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La Davis dimenticata e il boom del tennis italiano

L'esplosione di Berrettini e Sinner, le ATP Finals che rendono Torino il centro del mondo per una settimana e l'occasione per Buffa di ricordare su Sky Sport il successo meno celebrato del nostro sport

C'è una vittoria, rimasta fin qui unica nella storia del nostro sport, dimenticata. Quasi rifiutata per il contesto politico e sociale in cui maturò, con mezzo Paese contrario a che la squadra di Davis viaggiasse nel Cile di Pinochet per giocarsi la finale e l'altra metà silenziosamente concorde. E' la Davis del 1976, l'unica volta in cui l'insalatiera si è riempita d'azzurro grazie a una squadra di nomi rimasti comunque nel mito, anche se quel loro successo - ad oggi non più ripetuto - è stato cancellato: Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli con Nicola Pietrangeli capitano non giocatore e Mario Belardinelli padre nobile.

La Davis del '76 riemerge dalle nebbie del passato in concomitanza con la settimana in cui il meglio del tennis mondiale sbarca in Italia, nel pieno del boom di una disciplina che al maschile ci ha regalato poco dopo quei meravigliosi Anni '70 ma che in questo 2021 è tornato a far battere i cuori e a catturare l'attenzione anche della grande massa. Si chiama Davis '76 - L'altro cammino di Santiago, ultima fatica del narratore sportivo per eccellenza Federico Buffa che su Sky Sport (primo appuntamento venerdì 12 novembre) si è incaricato di riannodare il filo con quell'impresa per raccontarla a chi c'era, almeno anagraficamente, e svelarla a chi oggi si sta innamorando delle gesta di Berrettini e Sinner senza consapevolezza del peso di quei giorni indimenticabili.

Non solo un'operazione di memoria. "Un'impresa irripetibile, non in campo ma per il contesto in cui è nata e per le dinamiche impossibile dentro e fuori quel gruppo di sei uomini che la compirono" è il pensiero di Federico Buffa: "Sei liberi pensatori tenuti insieme da un filo, una generazione di tennisti di grande talento, riconoscibili e vincenti con al loro interno un maschio Alfa (Adriano Panatta ndr) spendibile anche altrove nella società di quel tempo".


Federico BuffaFederico BuffaPer gentile concessione di Sky Sport

Ci volle un'intensa opera di mediazione, allora, per convincere il Governo a lasciar partire quella squadra per sbarcare nel Cile di Pinochet a giocarsi la Davis. E servì coraggio al ritorno nello scoprire che la vittoria non sarebbe stata celebrata. Anzi. Che sarebbe stata destinata a un rapido oblio perché, invece di unire come spesso fa lo sport, aveva contribuito a dividere il Paese. Dinamiche ripercorse in una ricostruzione che ha tratto spunti dai racconti scritti di quel 1976 ("I giornalisti che si occupano di tennis sono tradizionalmente dei grandi scrittori e il tennis è sport che si presta ad essere molto letterario"), dalla tessitura delle personalità dei protagonisti - da Panatta figlio del custode del circolo di Pietrangeli a Zugarelli nato e cresciuto nella miseria fino al riscatto - e dalla riproposizione dello scarsissimo materiale video disponibile della finale di Santiago del Cile.

Davis '76 - L'altro cammino di Santiago rappresenta il punto più alto di narrazione dedicata alle racchette nel 2021 del grande boom. L'Italia ha 10 uomini nella Top100 mondiale di cui due nella Top10; allora erano 4 tra i primi 27. Dopo l'era dei successi al femminile, ecco i maschi e la scommessa vinta da Torino che ospiterà per cinque edizioni (fino al 2025) le ATP Finals diventando per una settimana il centro del mondo sportivo. Un evento dal 14 novembre che coinvolgerà tutta Torino e che sarà coperto integralmente da Sky Sport con i suoi inviati e commentatori, occupando anche fisicamente diversi punti della città della Mole come in grande happening tennistico e di costume.

Per gli appassionati di tennis una settimana da vivere in apnea, con canale dedicato e decine di ore di programmazione ad altissima qualità. Per chi segue distrattamente, l'occasione per avvicinarsi così come accadde anche nel lontano 1976 quando le imprese di Panatta e degli altri, in un periodo di boom economico che stava disegnando la nuova Italia, spinsero migliaia di ragazzi a prendere in mano una racchetta e a provare l'ebbrezza di scendere in campo.

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Giovanni Capuano