bombe grappolo
(Ansa)
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L'utilità militare delle «bombe a grappolo» nelle mani di Kiev

Premessa: quanto scrivo non esprime la mia personale posizione sulla vicenda, ma si sforza d’essere una fotografia della situazione in essere, come il lavoro di cronista impone

Qualche giorno fa abbiamo descritto il funzionamento delle bombe a grappolo o a frammentazione e i motivi per i quali sono tra le armi bandite da molti Paesi, a causa degli effetti sulla popolazione civile nel medio e lungo periodo. Ora, invece, affrontiamo il discorso dal punto di vista opposto, cioè quello militare, cercando di capire perché l’Ucraina vuole tornare a usarle dopo averlo fatto senza tanti scrupoli nel 2014 in Donbass, quando nessuno gridò allo scandalo.

Sappiamo che le munizioni a grappolo sarebbero utili per sfondare le trincee russe, mentre vista dalla parte dei generali, la minaccia per i civili potrebbe essere considerata trascurabile se confrontata alla massiccia collocazione russa di campi minati non contrassegnati che, il giorno in cui il conflitto terminasse, dovrebbero essere comunque bonificati. L'utilità militare delle Cluster bomb per l'Ucraina è chiara: l’esercito sta attualmente intraprendendo un’offensiva cercando di sfondare tre linee successive di difese russe per liberare il territorio occupato. Per riuscire deve farsi strada attraverso oltre trenta chilometri di campi minati non contrassegnati, attraverso ostacoli di carri armati e in estese trincee la cui situazione è sovente sorvegliata da droni russi, protetta da artiglieria e pronta a reagire mediante il decollo di elicotteri. Se l’Ucraina non sfonda non potranno esserci i presupposti per un dialogo di pace, poiché la situazione è in stallo ormai da tempo e la Russia può affrontare una guerra lunghissima. Senza armi per sopprimere il fuoco russo, consentendo così alle truppe ucraine di assaltare le trincee, questo equilibrio non può essere rotto.

L'Ucraina schiera meno pezzi di artiglieria rispetto all'esercito russo e le scorte di munizioni, per quanto garantite dagli alleati occidentali, sono comunque finite, quindi, una risorsa come le Cluster Bombs potrebbe facilitare il cambiamento. Stando ai dati diffusi dall'esercito americano sugli scontri durante la guerra del Vietnam, il numero di colpi convenzionali da 155 mm sparati rapportati per ogni soldato nemico ucciso in combattimento era 13,6 rispetto a solo 1,7 per i proiettili a frammentazione. Quando viene sparato contro le fortificazioni difensive russe in Ucraina, un proiettile d’artiglieria convenzionale ha una probabilità molto bassa di uccidere le truppe a meno che non colpisca direttamente dentro la trincea, ed anche se ciò avviene, spargerà schegge soltanto nel settore della trincea ricompreso entro la linea ottica del punto di detonazione. Una Cluster bomb, al contrario, distribuisce almeno 72 submunizioni su un'area significativa. Ciò aumenta notevolmente le possibilità che più esplosioni colpiscano direttamente le truppe nelle trincee fornendo effetti letali decisamente maggiori. Orribile, certo.

C’è poi un effetto “risparmio” sull’uso degli obici: ogni canna di cannone può sparare un numero finito di colpi; dunque, l’uso delle Cluster porterebbe a far durare di più nel tempo una medesima canna e gestendo meglio le scorte dei partner internazionali e dell'Ucraina. E risparmiare migliaia di colpi significa risparmiare milioni di dollari al giorno. Il tutto in un contesto nel quale la Russia, al contrario, sta già mobilitando la sua industria della Difesa e dispone di una capacità di produzione di munizioni su larga scala. L’aspetto umanitario, con il rischio di decenni d’incidenti per gli ordigni inesplosi è innegabile, tuttavia bisogna ricordare che Ucraina, Stati Uniti e Russia non hanno mai firmato la convenzione sulle munizioni a grappolo e che Romania e Polonia, membri Nato attraverso i quali dovrebbero probabilmente fluire le munizioni per raggiungere l'Ucraina, neppure. Pertanto, nessuno che possa essere coinvolto nella fornitura, nel transito o nell'uso futuro di queste armi è vincolato da uno specifico divieto contro il loro uso. Cinico quanto vero.

Quanto alle munizioni inesplose, le Cluster non sono le uniche a presentare questo problema e stante le mine, le ogive e altri esplosivi che in oltre un anno di guerra sono stati lasciati sul campo, il territorio ucraino andrà bonificato sia per quanto riguarda i possibili effetti visibili, sia per quelli non visibili, tipicamente la presenza di uranio impoverito che si è polverizzato su campi destinati a coltivazioni. Basti pensare che fino a uno su cinque degli stock di munizioni russe sono stati valutati dallo stesso esercito di Mosca come non sicuri a causa della loro età e delle cattive condizioni, eppure questi vengono regolarmente sparati contro l'Ucraina.

Infine, bisogna ricordare che nelle prime settimane di guerra la Russia ha lanciato migliaia di razzi Bm-30 e altri proiettili di munizioni a grappolo direttamente sui centri della popolazione civile ucraina, in particolare su Kharkiv. Questo sarebbe un crimine di guerra anche se fosse stato fatto con munizioni unitarie, ma le munizioni inesplose rappresentano un rischio prolungato per i civili. L'Ucraina, al contrario, sta cercando di impiegare queste armi contro le fortificazioni sul campo, in aperta campagna. Il punto è che queste aree saranno contrassegnate come pericolose per i civili indipendentemente dalla presenza o meno di sottomunizioni inesplose, e l'Ucraina dovrà condurre un'operazione di sgombero deliberata dopo la guerra, indipendentemente dal fatto che vengano utilizzate Cluster bombs oppure no. Sempre che Kiev tenga un registro preciso di dove le utilizzerà.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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