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(Ansa)
Economia

Alta tensione tra Sindacati e governo su opzione donna

Il nodo pensioni al femminile al centro dell'incontro di ieri con Cgil, Cisl e Uil, che non ha avuto esito positivo

Riformulazione di opzione donna, valorizzazione della maternità e pensione di garanzia per chi ha percorsi professionali discontinui. Questi i temi al centro del dibattito di oggi tra sindacati e ministero del Lavoro che hanno iniziato a creare tensioni fra le due controparti. Ma andiamo con ordine.

Su opzione donna Cgil, Cisl e Uil si aspettavo di ricevere delle risposte concrete da parte del ministero del Lavoro. Cosa che non è avvenuta. «La ministra del Lavoro si era impegnata a portare una proposta di provvedimento in quella stessa giornata (primo incontro del 19 gennaio) in Consiglio dei Ministri. Non è successo nulla e oggi c’è stata la semplice riproposizione di una generica volontà di affrontare la questione». Per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, opzione donna è una misura parziale e particolarmente penalizzante, ma un intervento correttivo, oltre a dare una risposta alle oltre 20mila lavoratrici che mediamente ne fanno richiesta, avrebbe rappresentato un primo, timido passo per dare credibilità al confronto complessivo sulla previdenza. Dal confronto è emerso come attualmente l’Esecutivo sta lavorando per modificare l’attuale impostazione di opzione donna «ma non ha specificato se si tratta di un'ulteriore modifica o del ripristino delle condizioni originari. Il governo - precisa il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri - si è impegnato a modificare l'attuale norma e a darci risposta nelle prossime ore, nei prossimi giorni perché si stanno confrontando tra ministero del Lavoro e dell'Economia. Sulla stessa linea di attesa anche il segretario della Cisl, Ignazio Ganga, che se da una parte vede positivamente l’apertura del governo a rivedere opzione donna, dall’altra ribadisce di essere in attesa «di un riscontro più dettagliato che risponda alle aspettative sindacali».

Sempre sulle donne l’Esecutivo sta studiando altre due misure. La prima riguarda la possibilità, per le donne, di accedere al pensionamento, con 4 mesi di anticipo per ogni figlio avuto. Ipotesi che sarà al centro, in tempi rapidi, di un incontro di valutazione sulla fattibilità con il Mef. L’idea è dunque quella di «allargare - specifica la Cgil - a chi sta nel sistema misto la portata di una norma che già esiste per chi rientra nel contributivo puro». E la seconda ipotesi riguarda la possibilità di eliminare o ridurre il tetto minimo di 1,5 volte l'assegno sociale fissato per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo che finisce con il penalizzare i lavori frammentari, e le donne in particolare.

Oltre alle donne nell’incontro di ieri si è anche iniziato a parlare dei giovani e della loro situazione previdenziale a singhiozzo. L’idea dei sindacati, presente anche sul manifesto presentato al ministero del Lavoro durante il primo incontro, è quella di creare una pensione di garanzia in modo da agevolare chi ha dei percorsi professionali discontinui ad ottenere una pensione dignitosa a fine età lavorativa. Il focus di questa misura sono specialmente i giovani perché, a causa di un mercato del lavoro non propriamente in piena salute, sono costretti a “saltare” da un lavoro all’altro passando anche per periodi di inattività che portano a un non versamento contributi. Argomento, fanno sapere i sindacati, di cui si discuterà più avanti con il governo.
E infine il ministero del Lavoro ha confermato la volontà di creare una commissione sulla sostenibilità della spesa pensionistica, che andrà ad analizzare una possibile suddivisione fra previdenza e assistenza nel bilancio dell'Inps.

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Giorgia Pacione Di Bello