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Gli italiani devono al fisco 1000 miliardi di euro ma la riscossione è impossibile

Sono più di 7 milioni i cittadini che da anni ricevono cartelle esattoriali per debiti pregressi non pagati. E la riscossione non riesce mai a superare il 10% del dovuto

Gli italiani devono al fisco una montagna di soldi: 1.153 miliardi di euro a fine 2022, a fronte dei ruoli esattoriali emessi. È chiamato il “magazzino” della riscossione e il 90% è considerato dalla stessa Agenzia delle Entrate di recupero difficile, se non impossibile. Tradotto: si sa che c’è, ma è dato per perso. Lo Stato sa che non lo vedrà mai. Sono più di 7milioni gli italiani che ogni anno (da anni) ricevono una cartella esattoriale per debiti pregressi non pagati.

Da recuperare c’è una somma esorbitante, accumulata dal 2000, in oltre vent’anni. Perché tutto quello che non si riesce a riscuotere nell’immediato finisce nel “magazzino”, dove oggi ci sono oltre mille miliardi di euro, per oltre 170 milioni di cartelle di pagamento che contengono circa 290 milioni di singoli crediti affidatidagli enti creditori all'Agenzia delle entrate-Riscossione, per recuperarli da quasi 23 milioni di soggetti debitori. Dal 2000 il sistema di riscossione ha avuto in affidamento (da riscuotere) 1650 miliardi di euro e ne ha incassati solo 150 miliardi. L’arretrato (quel 1153 miliardi di euro) resta e il cumulo continua a crescere. Anche perché in 9 casi su 10 si tratta di riscossioni impossibili. Perché? Perché in quel “magazzino” ci sono 156 miliardi di debiti di società e ditte individuali fallite, 168 miliardi di cartelle esattoriali per soggetti deceduti e ditte cessate, 136 miliardi di debito di soggetti nullatenenti. Quindi è molto difficile pensare di arrivare a recuperare anche solo una parte degli euro dovuti. E la riscossione, 7 volte su 10 riguarda i cosiddettigrandi debiti, sopra i 500mila euro, quindi grandi evasori (da loro dovrebbero arrivare 328 miliardi di euro). Solo il 3,3% riguarda pacchetti di debiti sotto i 10mila euro. E nel 64% si tratta di persone giuridiche.
Di 1.153 miliardi di euro si prevede l’incasso realistico di solo di 114 miliardi, cioè il solo 10%. E così il “magazzino” cresce costantemente, di anno in anno, tanto che il direttore dell’agenzia delle Entrate Enrico Maria Ruffini ha definito qualche mese fa la situazione come “ingestibile”. Con un indice di riscossione medio negli ultimi vent’anni del 12/13% vuol dire che ogni 100 euro accertati (dovuti dai debitori), lo Stato ne incassa 12/13.Dopodieci anni, in media, si riesce a recuperare il 15%, dopo vent’anni il 30%.Ovvio che il magazzino cresce a dismisura e nelle casse dello Stato non rientra molto.

Perché non si riescono a recuperare i soldi? La Corte dei Conti ha spiegato che per riavere il dovuto, per esempio,da 13 milioni di contribuenti debitori servirebbero: 5 milioni di fermi amministrativi sui veicoli, 5 milioni di ipoteche sugli immobili, 6 milioni di pignoramenti presso i datori di lavoro o di pensione, 850 mila pignoramenti presso terzi, 13 milioni di analisi sull’anagrafe dei rapporti finanziari. Trenta milioni di atti. Impossibile.

A occuparsi del recupero è l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Quando ci sono mancati pagamenti di imposte e tasse si attiva edopo le azioni extra giudiziarie fallite, passa al pignoramento dei beni.Ma il Fisco, a differenza dei creditori privati come banche, condomini o soggetti privati, ha dei limiti.Ad esempio, non puòpignorare la casa, se il debito è inferiore ai 120mila euro e la somma degli immobili di proprietà è sotto tale soglia. E anche se il debito supera questo limite non può mai pignorare la casa seè l’unico immobile di proprietà del debitore (anche per quote), a patto che si tratti di un immobile di residenza, accatastato a civile abitazione e non di lusso. Ilpignoramento diretto sul conto correnteè in parte previsto, ma le procedure necessarie per richiederlo e attivarlo sono lente e complesse. L’Agenzia riscossione può accedere all’Archivio dei rapporti bancari e finanziari del contribuente e vedere quali sono gli intermediari che hanno rapporti con lui. E può chiedere agli intermediari un elenco dei beni e delle cose da loro dovute al debitore e ordinare di versare le somme dovute dal debitore. Per avere questo elenco però servono mesi e personale.

La riscossione delle tasse non pagate arranca ed è necessario da una parte eliminare nel “magazzino” le somme considerate ormai impossibili e velocizzare e semplificare il recupero corrente, evitando la crescita costante dello stesso “magazzino”. Nella riforma fiscale del governo c’è un capitolo che riguarda la riforma della riscossione. È saltata la idea del pignoramento sprint(cioè la possibilità di bloccare sul conto corrente dei debitori quanto dovuto), ma serve una rivoluzione della riscossione, per fare fronte a una situazione sempre più insostenibile.

Come fanno i nostri vicini? In Spagna (dati Fabi) l’agente della riscossione può accedere direttamente ai conti correnti dei debitori e può prelevare gli importi dovuti e bloccare i conti fino al saldo del debito. In Francia l’agenzia di riscossione manda l’avviso alla banca che è obbligata a dichiarare immediatamente il saldo dei conti correnti e a trasferire il dovuto al Fisco. In Inghilterra il Fisco può accedere direttamente ai conti correnti bancari dei cittadini debitori. Unico limite: se l’importo dovuto è minore di mille sterline.

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Cristina Colli