Le esportazioni italiane sono cresciute, permettendo la tenuta della nostra manifattura
(Ansa)
Economia

Italia, export da record, meglio di Francia e Germania

Altro che crisi e recessione. Un altro indicatore della nostra economia fa ben sperare in vista del 2023

Il made in Italy nel 2022 ha fatto un balzo del 20%. Un successo storico, in un anno in cui è successo di tutto: crisi geopolitica, energetica, boom dell’inflazione. Le esportazioni italiane sono cresciute, permettendo la tenuta della nostra manifattura. Ma accanto alla crescita del 20% si è registrato un forte aumento (+36%) delle importazioni (per maggiori acquisti di prodotti energetici). Risultato? Disavanzo commerciale di 31 miliardi di euro.

Made in Italy da record vuol dire balzo del 20% nel 2022, con un incasso in più per le imprese di 104 miliardi di euro. L’export tricolore ha raggiunto un dato storico 625 miliardi di euro (i 600miliardi non erano mai stati superati). Una crescita trainata in particolare dalle vendite di beni di consumo non durevoli e beni intermedi spiega l’Istat.

A dicembre 2022 si era registrato un lieve rallentamento delle esportazioni italiane (+13,5%) ma era stato comunque il 14esimo mese consecutivo in crescita tendenziale a doppia cifra. Per trovare l’ultimo dato negativo dobbiamo andare a febbraio 2021. L’export ha permesso la tenuta della nostra manifattura nel 2022, nonostante la guerra, la corsa di inflazione e tassi di interesse, l’aumento dei costi dell’energia. I dati ci dicono che le imprese italiane hanno avuto la capacità di traslare sull’estero l’impennata dei prezzi. E i numeri sono tanto più rassicuranti se paragonati con quelli dei nostri diretti partner-concorrenti. Roma ha fatto meglio di Parigi e Berlino quasi in ogni settore: Italia + 20%, Francia 18,6% e Germania ferma al 13,7% (la peggiore tra i paesi Ue, paga il cattivo andamento della chimica e dell’auto).

Per quanto riguarda i settori la crescita a doppia cifra si è registrata in ogni comparto ad eccezione dell’auto. Tra i settori trainanti la farmaceutica, i prodotti alimentari e bevande, quelli del settore metalli, i macchinari, il tessile, l’abbigliamento e la chimica. Altro aspetto positivo e che fa ben sperare è la collocazione geografica del made in Italy: +20% sui mercati europei (+19,7%), ma anche su quelli extra europei (+20,2%). L’equilibrio tra i due mercati non era consuetudine per l’Italia ed è un aspetto che fa vedere rosee le prospettive per il 2023 agli analisti.

Ma a fianco del boom dell’export c’è stato anche un forte aumento delle importazioni. Come in tutta Europa abbiamo dovuto, a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia, importare e gli acquisti sono lievitati del 36% arrivando a 656 miliardi. E così il saldo 2022 chiude in rosso per 31miliardi (era dal 2011 che non c’era il segno meno). Le prospettive per il 2023 sono però positive.

Negli ultimi mesi dell’anno scorso, infatti, il saldo è tornato attivo, quando il costo dell’energia ha ricominciato a tornare su numeri normali. Per questo si prevede per le importazioni del 2023 un miglioramento, nelle prossime rilevazioni, tenendo conto della riduzione dei valori del gas nelle quotazioni di Amsterdam (dove siamo arrivati ai minimi, a 50 euro).

E l’export nel 2023? A tirare sarà soprattutto la meccanica strumentale (rapporto Sace) verso Arabia Saudita, Colombia, Emirati Arabi Uniti, India, Messico, Spagna e Stati Uniti. Si stima un +23,3% verso gli Emirati Arabi. Nel 2023 la sorpresa sarà l’America Latina. Messico e Colombia sono al secondo e terzo posto nella classifica dei Paesi più attraenti per l’export tricolore. Si prevede un +4,5% per il Messico e un + 7,1% per la Colombia.

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Cristina Colli