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Tecnologia

Fake news, il futuro sarà un incubo

Lo sviluppo della tecnologia rende semplice manipolare un video o clonare la voce altrui. Così le notizie false saranno ancora più credibili

Alle «fake news», alle notizie false che intasano la rete, si può ancora applicare la cautela del sospetto, la barriera dell’incredulità davanti a un articolo denso d’improbabile o d’assurdo. Filtro che cade di fronte all’evidenza di una prova: l’audio del politico che pronuncia parole dense di razzismo, il video dell’attrice famosa impegnata in attività a luci rosse, il filmato dell’amico, parente o conoscente che rapina, ammazza, si macchia di un crimine qualsiasi. Peccato che nel corso del 2018, in tanti casi, tali supporti digitali di verità potrebbero nascondere l’ennesima finzione. Creata ad arte, con strumenti tecnologici talmente raffinati da farla sembrare inappuntabile.

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Il business del posticcio

È l’effetto del lavoro di start-up quali Lyrebird, sovvenzionate da grandi investitori della Silicon Valley, capaci di sintetizzare timbro e sfumature di una voce per fargli pronunciare ogni frase scelta da un utente. Prova sul campo: un dialogo impossibile, efficace, tra Obama e Trump. Colossi informatici come Nvidia stanno invece dimostrando come l’intelligenza artificiale sappia generare volti di persone inesistenti, del tutto credibili. Possibili scopi d’eserciti d’identità fittizie? La rivista Scientific American ne documenta uno poco lusinghiero: l’invasione di recensioni di prodotti compilate da schiere di macchine robot. Dotate di un linguaggio raffinato (e, presto, di moltitudini di facce diverse), in grado di magnificare le virtù di un oggetto per orientare i nostri acquisti con l’inganno.

Anche il viso mente

Ed è sempre l’intelligenza artificiale, ci sono riusciti smanettoni un po’ perversi glorificati in rete, a trasformare star in pornostar, appiccicandone il viso a corpi non loro in contesti vietati ai minori. Un esercizio quasi innocuo rispetto a un software in sviluppo all’università di Stanford: una ricercatrice fa boccacce davanti a una webcam, sullo schermo le sue espressioni finiscono addosso a George Bush, Arnold Schwarzenegger o a uno sconosciuto qualunque. Nuove leggi, in questo scenario, possono poco. Quando volti, voce e mimica sono sotto scacco, si eleva l’inautentico, liberato da vecchi limiti, a consuetudine. Sancendone un’altra ancora più triste: quella di non poter credere più nemmeno ai propri occhi.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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