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(Ansa)
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L'Iran, tra repressioni e droni alla Russia diventa il nuovo paese del «male»

Teheran continua la sua guerra civile contro gli oppositori dopo la morte di Mahsa Amini, con almeno 300 morti tra i civili, e si stringe sempre più a Mosca

L'Unione europea rigetta le contro-sanzioni imposte da Teheran dal momento che «hanno solo motivazione politiche», mentre l'ondata di proteste in Iran, a più di 40 giorni dalla morte di Mahsa Amini, non si fermano. A poche ore dall'attentato al mausoleo di Shiraz compiuto da miliziani dello Stato islamico il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha detto che «i disordini spianano la strada agli attacchi terroristici». Immediata la solidarietà del presidente russo Vladimir Putin che si è detto «pronto a rafforzare ulteriormente la cooperazione nella lotta contro il terrorismo».

Come detto l’Unione Europea ha preso atto «della decisione degli iraniani di sanzionare 12 persone e 8 entità dell'Unione europea. L'Ue respinge queste sanzioni poiché sembrano essere motivate solo politicamente». Lo ha detto il portavoce per la politica estera dell'Ue Peter Stano che nella sua nota ha aggiunto: «Al contrario le sanzioni decise dall'Ue sono adottate su basi legali chiare e sulle prove di violazione dei diritti umani in Iran».

A proposito di questo Raisi, che prima di diventare presidente ha trascorso decenni nel famigerato sistema giudiziario iraniano come giudice e pubblico ministero e che è accusato di aver far parte di un gruppo che nel 1988 ha giustiziato migliaia di prigionieri politici iraniani che scontavano la pena, in una dichiarazione riportata dai media iraniani ha affermato che «il nemico ha visto che le sanzioni non sono efficaci e ha fallito dal momento che è chiaro che il treno del progresso iraniano sta accelerando e c'è chi vuole isolare l'Iran». Raisi in una successiva dichiarazione ha dichiarato che «pace e sicurezza sono necessarie per produrre scienza e conoscenza e la speranza nei cuori delle persone e le proteste sono crudeli per le persone innocenti sulle cui vite ricadono le ripercussioni dei disordini».

Parole che si scontrano con la realtà che vede un Paese in fiamme e dove le proteste non si fermano nonostante la durissima repressione della polizia morale di Teheran. La Bbc ha diffuso un video nel quale a Kermanshah, Iran occidentale, alcune giovani donne iraniane si tolgono l'hijab, si mettono in piedi sopra i bidoni della spazzatura e cantano «Morte a Khamenei», e poi «Donna, vita, libertà», prima che una donna di mezza età con l'hijab le raggiunga tra gli applausi di moltissimi manifestanti. Proteste anche a Mahabad, una città curda nel nord-ovest, dove la Ong Hengaw ha denunciato l'uccisione di un uomo curdo da parte delle forze di sicurezza iraniane: «È molto difficile ottenere un quadro generale accurato di ciò che sta accadendo. Ma quello che sappiamo per certo è che le fondamenta della rivoluzione islamica vengono scosse» scrive Bbc Persian.

Le forze di sicurezza iraniane sono intervenute anche alle manifestazioni celebrate nel ricordo di Nika Shahkarami l’adolescente iraniana scomparsa il 20 settembre 2022 dopo aver assistito alle proteste nella capitale Teheran. La Cnn ha mostrato dei video nei quali si vede che la polizia spara sulla folla e utilizza gas lacrimogeni vicino al villaggio di Veysian. La mamma di Nika Shahkarami ha accusato le autorità di aver ucciso la figlia e di averle fatto pressioni per dichiarare il falso sulla sua morte. In un video inviato a Radio Farda, emittente finanziata dagli Stati Uniti, Nasrin Shahkarami ha dichiarato che le autorità le avrebbero chiesto di dire che la figlia si sarebbe suicidata, buttandosi dal tetto di un edificio. Il corpo di Nika Shahkarami scomparsa a Teheran lo scorso 20 settembre, dopo aver partecipato alle proteste di piazza e aver detto a un'amica di essere inseguita dalla polizia, e il suo corpo è stato consegnato alla famiglia lo scorso 1º ottobre.

Come detto, il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le condoglianze al presidente Raisi dopo l'assalto dell’Isis al santuario sciita, confermando la disponibilità della parte russa «a rafforzare ulteriormente la cooperazione con i partner iraniani nella lotta contro il terrorismo». Secondo la nota del Cremlino, Putin ha espresso le sue condoglianze «per le tragiche conseguenze dell'atto terroristico commesso a Shiraz». Il leader russo ha aggiunto che «è difficile immaginare un crimine più cinico dell'omicidio di civili compresi bambini e donne all'interno di un santuario religioso». E che dire delle bombe russe che cadono da mesi sulla popolazione civile, le torture e le fosse comuni in Ucraina? Il nuovo asse del male è quindi russo-iraniano con Teheran che ha accettato di fornire droni, missili e munizioni all’esercito russo sempre più a corto di mezzi. Una scelta strategica obbligata visto l’isolamento di Mosca sullo scacchiere internazionale.

Nonostante le smentite iraniane ultima quella del portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kaanani che ha parlato di «voci infondate e basate su motivi politici», le forniture continuano. Oltre a quanto anticipato dal Washington Post in merito alla fornitura dei droni Shahed-136 e Mohajer-6, Iran e Russia avrebbero stipulato accordi per la fornitura anche di missili Fateh-110 e Zolfaghar che da tempo sono prodotti in gran quantità a Teheran. Un tema che preoccupa e non poco i servizi segreti israeliani che hanno le prove delle continue forniture di droni, missili e e munizioni agli Hezbollah in Libano, al regime di Assad in Siria, senza dimenticare le milizie sciite in Iraq e gli Houthi in Yemen in guerra con l’Arabia Saudita e ora anche alla Russia di Vladimir Putin. Mentre scriviamo si apprende che da giorni Israele sta prendendo di mira le fabbriche dei droni iraniani Shahed-136 in Siria, usati dalla Russia contro l’Ucraina. Secondo quanto riferito il primo attacco sarebbe avvenuto lo scorso il 21 ottobre e successivamente ci sarebbe stato almeno un altro attacco sulla stessa area. Il premier dello Stato Ebraico, Yair Lapid, si è detto preoccupato della: « pericolosa vicinanza tra Mosca e Teheran».

Nel confermare il suo supporto all’Ucraina ha aggiunto che almeno per il momento, non invierà armi a Kiev. Tutto questo pero’ non impedirà allo Stato ebraico di continuare condividere con gli ucraini quelle informazioni d’intelligence sono utili a neutralizzare gli UAV iraniani oltre a colpire le loro fabbriche fuori dalla Repubblica islamica. Infine mentre scriviamo si apprende che sta succedendo qualcosa di incredibile tra Kiev e Teheran: secondo quanto affermato dal ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, che ha parlato con il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba, «l’Iran è disposto ad avviare colloqui bilaterali tecnici con l'Ucraina per discutere, e risolvere, l'uso, da parte della Russia, dei droni prodotti in Iran nel conflitto». Fino a ieri l’Iran aveva sempre negato di aver venduto alla Russia i droni usati in guerra. Presto sapremo se i 2.400 droni iraniani ordinati da Mosca come sostengono alcune agenzie di intelligence, arriveranno a destinazione oppure no.

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Stefano Piazza