Joe Biden
(Ansa)
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Cambiano i presidenti Usa, non gli account

La Rubrica - The Lob

Manco il passaggio di consegne social tra Joe Biden e Donald Trump è andato liscio. Su Facebook, Instagram o Twitter, esistono infatti gli account ufficiali del Presidente degli Stati Uniti, che vengono detenuti dalla persona che in quel momento si ritrova alla Casa Bianca. Quattro anni fa, quando il presidente Barack Obama ha consegnato le chiavi dei suoi account a Donald J. Trump, gli ha regalato anche tutti i suoi follower. Cortesia istituzionale al tempo di internet. Da quel momento, il team digitale di The Donald li ha fatti crescere postando con un certo «stile» (e qualche fake news di troppo). Ha potuto avvalersi della forza dei follower di un account che era cresciuto con il consenso dei democratici, nel nome del multiculturalismo, dell'internazionalismo di Obama, e ha messo quella stessa foza al servizio del suo sovranismo e delle sue idee. A fine 2020, il profilo Twitter del presidente, @POTUS, aveva triplicato i suoi follower, arrivando a 33,3 milioni; quello della @WhiteHouse 26 milioni; quello della first lady, @FLOTUS, 16.

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Se su Facebook e Instagram il passaggio di consegne è filato liscio, su Twitter, per motivi non meglio specificati, è andata diversamente. Il social di Jack Dorsey infatti non ha effettuato il passaggio di consegne da un presidente all'altro con il bottino di follower a seguito. L'account di Biden si è ritrovato a 0 follower e ha dovuto ricominciare da zero. Con buona pace di Rob Flaherty, responsabile digitale di Joe Biden, che ha definito «ingiusta» la decisione di Twitter, sostenendo che i profili social del Presidente Usa dovrebbero essere considerati un «bene pubblico», non personale.

Twitter ha cercato di rassicurare la nuova amministrazione dicendo che avrebbe avvisato gli utenti della nascita dei nuovi account. Ma non è bastato. E a quasi tre settimane dall'insediamento, l'account di Biden è ad appena sette milioni di utenti, quasi la metà di quelli di Obama, quasi un quinto di quelli di Trump. Il cambio di regole ha rimesso al centro la questione del potere (voluto o meno) detenuto da multinazionali private che si ritrovano a giocare un ruolo pubblico. Di chi sono i follower? Del Presidente, dell'uomo o di Twitter stesso?

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Simone Dattoli