Joe Biden
(Ansa)
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Biden presidente Usa, nonostante le contestazioni

Aveva una sola missione, sconfiggere Trump. Lo ha fatto con molta fatica, con tante polemiche e senza alcuna onda blu, anzi. E resta un presidente debole

Joe Biden si avvia ad essere proclamato vincitore delle elezioni presidenziali. Cnn ha appena attribuito al candidato democratico lo Stato della Pennsylvania, che gli consente di raggiungere e superare la fatidica soglia dei 270 grandi elettori, necessari per conquistare la Casa Bianca. «America, sono onorato che tu abbia scelto me per guidare il nostro grande paese. Il lavoro che ci attende sarà duro, ma vi prometto questo: sarò un presidente per tutti gli americani, indipendentemente dal fatto che avete votato per me o no. Manterrò la fiducia che avete riposto in me», ha twittato Biden. Non è al momento detto che si registrerà una maggiore chiarezza in riferimento alla situazione generale. Anche perché, almeno al momento, il team di Donald Trump sembrerebbe intenzionato a dare battaglia legale proprio in Pennsylvania, oltre a chiedere riconteggi in Wisconsin e Georgia. Una serie di turbolenze che potrebbero protrarsi nei prossimi tre mesi e con esiti non del tutto prevedibili.



Ciò detto, è ormai arrivato il momento di interrogarsi su come sarà la presidenza di Joe Biden. Le incognite sono molte. In primo luogo, non dobbiamo trascurare il fattore dell'età: non solo stiamo parlando del presidente al primo mandato più anziano della storia americana, ma – in questi mesi di campagna elettorale – ha più volte mostrato di avere qualche problema di lucidità. Alla luce di questi elementi, sarà improbabile che possa ricandidarsi per un secondo mandato e gli occhi sono già puntati sulla sua vice, Kamala Harris, che potrebbe subentrargli in corsa, in caso di dimissioni. In secondo luogo, bisognerà capire la composizione del nuovo Congresso. I democratici hanno mantenuto il controllo della Camera, pur perdendo non pochi seggi. Tutto questo, mentre il Senato risulta ancora in bilico. Dovessero i repubblicani mantenere la maggioranza alla camera alta, per Biden si configurerebbe una situazione non poco problematica, visto che è dal Senato che passano le conferme per la nomina di giudici e ministri. In terzo luogo, vanno tenute presenti le faide in seno allo stesso asinello. La sinistra democratica chiederà poltrone di peso e cercherà di imporre un'agenda fortemente progressista in materia ambientale, sanitaria e di ordine pubblico. Un elemento che certo non farà troppo piacere ai settori più moderati dell'elettorato dell'ex vicepresidente. Biden potrebbe tentare, è vero, di tendere la mano ai repubblicani centristi per superare probabili stalli. Ma si tratta di una strategia difficile da realizzare, visto il clima di netta polarizzazione dell'agone politico americano. Insomma, la presidenza Biden si avvia a dover affrontare non pochi problemi, esponendosi soprattutto al rischio di fuoco amico.

Infine, una considerazione sulla vittoria dei democratici. Una vittoria è una vittoria, c'è poco da dire. Ma bisogna anche guardare "come" si arriva a una vittoria. È in tal senso che vale forse la pena sottolineare che, pur a fronte di un forte appoggio mediatico e finanziario, la tanto preconizzata "onda blu" non si sia alla fine verificata. I democratici hanno perso seggi alla Camera, lottano per il Senato e hanno ottenuto la Casa Bianca al culmine di un conteggio all'ultimo voto (conteggio che, come abbiamo visto, resta aperto a scenari di contestazioni legali). Il Partito repubblicano non è messo bene, per carità: secondo i beninformati, sarebbe già partita una resa dei conti interna e le varie correnti potrebbero cominciare ben presto a lanciarsi (politicamente) i coltelli. Ed è in questo tumultuoso quadro che bisognerà comprendere quale sarà il destino politico di Trump e del trumpismo. Resta però il fatto che il partito che si avvia a governare gli Stati Uniti sia una compagine sfibrata, senza una visione unitaria e compattata esclusivamente dall'opposizione a Trump. Un po' poco per un programma presidenziale di ampio respiro.

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Stefano Graziosi