Basta bamboccioni mantenuti da mamma e papà, lo dice la Cassazione
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Basta bamboccioni mantenuti da mamma e papà, lo dice la Cassazione

Una sentenza (sacrosanta) rivoluziona non solo la legge ma l'intera società. terminati gli studi una persona ha il dovere di mantenersi, senza obblighi per i genitori

Addio bamboccioni. E se questa non è una rivoluzione culturale poco ci manca.

Il Ferragosto ha portato con sé una pesantissima sentenza della Corte di Cassazione che, con inusitata schiettezza, probabilmente si è prefissa non solo di 'dettare diritto', ma finanche di imprimere alla nostra società una svolta in linea con i tempi, lanciando una bordata ad un modello familiare che ha reso l'Italia la culla dei bamboccioni, quei figli già 'over' che, per comodo, permangono più a lungo sotto il tetto di mamma e papà rispetto alla media degli altri paesi europei (e non solo).

In linea con pronunce di alcuni Tribunali (come quello di Milano), la Suprema Corte ha confermato il principio per cui, terminati gli studi e raggiunta la maggiore età, un figlio ha il dovere di rendersi autonomo e non può pretendere di essere mantenuto a vita dai genitori.

Quello che colpisce è la scelta di alcune espressioni usate nella sentenza, tali da demolire talune utopie romantiche in cui la giovinezza si trastulla: "un figlio non può pretendere che a qualsiasi lavoro si adatti, in vece sua, soltanto il genitore" che non è una "copertura assicurativa" e se lo pretende è un approfittatore "in malafede". Insomma: caro ragazzo ormai diventato uomo, cercati un lavoro anche se non è quello dei tuoi sogni, anche se non soddisfa le tue aspirazioni ma fai ciò che serve a renderti indipendente a prescindere dalle tue ambizioni perché non esiste che siano i tuoi genitori a sacrificarsi sine die per permetterti di crogiolarti in ciò che non ti dà sostanza.

La sentenza muove sulla vicenda di un ragazzo di oltre trent'anni che pretendeva di vivere 'di musica', insegnandola pur a fronte di pallidi guadagni, con l'effetto di gravare sul padre (separato) con la solidarietà di una madre-chioccia evidentemente interessata.

Da fanciulli tutti sognavamo di diventare ballerine, calciatori, cantanti, musicisti, pittori, artisti, o addirittura scrittori o filosofi. Peccato che la vita seleziona con un setaccio a maglie finissime queste professioni e quelli che ce la fanno sono molti meno dell'uno su mille di morandiana memoria. Ed allora cosa è giusto, si domanda la Cassazione: che costoro si incaponiscano a coltivare i loro sogni per un tozzo di pane e continuino a pesare sulle famiglie d'origine o decidano finalmente di 'crescere' e capire che c'è un momento in cui bisogna archiviare le ambizioni giovanili in un armadio e rimboccarsi le maniche?

La seconda e io aggiungo una serie di considerazioni. E' vero che siamo in tempi di 'vacche magre' per le contingenze economiche attuali ma questi bamboccioni figli dell'opulenza non hanno la minima idea di cosa abbiano fatto le generazioni precedenti per assicurare loro quel comodo letto in cui poltrire nell'attesa che 'il successo' bussi alla porta: gente che ha combattuto ed è morta a milioni durante le guerre del XX secolo, che ha ricostruito un paese distrutto, che è emigrata dalla terra natia o è andata a lavorare nelle miniere di Marcinelle, che ha tirato la cinghia senza nemmeno permettersi il lusso di sognare ciò che avrebbe voluto fare davvero nella vita. Ragazzi viziati, protetti, iper-tutelati cui non è stato insegnato cosa sia il sacrificio e che, forse proprio per questo, oggi si dimostrano insensibili verso coloro che li hanno pasciuti, pretendendo un 'diritto al divertimento' che sta favorendo una ripresa dei contagi di covid, anche grazie agli irresponsabili comportamenti di masse che esigono un risarcimento dal lockdown "patito" attraverso assembramenti, movide, promiscuità selvaggia.

Tanto a loro (i nostri figli) non capita e pazienza se poi gli 'anta' ci rimettono la pelle.

Non è una guerra generazionale ma spero che questa sentenza della Cassazione sia il grimaldello per dire "ora basta!" ad un approccio che sta rovinando i nostri ragazzi, rendendoli incapaci di camminare con le loro gambe nelle pieghe di una vita che non è il Paese dei Balocchi: prima lo capiscono prima avranno gli strumenti per camminare con le loro gambe. Sempre che non servano loro solo per ballare come non ci fosse un domani sulle note del DJ che se ne infischia del covid e dei rischi di una nuova ondata portata proprio dai nostri cari 'ragazzi'.

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Daniela Missaglia

Avvocato matrimonialista e cassazionista, è specializzata in Diritto di famiglia e in Diritto della persona. Grazie alla sua pluridecennale esperienza è spesso ospite in trasmissioni televisive sulle reti Rai e Mediaset. Per i suoi pareri legali interviene anche su giornali e network radiofonici. Info: https://www.missagliadevellis.com/daniela-missaglia

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