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Economia

I Paradisi Fiscali sono sempre di meno ma sempre più pieni di soldi nostri

Lista ridotta da 17 a 12 ma dentro ci sono ben 200 miliardi di soldi Made in Italy

I paradisi fiscali “cattivi” da 17 diventano 12. Il Consiglio europeo ha infatti aggiornato la blacklist, togliendo dall’elenco dei Paesi che si discostano dagli standard richiesti e dove chi sposta i soldi evita di pagare le tasse che dovrebbe nel proprio Stato. Non poca cosa visto che la ricchezza finanziaria offshore ha raggiunto nel 2022 i 12 trilioni di dollari a livello globale. Guardando alla sola Italia si tratta di quasi 200 miliardi di euro, quasi il 10% del Pil nazionale.

La lista di giurisdizioni non cooperative esiste dal 2017, dopo scandali come Panama Papers. È l’elenco stilato da Bruxelles dei Paesi a tassazione agevolata dove chi vuole evadere trasloca. Le sanzioni contro i paradisi fiscali possono arrivare ad includere il congelamento dei fondi europei. La lista è fatta basandosi su diversi parametri fiscali che determinano il rischio potenziale dei vari Stati: trasparenza sulle informazioni fiscali, assenza di misure in antitesi ai trattati BEPS, facilitazione o meno di installazione di strutture offshore. L’aggiornamento di questi giorni ha fatto uscire dalla blacklist Bahamas, Belize, Seychelles e le Isole Turks e Caicos. Ora restano in 12: le isole Samoa e le Samoa americane, le isole Anguilla, Antigua e Barbuda, Figi, Guam, Palau, Trinidad e Tobago, le Isole Vergini americane, Panama, Russia e l’arcipelago di Vanuatu. Le organizzazioni impegnate per la giustizia fiscale protestano parlando di una “lunghezza disarmante della lista” con solo 12 Stati. Ma quello che balza agli occhi è che nella “lista dei cattivi” ci sono, da sempre, illustri assenti. Dalle Isole Cayman alle Bahamas, da Bermuda a Jersey. E soprattutto manca completamente un pezzo di mondo, quello vicino a casa: Lussemburgo, Malta, Irlanda, Cipro, Paesi Bassi… Le giurisdizioni europee non sono neanche prese in esame al momento di fare la blacklist. Eppure, secondo i dati del Global Tax Evasion Report degli oltre 180 miliardi offshore degli italiani il 33,8% è nelle aree fiscali protette dentro l’Europa.

Dal 2016 al 2022 c’è stato un boom dell’offshore italiano: 159 miliardi di euro, un incremento del 144% (dati EuTax Observatory). Complessivamente si tratta di quasi 200 miliardi di euro fuggiti alla tassazione italiana. 181 miliardi sono nelle banche offshore (liquidità o attività finanziaria), circa 15,5 miliardi è impiegata nell’immobiliare in Costa Azzurra, Parigi e Londra, Dubai e Singapore. Dove sono questi 181 miliardi di euro? Il 45,5% è in Svizzera, il 33,8% nelle aree “protette” dell’Unione Europea, il 14,6% nelle zone offshore asiatiche e il 6% in quelle americane.

Fuga dei capitali offshore significa meno gettito fiscale e concorrenza distorta. Sono 200 miliardi di euro. Quasi quattro volte i fondi pubblici per la scuola e quasi due volte la spesa sanitaria italiana. E pensare che la maggior parte dei patrimoni volati nei paradisi fiscali è detenuta da persone fisiche: otto casi su dieci.

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Cristina Colli