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Florenzi, fine dell'era dei capitani romanisti della Roma

Non è mai stato amato dai tifosi come Totti e De Rossi. Penalizzato dagli infortuni, costretto dal rapporto con Fonseca ad andarsene come uno dei tanti

La partenza di Florenzi in direzione Valencia con la formula del prestito secco per sei mesi (e poi si vedrà), completa l'opera di de-romanizzazione della Roma. Quello che aveva denunciato Totti nel suo sfogo dicendo addio al ruolo di dirigente e che, pochi mesi più tardi, aveva colpito anche De Rossi spingendolo verso il Boca Juniors prima del ritiro definitivo.

Era dal 1998 che la Roma aveva un capitano romano d'origine e romanista di fede calcistica. Dall'abdicazione di Aldair per Totti fino ad arrivare ora a Dzeko. Un'epurazione veloce, accelerata dalle scelte della società che negli ultimi mesi ha prima rotto con Totti, poi non offerto il rinnovo a De Rossi e, infine, lasciato partire Florenzi. Che dei tre è quello costretto all'addio da una scelta tecnica prima ancora che societaria, essendo mai nato un solido rapporto con Fonseca.

Comunque la si voglia pensare, anche mettendo sul tavolo le difficoltà di Florenzi nel recuperare dagli infortuni e nel tornare il magnifico jolly di prima, si tratta della fine di un'era. E del perpetuarsi della frattura tra la Roma di Pallotta e la sua gente. E' vero che Florenzi non è mai stato Totti e nemmeno De Rossi, neanche nel cuore dei romanisti. Però il suo addio (mascherato da arrivederci) a soli 28 anni d'età ha tanto il sapore del divorzio a chiudere un matrimonio scoppiato.

Quello del terzo millennio non è più un calcio per bandiere e non è nemmeno un calcio per simboli. Florenzi stava fuori dal progetto tecnico di Fonseca, per la Roma era un costo a bilancio e, forse, una presenza ingombrante per la sua romanità. E per lo stesso Florenzi convivere in questa condizione era quasi impossibile, soprattutto a pochi mesi dall'Europeo nel quale sogna di poter recitare il ruolo di protagonista.

Ingredienti per poter dire di essere arrivati a una conclusione perfetta. Invece no. L'immagine del calciatore che se ne va da solo in aeroporto, fatica a trovare le parole per spiegare l'addio e non viene salutato dagli ex tifosi rimane potente e prepotente. Florenzi via dalla Roma è un peccato, non perché non potesse mai accadere ma perché è arrivato presto. Troppo.

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Giovanni Capuano