attentato Mosca
(Ansa)
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Mosca riscopre il terrorismo dell'Isis

Gli oltre 40 morti della Crocus City Hall sono un pessimo segnale per la Russia, che era stata messa in allarme dagli Usa sul rischio attentati (dell'Isis)

«Siamo chiari, l’Ucraina non ha assolutamente nulla a che fare con questi eventi» ha tenuto subito a precisare il consigliere del presidente dell’Ucraina, Mykhailo Podolyak. Detto questo, l’attentato terroristico andato in scena venerdì sera alla celebre Sala concerti Crocus City Hall di Mosca, ha fatto almeno 40 morti e più di 100 feriti, dopo che alcuni aggressori armati e vestiti in mimetica – tre uomini, secondo le fonti più accreditate – hanno fatto irruzione nel popolare locale per spettacoli e hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro i presenti, stimati in almeno cinquemila persone. Il locale ha poi preso fuoco (o è stato dato alle fiamme, la differenza è sottile, visto che numerosi testimoni hanno parlato di molotov lanciate nel locale) mentre i terroristi si sono dati alla fuga e, al momento in cui scriviamo, sono tuttora ricercati a piede libero.

Mosca riscopre così ex abrupto il terrorismo, dopo un periodo di relativa calma che solo la guerra con l’Ucraina aveva interrotto – con sporadici attacchi in territorio russo via drone e con obiettivo raffinerie e centri logistici militari – e che riporta di nuovo la paura fino dentro il cuore della capitale. Un terribile presagio dopo la trionfalistica vittoria elettorale del presidente Putin.

L’attentato odierno in un tempio della cultura russa riporta inevitabilmente alla mente la crisi del teatro Dubrovka di Mosca dell’ottobre 2002, quando vennero sequestrati e tenuti in ostaggio circa 850 civili da parte di un gruppo di 40 militanti armati ceceni, che rivendicavano fedeltà al movimento separatista ceceno e chiedevano il ritiro immediato delle forze russe dalla Cecenia e la fine della seconda guerra cecena. Attentato cui il Cremlino rispose con estrema durezza, pompando gas asfissiante all’interno della sala e uccidendo tanto i terroristi quanto gli ostaggi stessi (morirono 130 ostaggi e oltre 40 terroristi).

E come non ricordare la strage dei bambini di Beslan, in Ossezia del Sud, avvenuta nel settembre del 2004 per mano di terroristi islamici (anche in questo caso ceceni), che presero in ostaggio un migliaio di bambini e lasciarono a terra circa 300 morti, di cui la metà minorenni.

La Procura generale della Russia per il momento ha dichiarato soltanto che «persone non identificate in mimetica hanno fatto irruzione nel municipio di Crocus e hanno iniziato a sparare prima dell’inizio del concerto», secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass. Nei canali Telegram legati allo Stato Islamico, tuttavia, circolerebbe una rivendicazione dell’Isis al vaglio degli inquirenti. Se è comunque troppo presto per dare un’identità precisa ai responsabili di questo attacco, vale la pena comunque notare che la notizia non arriva del tutto inattesa.

Solo due settimane fa, nientemeno che gli Stati Uniti avevano lanciato un insolito avvertimento ai loro cittadini in Russia. Gli americani stavano infatti «monitorando le notizie secondo le quali estremisti avrebbero in programma di prendere di mira grandi raduni a Mosca, compresi i concerti». Il messaggio, che non forniva ulteriori dettagli, suggeriva ai cittadini statunitensi di evitare i grandi raduni.

La segnalazione non era circostanziata, ma nemmeno campata in aria. Che qualcosa si stesse muovendo nella capitale russa lo avevano confermato indirettamente lo scorso 7 marzo gli stessi servizi di sicurezza russi (Fsb), quando avevano annunciato di aver sventato un attacco armato da parte di militanti dell’Isis in una sinagoga della capitale. Il fatto aveva indotto anche la Farnesina, il nostro Ministero degli Esteri, a consigliare agli italiani presenti in Russia «di continuare a evitare nelle prossime settimane ogni forma di assembramento nella capitale, ivi inclusa la partecipazione a eventi culturali con grossa affluenza di pubblico» proprio .

Tali indefiniti «estremisti», secondo fonti incrociate, sarebbero in ogni caso da ricondurre all’estremismo religioso islamico, il cui epicentro odierno è l’Inguscezia, area incastonata tra la Georgia e l’Ossezia del Nord: qui pochi giorni fa, nel silenzio generale, le forze di sicurezza russe e sedicenti militanti dell’Isis nativi della regione vicina alla Cecenia, hanno dato vita a una sparatoria che ha fatto sei vittime tra gli insorti dopo che questi si erano barricati in un appartamento di Karabulak, cittadina di circa 30mila abitanti, prima di capitolare.

Le forze di sicurezza del Cremlino stanno ora vagliando i possibili legami tra questo evento e l’attentato al Crocus City Hall. L’Inguscezia è teatro da decenni di un’insurrezione islamista contro Mosca, aggravata oggi dalla coscrizione obbligatoria per la guerra in Ucraina, che qui si è fatta particolarmente pressante. L’attentato potrebbe dunque essere una risposta di una frangia di estremisti islamici alle politiche di Mosca.

Sebbene ancora non vi siano conferme circa la matrice caucasica, vi è comunque la certezza che la Russia non è più quel luogo sicuro e totalmente sotto controllo come Vladimir Putin e il Cremlino vorrebbero far credere.

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Luciano Tirinnanzi