverranno in supporto del Niger; una sorta di solidarietà tra militari golpisti. L’intervento militare, che potrebbe partire dalla Nigeria o dal Benin in quanto confinanti con il Niger, deve avere un chiaro obiettivo: limitarsi ad una dimostrazione di forza per intimorire i militari del Niger, evitando scontri diretti, per costringerli a “ritornare nelle caserme” e liberare il deposto Presidente, oppure - condurre un’azione rapida in profondità sino ad arrivare ad occupare Niamey, accettando di dover combattere per “aprirsi la strada” verso la Capitale, tenendo conto di poter subire attacchi sul fianco sinistro provenienti dal Burkina Faso».

Come potrebbe avvenire l’operazione militare?

«In ogni caso, ECOWAS deve (dovrebbe) prevedere di: impiegare un robusto, veloce e combattivo contingente, affrontare la popolazione nigerina nelle strade di Niamey, che risulterebbe favorevole alla giunta militare, lanciare, al concomitante avvio dell’operazione o poco prima, un raid su Niamey per prendere il controllo del compound dove è tenuto in custodia il presidente Bazoum, per evitare che venga trasferito in altra località o peggio. Inoltre va condotta una azione diversiva, considerato che è venuta a mancare la sorpresa. Questo richiede di poter disporre di una efficace intelligence nella capitale nigerina, anche fornita dai contingenti stranieri sul posto (francesi?), e del supporto aereo alle unità entrate nel Paese. L’incursione per prendere sotto custodia il presidente potrebbe essere condotta da forze straniere già presenti nel Niger che conoscono bene la situazione locale (dislocazione forze nigerine, terreno, ecc.); i francesi hanno già espresso il loro appoggio all’intervento». In questa eventuale operazione, comunque, resta l’incognita della volontà combattiva dell’esercito nigerino, che avrebbe chiesto il supporto della Wagner, e il comportamento dei Paesi confinanti.

A proposito della milizia paramilitare russa diverse fonti riferiscono che che loro consiglieri sarebbero già arrivati in Niger provenienti dal Mali. Intanto il tempo passa e la scadenza dell’ultimatum si avvicina.

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Stefano Piazza