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Economia

L'impatto economico di East Med, il nuovo gasdotto che passa per l'Italia

Oltre a rilanciare le rotte mediterranee, il nuovo condotto ridurrà la dipendenza europea dalle importazioni di energia russa

Collocato a circa 130 chilometri di distanza dalle coste israeliane, il cosiddetto Leviatano è il giacimento di petrolio e di gas più grande del Mar Mediterraneo ed è al centro di una rivoluzione geopolitica che potrebbe segnare la storia del Medio Oriente nei prossimi decenni.

Le potenzialità del gasdotto East Med

Un passo fondamentale per consentirne lo sfruttamento è stato fatto alla fine di aprile, quando è stato siglato l'accordo dai Paesi interessati (oltre a Israele, Cirpo, Grecia e Italia) per la realizzazione di un nuovo gasdotto, denominato East Med. La nuova linea di trasporto di gas correrà per circa 1300 km off-shore attraverso il Mediterraneo, passando vicino alle coste dell'isola di Creta e poi lungo una linea di superficie a terra attraverso circa 600 km in superficie per attraversare la Grecia e l'Italia. Si tratta di una infrastruttura che avrà un costo stimato di quasi sei miliardi di Euro e la capacità di trasportare inizialmente dieci miliardi di metri cubi di gas, che potranno crescere fino a venti negli anni successivi al completamento dell'opera. Si tratta di un'opera colossale, visto che il tratto sottomarino sarà il più lungo mai realizzato e che sarà collocato a una profondità record di tre chilometri. Il progetto dovrebbe essere realizzato dalla società italiana Edison, controllata dalla francese Edf, in collaborazione con la greca Depa.

L'impatto geostrategico del nuovo condotto

Come spiega Valeria Termini, Commissario dell’Autorità per l’Energia elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (Aeegsi), sulle pagine di Affari Internazionali, l'importanza del nuovo gasdotto è molteplice. In primo luogo, la sua realizzazione trasformerà Tel Aviv in un attore di primo piano nel grande gioco dell'energia mondiale. Fino a poco tempo fa, infatti, Israele aveva dovuto ricorrere all'importazione di petrolio e all'impiego di energie alternative (nucleare in primis) per il proprio approvvigionamento. Ora la situazione è destinata a cambiare, con il gas israeliano che presto scorrerà verso i mercati europei.

In secondo luogo, la possibilità di contare su Israele ridurrà la dipendenza dal petrolio russo di alcuni Paesi UE, i quali si sono trovati in una situazione molto difficile in occasione dell'invasione russa della Crimea, quando hanno avuto le mani quasi legate per reagire all'espansionismo del Cremlino. È altrettanto vero, però, che i costi di trasporto del gas israeliano saranno significativamente più elevati di quelli dal gas russo e che la differenza di prezzo tra i due prodotti potrebbe comunque lasciare alla Russia molti margini di manovra.

Cosa cambia per l'Italia

Anche per l'Italia dovrebbero esserci notevoli vantaggi. Il transito del gas sul nostro territorio sarà facilitato dagli investimenti realizzati da Snam Rete Gas e consentirà al nostro Paese di contribuire in maniera significativa alla strategia di diversificare le fonti energetiche lanciata da un paio d'anni e volta anche a consolidare la sicurezza complessiva dell'area europea. Giocando un ruolo fondamentale nell'East Med, inoltre, l'Italia si candida a diventare un Paese chiave nel rilancio delle rotte mediterranee.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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