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(Ansa)
Economia

Il nuovo investimento sono i vini pregiati (anche per gli oligarchi)

Le sanzioni hanno sviluppato l'ingegno dei miliardari russi che stanno seguendo una tendenza cominciata anni fa. Le bottigle top rendono anche il 7% annuo e non temono crisi, guerre e pandemia

In un momento economicamente complesso come quello che si sta attraversando diversificare il portafoglio d’investimenti è essenziale per mettere al sicuro i propri risparmi. Oro, opere d’arte, platino e orologi pregiati vengono considerati beni rifugio per eccellenza, ovvero quei beni il cui valore intrinseco è di per sè non soggetto (o meno soggetto) alle oscillazioni di mercato.

Esiste, però, un altro bene rifugio ritenuto tale sin dalla notte dei tempi e cioè il vino. Una scelta che sta diventando preziosa in queste settimane anche per gli oligarchi russi che in giro per il mondo vedono bloccati i loro beni.

Vini pregiati da investimento, un mercato in crescita

Il mercato dei vini pregiati da investimento oggi come oggi è quanto mai in crescita con numeri da brividi.

Secondo il Knight Frank Luxury Investment Index - autorevole fonte che indica le tedenze del mercato - infatti il settore del vino pregiato ovvero del“fine wine” - ha registrato la crescita più alta tra gli investimenti nel lusso nel 2021 con un +16%. La percentuale si moltiplica se si tengono in considerazione gli ultimi 10 anni e raggiunge il +137%.

Sono diverse le motivazioni dietro a questo boom: in primo luogo il vino ha una bassa correlazione con i mercati economici più tradizionali, condizione che rende questo bene più resistente alle attuali problematiche legate al conflitto in corso come l’aumento dell’inflazione o la svalutazione dei rendimenti. Investire in vino significa, infatti, puntare su un prodotto a zero tasse sul capital gain, perchè il vino è un bene deteriorabile.

Storicamente viene considerato un bene rifugio addirittura più stabile e sicuro dell’oro e che genera profitti a partire da investimenti anche molto bassi. I vini pregiati, del resto, non hanno assistito a crolli nemmeno durante le maggiori crisi economiche e, secondo gli esperti, negli ultimi dieci anni gli indici dei vini da investimento hanno registrato guadagni medi del 7% all’anno.

Un mercato d’elite

Inoltre il mercato ha un’offerta di bottiglie pregiate necessariamente limitata. Non solo: quando una di esse viene aperta e consumata, l’offerta si riduce e, di conseguenza, sale il prezzo delle bottiglie rimaste sul mercato.

L’indice Liv-ex 100 - quello che misura l’andamento del mercato dei vini pregiati - nel 2021 ha registrato un boom con un +23% delle quotazioni e anche il 2022 si è aperto bene con una crescita dell’1,8% per il mese di gennaio.

A trainare l’incremento del settore da una parte si registra la crescita del consumo – soprattutto dei millennials neo-fruitori del mercato del lusso - delle etichette di pregio all’interno dei locali della ristorazione italiana (secondo Istat nel 2021 le vendite di food&wine hanno registrato un +22,3%) dall’altra la tendenza sempre più diffusa all’acquisto di bottiglie da investimento, ovvero di quelle etichette da mettere in cassaforte e da muovere sul mercato a seconda delle oscillazioni del periodo.

Come investire in vini pregiati

Per investire in vino, però, non basta andare nell’enoteca sotto casa e comprare la bottiglia più cara che si trova sugli scaffali, ma serve consapevolezza degli andamenti del mercato, nozioni di borsa e, all’occorrenza, un consulente finanziario che aiuti a districarsi nel labirinto di un mercato assolutamente di nicchia.

L’ investimento in vino può assumere forme molto diverse a seconda di quanto si è disposti a spendere. Per intenderci: la bottiglia di vino più costosa al mondo è un Domaine de la Romanée-Conti, Romanée-Conti Grand Cru del 1945 pagata 558.000 dollari. Per restare in Italia il vino più costoso viene dalla Toscana, per la precisione dall’isola del Giglio dove il Perseo&Medusa viene prodotto secondo la più antica tradizione della viticultura eroica e la bottiglia numero 3 di questo nettare di Toscana è stata battuta all’asta per 330mila euro. Ma esistono bottiglie di pregio il cui valore è inferiore ai 1000 euro e che tra 10 anni potrebbero valere 10 volte di più.

Al contrario di ciò che si può pensare, infattim, investire in vini pregiati non è un’attività elitaria, anche se ovviamente ad un investimento iniziale minore corrisponderà (salvo casi fortunati) un minore guadagno futuro.

Le etichette su cui puntare

Una delle modalità più comuni e sicure per investire in vini pregiati consiste nel puntare su etichette famose. Online esistono numerosi portali che indicano quali esse siano e quali sono le bottiglie più redditizie a seconda dell’annata di produzione. In linea generale i vini più sono “antichi” e più valgono.

Certo, oltre che comprarle le bottiglie bisogna conservarle al meglio e c’è da valutare bene le tecniche di conservazione perché il rischio è che le bottottigli mal conservate azzerino il loro valore. Le bottiglie devono essere conservate a temperatura costante, in orizzontale e in ambiente protetto. E’ consigliabile, poi, sottoscrivere un’assicurazione che possa proteggere l’investitore in caso di danni.

Il vino da investimento registra una rivalutazione consolidata dall’inizio del suo corso: circa +10% in 12 mesi e tra il +160% e il +192% in 10 anni.

I vantaggi burocratici e fiscali

Anche in termini burocratici e fiscali investire in vini pregiati ha i suoi vantaggi. Non esistono Iva e accise (grazie ad alcuni depositi di società terze nei loro magazzini fiscali); non vengono imposte tasse su eventuali profitti in caso di liquidazione delle collezioni di bottiglie. Il capitale viene considerato diretto possesso e la rendita supera il 7% annuo.

Le nuove prospettive del mercato

Si stanno, poi, affacciando sul mercato le prime edizioni limitate di bottiglie dove l’NFT (Non-Fungible Token) rappresenta l’etichetta del vino ed è realizzata da artisti digitali. Oltre a garantire l’autenticità della bottiglia, sarà possibile rivendere facilmente l’oggetto acquistato, scambiando l’NFT, perché il sistema di tracciamento della blockchain registra ogni transazione e aggiorna automaticamente il certificato di proprietà digitale della bottiglia. Si tratta di un mercato ancora in fase embrionale, ma già diverse cantine stanno iniziando a muoversi con iniziative innovative ad hoc.

“Investire nel vino pregiato permette di avere un punto di vista assai più ampio rispetto ai tradizionali investimenti in beni rifugio quali oro, orologi e diamanti – analizza Luigi Sangermano, imprenditore del lusso e AD di Laurent-Perrier Italia, prestigiosa maison francese di produzione e commercializzazione di champagne – Investire nelle etichette di alta gamma che possono essere consumate dai collezionisti rende il mercato molto più sicuro, quindi meno volatile e con capacità di rendimento a doppia cifra nel lungo periodo: il terribile conflitto in corso, paradossalmente, non creerà particolari problematiche a questo comparto, anzi. Nei prossimi anni ci sarà una bolla speculativa che farà nuovamente calare le quotazioni dei classici beni rifugio bruciando capitali e facendo calare drasticamente il numero di operazioni sul mercato. Il vino pregiato, al contrario, continuerà il suo percorso di crescita, magari rallentando, ma comunque senza mai fermare lo scambio e la crescita di valore”.

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Barbara Massaro