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Economia

Annata record per l’export agroalimentare italiano

I dati del primo semestre sono davvero notevoli: +21%: e ci sono ragioni chiare

Con un balzo del +21% è di nuovo record per l’export agroalimentare italiano nei primi sei mesi del 2022. Dopo i 52 miliardi di euro di export nel 2021, ora se il trend dovesse essere confermato nel 2022 si arriverebbe ad un valore dell’export superiore ai 60 miliardi di euro, record storico per i prodotti made in Italy agricoli. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi sei mesi del 2022. Quindi, «nonostante i mesi di guerra le esportazioni alimentari nazionali sono in aumento - rileva Coldiretti - sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021, spinti anche dall’euro debole sui mercati extra Ue».

La Germania resta il principale mercato di sbocco in aumento a gennaio-giugno del 14,8%, davanti agli Stati Uniti, in salita del 21,2% mentre – sottolinea la Coldiretti – la Francia si piazza al terzo posto ma mette a segno un tasso di crescita del 20,6%. Risultati positivi - precisa la Coldiretti – anche nel Regno Unito con un +22,6% che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Balzo a doppia cifra anche nella Turchia di Erdogan (+29,3%) mentre è dato negativo in Cina con un calo del 26,9% e in Russia con un - 17% fra sanzioni e guerra.

A trainare il Made in Italy nel mondo, secondo i dati del rapporto Coldiretti, ci sono prodotti base come il vino che guida la classifica dei prodotti Made in Italy più esportati, seguito dell'ortofrutta fresca. Insomma il made in Italy continua a piacere all’estero, e malgrado tutti i problemi legati al clima, rincari energetici e condizioni geopolitiche instabili, le vendite di prodotti agricoli sembrano non risentirne affatto, ma anzi continuano a macinare record su record.

“Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo», ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. Analizzando i dati nel dettaglio si evince come ad aprile ci sia stata una netta accelerazione dell'export verso quasi tutti i paesi con la chiara eccezione della Russia e quella della Cina.

«Un risultato — ha tenuto a sottolineare il sottosegretario all’agricoltura Gian Marco Centinaio — che premia il lavoro delle imprese e le politiche portate avanti in questi mesi e che dimostra che nel mondo c’è sempre più voglia e richiesta di cibo italiano, sinonimo di un vero e proprio stile di vita e garanzie di qualità, bontà e sicurezza». Ma non è proprio tutto oro ciò che luccica come tiene a sottolineare con panorama lorenzo Bazzana, responsabile economico della coldiretti, perchè se è vero che il trend è sicuramente positivo, segno tangibile che il made in Italy tira ancora parecchio, i risultati si riferiscono ai raccolti del 2021 e guardando invece quelli del 2022 la situazione non è altrettanto rassicurante “ Il settore ortofrutticolo è in grande sofferenza sia per gli aumenti dei costi di produzione e sia per la diminuzione del 15/20% della resa dei raccolti. I produttori soffrono per la loro sostanziale impossibilità a coprire gli aumenti a causa di prezzi di produzione decisi da altri sui quali loro non possono fare molto. Il frumento in questi primi sei mesi dell’anno sia quello tenero che quello duro è in grande sofferenza e i raccolti sono in calo del 20/30% rispetto all’anno passato. Probabilmente occorrerà approvvigionarsi all'estero per coprire le deficienze della nostra produzione. Ma questo determinerà un ulteriore lavoro di trasformazione da parte dei produttori italiani che è un'attività molto energivora. E si avrà quindi un ulteriore aggravio nei costi di produzione, già saliti moltissimo in questi primi mesi del 2022.”

Ecco allora che i dati sicuramente incoraggianti sull’export record di questi primi sei mesi, in prospettiva rischiano di essere dati in chiaroscuro, se si considera che gli effetti della guerra in Ucraina, del rincaro delle materie e del clima impazzito faranno sentire i loro effetti tra 3 o 4 mesi.

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Vincenzo Caccioppoli