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(Ansa)
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Una Nato senza Usa sarebbe finita: approvata la legge anti-Trump

Il possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca, e con lui la rivoluzione della Nato, porta a chiedersi se l’Alleanza Atlantica potrebbe sopravvivere senza gli Stati Uniti. Il Congresso ha approvato il 14 dicembre un disegno di legge in cui si afferma che nessun presidente potrà sospendere, porre fine, denunciare o ritirarsi dall’Alleanza senza un atto del Congresso o l’approvazione di due terzi del Senato degli Stati Uniti. Intanto c’è chi già la chiama legge “anti Donald Trump”

La possibilità che alla Casa Bianca ritorni Trump e che con lui la rivoluzione della Nato, come aveva paventato anni addietro, porta a chiedersi se l’Alleanza Atlantica potrebbe sopravvivere senza il denaro di Washington, che nel 2022 era pari al 3,5% del Pil statunitense, ovvero una cifra superiore al miliardo ricavata da quella di 25.463 miliardi di dollari. Il problema non è di poco conto, tanto che il Congresso degli Stati Uniti sta legiferando per fare in modo che qualsiasi presidente degli Stati Uniti venga eletto in futuro non possa ritirarsi unilateralmente dall’Alleanza Atlantica senza una forte approvazione della politica. La mossa, potenzialmente storica, è arrivata in un disegno di legge sulla spesa per la difesa appena approvato dal Congresso giovedì 14 dicembre, con un voto finale in gran parte bipartisan di 310 voti contro 118. Si afferma che nessun presidente potrà sospendere, porre fine, denunciare o ritirarsi dall’Alleanza senza un atto del Congresso o l’approvazione di due terzi del Senato degli Stati Uniti. Inoltre, che un presidente deve avvisare il Congresso 180 giorni prima di intraprendere un piano di ritiro, tra le altre condizioni stabilite nel disegno di legge. Il provvedimento, passato in Senato, ora dovrebbe diventare legge con la firma del presidente Joe Biden. C’è già chi la chiama legge “anti Donald Trump” perché ne ritiene l’ex presidente l'ispiratore e perché nei sondaggi egli appare sempre più come il favorito nelle elezioni del prossimo anno. E’ noto che Trump sia notoriamente critico nei confronti della Nato, tanto da aver già paventato di voler portare a termine il ritiro degli Usa annunciato nel suo primo mandato, azione ribadita nel suo attuale programma, dove si legge: “Dobbiamo portare a termine il processo avviato sotto la mia amministrazione volto a rivalutare radicalmente lo scopo e la missione della Nato”. Dunque, non un’uscita completa, ma una revisione di scopi e regole motivata da un mutato contesto internazionale. “Il nostro sistema di politica estera continua a cercare di trascinare il mondo in un conflitto con una Russia basandosi sulla menzogna che Mosca rappresenta la nostra più grande minaccia” ha detto Trump, “ma la più grande minaccia per la civiltà occidentale oggi non è la Russia”. Mancando un anno alle elezioni questa eventualità resta ipotetica, e c’è chi ha fatto notare che un provvedimento legislativo come quello in approvazione di fatto usurpa il ruolo di un presidente nel contesto degli affari esteri di una nazione. Il senatore Tim Kaine, democratico della Virginia, è stato uno dei promotori del provvedimento “salva Nato”, ma si è dichiarato consapevole che il disegno di legge potrebbe non risultare efficace e debba essere rivisto e migliorato. Per esempio, non è chiaro come il nuovo dispositivo impegnerebbe un presidente americano anti-Nato ad agire militarmente nel caso in cui l’Alleanza invocasse la clausola di mutua difesa prevista dall’Articolo 5. Il fatto che gli Usa possano uscire dalla Nato è uno spauracchio, anche perché sarebbe una fine dell’Alleanza Atlantica provocata per mancanza di fondi. Su un totale di un miliardo e 98 milioni di dollari di contribuzioni (2022), senza gli Usa ne resterebbero poco meno della metà. Marco Rubio, repubblicano della Florida, ha ringraziato i suoi colleghi per aver adottato la misura bipartisan, e sul social X ha scritto: “Nessun presidente degli Stati Uniti dovrebbe potersi ritirare dalla Nato senza l'approvazione del Senato.” Ma ad oggi due terzi delle nazioni che ne fanno parte non hanno mantenuto la promessa di spendere in armamenti almeno il 2% del Pil, e questa è una delle ragioni che spinsero Trump a consolidare la sua idea di cambiamento.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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