Afghanistan, il ritorno di Al-Qaeda
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Afghanistan, il ritorno di Al-Qaeda

A due anni dal frettoloso ritiro occidentale, l'organizzazione terroristica si è ripresa il territorio. A dirlo è l'ONU in un report che analizza come la situazione a Kabul stia sfuggendo di mano

Che il frettoloso ritiro dell'Afghanistan avvenuto nell'agosto 2021 da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati avrebbe creato un disastro era facilmente immaginabile. Ma a quasi due anni dalla fuga da Kabul la situazione è persino peggiore. A dirlo sono le Nazioni Unite che lo scorso 9 giugno hanno pubblicato il loro ultimo rapporto sull'Afghanistan. Secondo gli esperti che hanno redatto il documento al-Qaeda ha stabilito campi di addestramento in cinque province afghane, nonché case sicure e altre infrastrutture in tutto il paese.

La presenza di campi di addestramento di al-Qaeda all'interno dell'Afghanistan è stata rivelata dal Team di monitoraggio delle sanzioni e del supporto analitico delle Nazioni Unite che ha indicato i campi in cinque province e in cinque diverse regioni dell'Afghanistan: Helmand a sud, Zabul a sud-est, Nangarhar a est, Nuristan a nord-est e Badghis a ovest. Inoltre nel report si dice che al-Qaeda «ha stabilito case sicure a Farah, Helmand, Herat e Kabul e avrebbe aperto un centro operativo per i media a Herat». Il fatto che l’organizzazione terroristica abbia riaperto i suoi campi di addestramento a Helmand, Zabul, Nuristan e Nangarhar non è certo una sorpresa visto che nel 2015, il Long War Journal aveva scritto che «al-Qaeda sta gestendo un campo di addestramento a Baramcha a Helmand», mentre si sapeva che il campo di Baramcha era operativo solo dal 2020.

Le aree di Zabul e il Nuristan sono da tempo luogo di rifugio di molti qaedisti e lo stesso Osama bin Laden sette mesi prima della sua morte avvenuta nel maggio 2011 nel suo nascondiglio ad Abbottabad (Pakistan) durante un raid delle operazioni speciali statunitensi, aveva dato ordine ad alcuni membri di al-Qaeda di trasferirsi nelle province di Zabul, Nuristan, Kunar e Ghazni nell'Afghanistan orientale per proteggersi dai droni statunitensi nel nord e nel sud del Waziristan. A proposito del campo del Nuristan: secondo il Sanctions and Monitoring Team «è specifico per l'addestramento di attentatori suicidi» e l’attuale governatore talebano del Nuristan, Hafiz Muhammad Agha Hakeem, è stato identificato come un leader di al-Qaeda e come scrive Bioll Roggio sul Long War Journal «i leader di al-Qaeda prestano servizio in modo prominente nel governo talebano». Secondo alcuni esperti nonostante non sia scritto nel rapporto delle Nazioni Unite, è molto probabile che al-Qaeda gestisca un campo di addestramento nella provincia di Kunar.

A tal proposito un precedente rapporto del Sanctions and Monitoring Team ha rilevato che «Abu Ikhlas al-Masri, un veterano leader di al-Qaeda, ha ristabilito la sua unità nella provincia di Kunar. Prima della sua cattura nel 2010, al-Masri gestiva campi di addestramento a Kunar, dove prestava servizio come capo delle operazioni di al-Qaeda. Uno stato membro ha affermato che al-Qaeda sta anche addestrando il Movimento dei Talebani in Pakistan sostenuto da al-Qaeda e dai Talebani afghani nei suoi campi». Almeno un rifugio di al-Qaeda a Kabul è stato smantellato nel luglio 2022, quando gli Stati Uniti hanno ucciso Ayman al Zawahiri, il co-fondatore ed ex emiro di al-Qaeda. Zawahiri è stato ucciso dai droni della CIA mentre si trovava in una casa sicura gestita da un luogotenente di Sirajuddin Haqqani, che è uno dei due vice emiri dei Talebani nonché l'attuale ministro degli Interni. L’Haqqani network dal 7 settembre 2012 è riconosciuto come organizzazione terroristica straniera per i suoi stretti legami con al-Qaeda. Sirajuddin e molti dei suoi principali luogotenenti sono stati designati quali terroristi globali dagli Stati Uniti.

Ma su quanti uomini può contare al-Qaeda in Afghanistan? Anche su questo sono stati commessi molti errori tanto che a lungo i funzionari statunitensi si sono illusi che tra il 2010 e il 2015 fossero un centinaio. La doccia fredda arrivò alla fine del 2015 quando nella provincia di Helmand in due raid gli Stati Uniti eliminarono almeno 150 uomini di al-Qaeda. Come scrive il Sanctions and Monitoring Team «oggi la stima che da 30 a 60 … principalmente figure di alto livello si trovino a Kabul, Kandahar, Helmand e Kunar, mentre altri 400 combattenti di al-Qaeda e forse 1.600 familiari e sostenitori stanno operando nel sud (province di Helmand, Zabul e Kandahar), centro (Ghazni, Kabul e Parwan) e est (Kunar, Nangarhar e Nuristan)». Al-Qaeda non potrebbe fare tutto questo, ospitare i massimi leader in Afghanistan, gestire campi di addestramento e case sicure e incorporare i leader all'interno del governo senza l'espresso sostegno e l'approvazione della leadership dei Talebani.

Al-Qaeda ha certamente problemi a livello di comunicazione (nella quale l’Isis è nettamente superiore) e di leadership (non è certo chi sia il nuovo leader), tuttavia, non ha perso la sua identità così come non è stata decimata o sconfitta. Per contro, i legami di al-Qaeda con i Talebani, come afferma il Sanctions and Monitoring Team, rimangono «stretti e simbiotici e al-Qaeda prospera grazie al vantaggio di un rifugio sicuro in Afghanistan». Tutto questo era ampiamente prevedibile e ci sono decine di relazioni che spiegavano cosa sarebbe tornato ad essere l’Afghanistan con il ritorno dei Talebani al potere. Nonostante questo gli occidentali hanno lasciato Kabul in fretta e furia e ora assistono allo scontro tra i Talebani, la rete Haqqani e al-Qaeda con l’Isis-Khorasan la branca locale dello Stato islamico che ogni giorno continua a colpire in tutto il paese oltre attrarre nuove reclute molto spesso tra i delusi che militano in al-Qaeda, nella rete Haqqani e tra i Talebani.

Per le Nazioni Unite «i Talebani, al potere come autorità de facto in Afghanistan sotto Hibatullah Akhundzada sono tornati alle politiche autocratiche, escludenti e incentrate sui Pashtun dell'amministrazione talebana della fine degli anni Novanta». Inoltre, «si nota un certo dissenso all'interno della leadership talebana, ma i Talebani danno priorità all'unità e all'autorità del «leader dei fedeli» (Amir al-Mu'minin), che è in aumento. È probabile che la coesione si mantenga nei prossimi uno o due anni. Hibatullah è stato fieramente resistente alle pressioni esterne per moderare le sue politiche. Non ci sono indicazioni che gli altri leader talebani di Kabul possano influenzare la politica in modo sostanziale. Le prospettive di cambiamento a breve e medio termine sono scarse». E questa è l’ennesima brutta notizia.

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Stefano Piazza