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(Ansa)
Economia

Pil (primo trimestre) -0,5%. Siamo in recessione, tecnica

La frenata violenta dell'economia viene confermata dai numeri. E l'uscita sembra molto faticosa

Gli effetti della guerra in Ucraina sull’economia iniziano a farsi sentire concretamente: nel primo trimestre dell’anno il Pil dell’Italia si è contratto di poco più di mezzo punto percentuale rispetto al periodo precedente. A rivelarlo, durante il suo intervento al congresso dell’Acri – l’associazione che riunisce le fondazioni di origine bancaria - è stato il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini. Per il banchiere centrale "anche in Italia il prodotto stava già decelerando nell'ultimo trimestre dell'anno scorso, frenato dal ristagno dei consumi delle famiglie e dal contributo negativo della domanda estera netta".

In un primo momento, ha aggiunto Signorini, “il calo è stato causato soprattutto dalla rapida diffusione dei contagi della variante Omicron del coronavirus, meno devastante delle precedenti in termini di conseguenze sanitarie gravi, ma più facile alla trasmissione, con una significativa perdita di giornate di lavoro". Poi è arrivata l’invasione russa dell’Ucraina. “Dopo il 24 febbraio, gli ulteriori rincari delle fonti energetiche e le incertezze sul relativo approvvigionamento - particolarmente accentuate in paesi come l'Italia e la Germania, molto dipendenti dal gas russo - hanno appesantito ulteriormente il clima congiunturale. I dati ad alta frequenza segnalano diminuzioni sia nell'attività manifatturiera, sia in quella nei servizi. In quest'ultimo comparto il calo sarebbe connesso con l'indebolimento della spesa delle famiglie".

Famiglie che stanno pagando un prezzo molto alto per l’aumento dell’inflazione. Il loro potere d’acquisto, ha sottolineato Signorini, “comincia a essere intaccato dalla crescita elevata dei prezzi al consumo" di energia e alimentari. Per il direttore generale di Bankitalia “difficoltà immediate possono manifestarsi per le fasce di reddito più basse, la cui propensione al consumo è più elevata, e le disponibilità liquide più contenute". In molti Paesi d’Europa, ha ricordato Signorini, “si stanno adottando provvidenze per mitigare l'effetto dei rincari energetici sulle famiglie e sulle imprese. Esse assumono spesso la forma di riduzioni delle tasse gravanti sui prodotti energetici, o di altri meccanismi intesi a contenere il rincaro degli stessi”. Secondo Signorini “è giustificato moderare punte estreme e temporanee; in prospettiva, tuttavia, occorrerebbe a mio avviso concentrare le risorse pubbliche disponibili, più che sui prezzi in sé, sull'obiettivo di sostenere, in un'ottica di emergenza, il reddito delle famiglie e delle imprese più colpite, mitigando le conseguenze sociali dello shock". Non bisogna dimenticare, infatti, che “i rincari del gas e i rischi relativi alla sua disponibilità colpiscono le imprese la cui produzione dipende in misura maggiore dal consumo di energia”.

E l’ipotesi di un graduale distacco dell’Italia dalle forniture di gas russo pone diversi interrogativi. La sostituzione "su vasta scala" del gas dalla Russia con "altre fonti energetiche richiede anche nette, urgenti decisioni pubbliche", ha affermato Signorini. “Pur riconoscendo la difficoltà di formulare vere e proprie previsioni in un momento come questo, il Bollettino economico in uscita ipotizza tre scenari di gravità crescente, da una rapida risoluzione del conflitto fino a un suo protrarsi per parecchi mesi, accompagnato - nell'ipotesi più severa - da un taglio totale delle forniture di metano dalla Russia fino alla fine dell'anno". Per il banchiere centrale "I modelli, per quello che possono valere in condizioni in cui i parametri stimati in passato potrebbero rivelarsi inadeguati, prevedono solo in quest'ultimo caso - cioè nello scenario più severo - una diminuzione del Pil tra quest'anno e l'inizio del 2023, nel complesso prefigurando una notevole resilienza del sistema produttivo". Inoltre, "lo scenario più severo presuppone che sia possibile sostituire fin dall'inizio i due quinti del gas russo attualmente importato, e che per la fine dell'anno il problema dell'approvvigionamento di gas sia risolto, o con la ripresa delle forniture, o con una sostituzione su più vasta scala con altre fonti energetiche”.

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Chiara Merico