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Fake News: cosa prevede il disegno di legge del PD

I dettagli del provvedimento che porta la firma di Zanda e Filippin e prevede obblighi stringenti per i gestori delle piattaforme online

Le fake news sono diventate il tema cardine dello scontro politico in previsione delle prossime elezioni, mentre nelle aule parlamentari si sta discutendo il bilancio dello Stato, una delle leggi più importanti per il funzionamento della macchina democratica. La lotta alle notizie false è stata lanciata da Matteo Renzi che sabato dal palco della Leopolda ha annunciato la creazione di un osservatorio del Pd a uso e consumo del partito.

Ma intanto sul tema i parlamentari si muovono in ordine sparso. C’è chi vorrebbe aumentare i poteri dell’Agcom, chi sta preparando una proposta di legge e chi come Nunzia De Girolamo, ieri in una mail inviata a tutti i parlamentari, ha ricordato che c’è già la sua proposta pronta sulla quale convergere. In realtà ci sono diversi provvedimenti che giacciono nei cassetti delle commissioni con l’intento di contrastare la cattiva informazione online, educare alla rete e persino inserire delle sanzioni specifiche per chi spaccia notizie false.

Il provvedimento Zanda-Filippin

In queste ore, Luigi Zanda e Rosanna Filippin stanno redigendo un disegno di legge per la regolamentazione del fenomeno. La proposta Pd recante “Norme generali in materia di Social Network e per il contrasto della diffusione su internet di contenuti illeciti e delle fake news”, ancora non depositata, ma che Panorama.it ha avuto modo di consultare, prevede una maggiore responsabilizzazione dei social network che sono chiamati a dotarsi di procedure interne di eliminazione dei contenuti illeciti e di gestione dei reclami provenienti dagli utenti.

Il provvedimento, che si compone di 8 articoli, ricalca quello già adottato in Germania lo scorso giugno, proprio al fine di blindare la campagna elettorale. Lo scopo è quello di limitare fortemente la pubblicazione e la circolazione di contenuti che configurino delitti contro la persona e alcune altre gravi fattispecie di reato che potremmo definire complessivamente come delitti contro la Repubblica.

Questi ultimi vanno dall'istigazione a delinquere alla propaganda all'odio razziale, dai reati con finalità di terrorismo ai reati di frode e falsificazione di documenti e comunicazioni informatiche.

I principali obblighi per i gestori delle piattaforme riguardano:

  • la predisposizione di una procedura efficace e trasparente, accessibile a tutti gli utenti, per la gestione dei reclami relativi a contenuti illeciti che configurano alcuni gravi delitti contro la persona e contro la Repubblica;
  • la rimozione o il blocco di tali contenuti entro 24 ore;
  • la pubblicazione ogni sei mesi di un dettagliato rapporto concernente la gestione dei reclami ricevuti per contenuti apparsi sulle proprie piattaforme. Il rapporto pubblicato sulla home page del social network deve essere facilmente individuabile, direttamente accessibile e permanentemente disponibile. In caso di rimozione di contenuti illegali, il fornitore del servizio è, altresì, tenuto alla conservazione del contenuto rimosso quale materiale probatorio per un periodo di 10 settimane.
  • obblighi di comunicazione dei fornitori di reti sociali. Chi riceve più di cento reclami annui in ordine a contenuti illegali pubblicati sulle proprie piattaforme deve produrre un dettagliato rapporto semestrale sulla gestione dei reclami pervenuti, da pubblicarsi sulla Gazzetta Ufficiale e sul proprio sito web del social network entro il mese successivo alla scadenza del semestre di riferimento, pena una multa di 5 milioni.

Una proposta articolata quella a cui sta lavorando il Partito democratico, che sarà difficile portare a compimento.

Perché è così importante

Ma il problema resta. Se Luigi Di Maio ha invocato l’intervento dell’Osce per vigilare sulla campagna elettorale italiana e sulle fake news, manco fossimo un Paese del terzo mondo, e il Pd si sta agitando così tanto per trovare un argine al fenomeno è perché con la campagna elettorale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica non deve conoscere zone d’ombra.

Il tema è centrale soprattutto in un Paese dove il 70% degli italiani si informa attraverso internet e il 34% da Facebook o Twitter. Se fino ad oggi, di fronte ad un articolo sgradito politici e portavoce si sono limitati a chiedere una rettifica, contro le fake news non ci sono argini e la presa di coscienza odierna appare tardiva.

Però il tema è cruciale perché se la qualità dell’informazione concorre alla formazione dell’opinione pubblica e alla vita democratica di un Paese, è fondamentale soprattutto in vista delle elezioni mettere argine ad un fenomeno che rischia di minare gli strumenti base di questo processo a danno, prima di tutto, dei cittadini.

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Sara Dellabella