Sea, c’è paralisi in cabina di comando
Per la mancata nomina di un direttore generale anche le piccole decisioni devono passare dal Cda. Mentre incombe una supermulta dell’Europa
La guerra di posizione non ha mai conosciuto pace, semmai armistizio; ma il fondo F2i vuol contare di più nella governance della Sea, forte del suo 44 per cento del capitale; e il Comune di Milano, che possiede il 56, vuole arginarne al massimo le pretese. C’era un accordo non scritto, prima dello scontro sulla mancata quotazione della società che gestisce gli aeroporti milanesi, per il quale il capo di F2i Vito Gamberale avrebbe potuto indicare un direttore generale da "aggiungere" al capo-azienda, che tradizionalmente in Sea è il presidente, per dividersi i poteri, ma non è ancora stato nominato. E il direttore finanziario Michele Pallottini, gradito a F2i, ha ultimato il previsto biennio di incarico e andrebbe riconfermato o sostituito nel ruolo. Ma niente di tutto questo è accaduto.
Colpa di Pietro Modiano, il presidente e direttore generale insediato dal comune nel giugno del 2013, mettendo d’accordo tutti, compreso Gamberale, che ottenne la testa del predecessore Giuseppe Bonomi e votò a favore del sostituto, apprezzandolo da sempre?
Colpa no, ma certo Modiano ha avuto, finora, altro da fare: cercare, cioè, di salvare la Sea dai 460 milioni di euro di multa che l’Unione europea le ha inferto per il caso Sea Handling. La società, al 100 per cento controllata da Sea, è stata ricapitalizzata (il codice civile lo impone) perché continuava a perdere. Ebbene, queste doverose ricapitalizzazioni sono state considerate "aiuti di Stato" da Bruxelles, che ha comminato la maxisanzione. Modiano ha riallacciato le trattative, peraltro già tentate da Bonomi, per far ragionare i censori comunitari e pare che tra un paio di settimane si arrivi al verdetto. Qualora confermasse la sanzione, altro che governance: la Sea sarebbe da tenda a ossigeno. Se la sanzione verrà invece cancellata o molto ridotta, com’è probabile, Modiano sarà santo subito.
Il tutto, mentre l’impasse nella governance costringe la Sea a ordini del giorno chilometrici di ogni riunione di consiglio, per mancanza di sufficienti "demoltipliche" delle deleghe gestionali. E mentre il possibile ingresso dell’Etihad nell’Alitalia getta ombre sul futuro di Malpensa.