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Economia

Mutui: sempre più italiani scelgono di rinegoziare

Schiacciati da rate che sono lievitate anche del 66%, non resta altro da fare. E il numero di mutui rinegoziati è triplicato nel 2023

Fuga dai tassi variabili. Eh sì, è un fuggifuggi di massa quello degli italiani, schiacciati da rate che sono lievitate anche del 66% da inizio 2022, con l’aumento continuo dei tassi d’interesse decisi da Francoforte. Se hai una rata che da 456 euro al mese è passata a quasi 800 euro, cosa fai? Fuggi, o meglio rinegozi. E infatti nel 2023 sono triplicati in Italia i mutui rinegoziati. Ma, altro impatto della politica monetaria, con lo stesso mutuo oggi ci possiamo permettere 12 metri quadrati in meno (una grande stanza in meno) nella casa dei sogni.

Parola d’ordine rinegoziare dunque. Nel 2023 l'ammontare dei mutui rinegoziati è stato di 17,4 miliardi euro, ben superiore ai 5,1 miliardi nei primi 9 mesi del 2022. Le famiglie vanno in banca e chiedono: allungamenti, passaggi da variabile a fisso, revisione del tasso di interesse. Nel nostro Paese (dati Abi) i numeri sono record: a fronte di un valore per l'Italia del 34,4%, l'incidenza delle rinegoziazioni sul totale delle nuove erogazioni nell'area dell'euro è del 24,4%. Perché questa differenza? Inflazione impattante e maggior propensione nel nostro Paese all’acquisto della casa, rispetto per esempio al mondo anglosassone. I mutui a tasso fisso, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia sono il 63%, gli altri sono a tasso variabile. La politica monetaria della Bce si fa sentire, gli effetti si vedono chiaramente sul lungo in questi dati.

Le conseguenze? È evidente l’impatto nelle tasche delle famiglie, che hanno visto le rate mensili crescere di oltre il 60%, ma è evidente anche nel mercato immobiliare. Innanzitutto, sono cambiate le compravendite. Nei primi sei mesi dell’anno le erogazioni dei mutui sono calate del 29,9% Con i tassi di interesse a questi livelli gli italiani chiedono meno mutui e le banche sono più caute a concederli (stretta sui criteri). Ma i dati evidenziano anche che la contrazione delle compravendite rallenta con numeri diversi (-16%). Quindi al momento il mercato immobiliare si regge in gran parte su chi può/riesce a comprare casa senza accedere a un mutuo. E, secondo grosso cambiamento, chi invece chiede aiuto alle banche (tasso fisso o variabile che sia) oggi compra una grande stanza in meno rispetto al 2022. Con un prestito fisso a 30 anni si acquistano a Milano 33,8 metri quadrati, erano 46,6 a gennaio dell’anno scorso. Sono 12,8 metri quadrati in meno che significa 27,5% in meno di potere d’acquisto. A Roma con la stessa rata e lo stesso tipo di mutuo si perdono 16 metri quadrati (22,7% in termini di potere d’acquisto).

E a soffrire non sono solo le famiglie, che si siedono a rinegoziare le rate, ma anche le imprese. I dati della Cgia di Mestre parlano chiaro: in un anno (agosto 2022-agosto 2023) i crediti concessi dalle banche alle aziende italiane sono diminuiti del 7,7%. La riduzione dei finanziamenti alle realtà imprenditoriali con meno di venti addetti è stata dell’8,7%, per quelle più grandi del 7,5%. Una contrazione di 55,8 miliardi di euro.

Contrazione del mercato dei mutui, attenuazione della politica monetaria dei falchi a Francoforte, inflazione in discesa… Il quadro e le previsioni degli esperti fanno intravedere un’inversione di rotta nel 2024 per le rate dei mutui. Ma occhi puntati sul 14 dicembre, prossima riunione della Bce. Christine Lagarde annuncerà di nuovo uno stop (come a ottobre) o un nuovo rialzo, l’undicesimo?

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Cristina Colli