Israele
iStock
Live

Israele, il Gabinetto di guerra vara l'operazione a Rafah

Colloqui finiti, Hamas rifiuta la proposta. Per l'operazione a Rafah è solo questione forse di ore

Il Gabinetto di guerra ha approvato ieri sera all'unanimità l'operazione a Rafah, di cui l'esercito ha preparato i piani. Lo hanno riferito i media secondo cui, una volta evacuata la popolazione in un'azione definita dall'Idf "limitata e temporanea", l'operazione militare dovrebbe cominciare entro pochi giorni. L'esercito israeliano ha cominciato a chiedere ai palestinesi di evacuare i quartieri orientali di Rafah, quelli al confine israeliano, in vista di una possibile offensiva pianificata nell'area meridionale della Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere l'esercito stesso. I civili sono stati invitati a spostarsi in una zona umanitaria ampliata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis. L'Idf sta lanciando nella parte est di Rafah, nel sud della Striscia, volantini che invitano la popolazione civile a spostarsi temporaneamente verso le aree umanitarie allargate, in previsioni della possibile azione militare nella città più a sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. I volantini sono in arabo e saranno affiancati da Sms, chiamate telefoniche e annunci sui media, sempre in arabo.

Questa mattina, l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto alle affermazioni del funzionario di Hamas Moussa Abu Marzouk e di un funzionario israeliano anonimo, secondo le quali Netanyahu è responsabile dell'impasse nei colloqui per un accordo di cessate il fuoco-scambio di prigionieri. In una dichiarazione, l'ufficio del primo ministro ha sottolineato: «L'affermazione secondo cui il primo ministro Netanyahu, e non Hamas, avrebbe silurato l'accordo sulla liberazione degli ostaggi è una completa menzogna e intenzionalmente fuorviante per il pubblico. La verità è esattamente l'opposto: Hamas è quello che manda all'aria ogni accordo, rifiutandosi di spostarsi di un millimetro dalle sue richieste estreme che qualsiasi governo israeliano in Israele non sarebbe in grado di accettare - in primo luogo, che Israele si ritiri completamente da Gaza e porre fine alla guerra, cosa che permetterà ad Hamas di rinnovare il controllo militare di Gaza e di riorganizzarsi per il prossimo 7 ottobre, come aveva promesso di fare».

Un funzionario di Hamas ha dichiarato a Reuters che «l'ordine di Israele di evacuare Rafah costituisce una pericolosa escalation con conseguenze». Stamattina all’alba l'esercito israeliano ha emesso un appello affinché i residenti e gli sfollati lascino i quartieri orientali di Rafah e si dirigano verso quella che definiscono «una zona umanitaria ampliata» nel sud di Gaza. L'IDF ha specificato che si tratta di un'operazione di «di portata limitata mirata a spostare circa 100.000 persone». A questo proposito è possibile che non si arrivi ad un’invasione di massa dell’Idf a Rafah che potrebbe compiere azioni mirate. Un modo che accontenterebbe l’amministrazione americana contraria ad un attacco su larga scala e lo stesso vale per l’Arabia Saudita che resta sullo sfondo delle trattative.

Oggi pomeriggio, è pianificato un incontro a Gerusalemme tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il capo della CIA William Burns, secondo quanto riportato dal Times of Israel, citando una fonte ufficiale israeliana. Burns ha lasciato il Cairo ieri per dirigere a Doha per incontri con il primo ministro del Qatar, da dove si sposterà verso Israele.

Si è appreso dalla fonte militare che un quarto soldato israeliano è stato ucciso nell'attacco di Hamas avvenuto ieri presso il valico di Kerem Shalom. La vittima è Michael Rozel, 18 anni, della Brigata Nahal. Secondo l'IDF, ieri Hamas ha lanciato almeno 15 colpi di mortaio da una distanza di 300 metri da una zona umanitaria vicino a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Il bilancio attuale è di 4 soldati morti e 8 feriti. Il notiziario egiziano Al Qahera, che cita una fonte anonima di «alto livello», afferma che l'attacco mortale di Hamas al valico di Kerem Shalom di Gaza ieri ha causato un vicolo cieco nei colloqui per la tregua e il ritorno degli ostaggi. Viste le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu la sensazione è che le prossime 48-72 saranno decisive e ora la palla è tutta nel campo del leader di Hamas Ismail Haniyeh che si trova a Istanbul dal 20 aprile (ma pare sia li da molto prima). Questo perché il Qatar, dove ha sede la principale base americana in Medio Oriente, non è piu’ considerato sicuro dai leader di Hamas e visto che la Turchia è un paese membro della NATO, non è certo che Haniyeh tornerà a Doha.

I più letti

avatar-icon

Redazione

avatar-icon

Stefano Piazza