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La maledizione di Berrettini

Positivo al Covid, salta Wimbledon in cui partiva favorito. Dopo il forfait al Master e l'infortunio alla mano costato tutta la stagione sulla terra rossa

Se la fortuna è cieca per definizione, la sfiga ci vede benissimo. Soprattutto se dall'altra parte della rete c'è Matteo Berrettini, il volto simbolo del tennis italiano, top 10 ormai fisso nella classifica mondiale e leader sull'erba tanto da figurare nella ristrettissima lista dei favoriti per Wimbledon 2022 dove si presentava forte della finale dell'anno scorso. Niente erba londinese per lui: positivo al Covid in un test effettuato poche ore prima del debutto contro il cileno Garin. Ritiro e fine del sogno.

Lo ha comunicato lo stesso Berrettini col cuore infranto perché il suo 2022 si sta rivelando una somma di colpi bassi, quasi ci fosse un conto da regolare col meraviglioso 2021 culminato nella finale nel Tempio lo stesso giorno di Italia-Inghilterra a Wembley nella più italiana delle domeniche che si ricordi. E' vero che ci sarà tempo per riprovarci, ma la delusione è fortissima e lascia un senso di incompiuto alla stagione che doveva essere quella della conferma e del consolidamento del processo di crescita, con l'obiettivo di diventare il primo azzurro a conquistare lo Slam più iconico.

tratto da Instagram

Una maledizione che non lo abbandona dalla fine dell'estate scorsa. Dopo Wimbledon, la lesione ai muscoli addominali e il ritiro negli Australian Open seguito da due mesi di assenza dai campi. Poi il Master a Torino, durato una manciata di minuti contro Zverev prima del riacutizzarsi del problema precedente, le lacrime e il nuovo addio a un pubblico accorso in massa quasi solo per lui.

Rientrato a fatica, ecco il guaio alla mano: operazione e 84 giorni di paziente lavoro saltando Montecarlo, Madrid, Roma e Roland Garros per cercare di salvare almeno la stagione sull'erba pur nella consapevolezza di non poter difendere i suoi punti conquistati a Wimbledon nel 2021 causa esclusione dei tennisti russi e bielorussi e rivolta dell'ATP. Ora la doccia fredda del Covid.

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Giovanni Capuano