Carlo Tavarez Stellantis
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Tavares, il futuro di Stellantis e l'Economia Circolare

L'apertura dell'Hub a Mirafiori rappresenta solo il primo passo. Ecco le strategie delineate dal Ceo partendo dalle 4 'Erre': Reman (rigenerazione), Repair (riparazione), Reuse (riutilizzo) e Recycle (riciclo)

Non solo il nuovo Hub di Economia Circolare a Mirafiori, il primo aperto di una serie che non si fermerà a Torino. Il Ceo di Stellantis, il portoghese Carlo Tavares ha utilizzato la tappa torinese per delineare il futuro strategico del Gruppo, partendo proprio da questo Hub tecnologicamente avanzato di 73.000 metri quadrati, nato in una struttura riconvertita, per mettere in atto quell’approccio sostenibile alla produzione e al consumo del quale tanto si è detto. Un approccio a 360 gradi basato sulla strategia delle 4R: Reman (rigenerazione), Repair (riparazione), Reuse (riutilizzo) e Recycle (riciclo).

Il business dell’Economia Circolare ricopre un ruolo fondamentale nell’obiettivo di Stellantis di diventare un’azienda a zero emissioni nette di carbonio entro il 2038. Si stima che la business unit di Economia Circolare genererà oltre 2 miliardi di euro di ricavi entro il 2030.

“Il mondo sta cambiando, stiamo passando dall’efficienza all’efficacia, da un’economia lineare ad una circolare. Il nostro Hub di economia circolare a Mirafiori è la prima dimostrazione concreta che c’è una nuova economia, che toglie pressione al pianeta, che porta una nuova stabilità alle forniture delle materie prime, una società più stabile e un business completamente nuovo che è profittevole e quindi sostenibile. In questo business vincono tutti, ecco perché sono così entusiasta. È un passo concreto e state solo vedendo l’inizio”.

Ha parlato di un business più profittevole della media dei vostri business. È sicuro?

“Si, assolutamente. Ci sono tante tensioni sulle forniture dei materiali critici. Quando però inizi a riutilizzare una parte di quei materiali che già hai, a rigenerarne altri, riciclarne degli altri ancora, alla fine trasformi ciò che hai e non hai bisogno di comprare dell’altro. Questo elimina gli alti e i bassi dell’inflazione dei costi dei materiali e porta una maggiore stabilità ai business e alla società. Viviamo in un mondo caotico che ha bisogno della profittabilità dell’economia circolare capace di creare valore”.

C’è la possibilità per l’Hub di accogliere componentistica non del vostro gruppo?

“Dice che con i nostri 15 marchi non abbiamo lavoro a sufficienza? Al momento siamo abbastanza occupati ma la porta è aperta a tutti”.

Le 550 risorse dell’Hub di Mirafiori da dove arrivano?

“Dai nostri stabilimenti italiani, con una precedenza a quello di Mirafiori. Lo stabilimento è pronto ad accogliere quanti vorranno imparare le tecnologie del futuro”.

È prevista l’apertura di altri Hub?

“A Torino trovate il primo al mondo, sulla base di quello che impareremo qui ne apriremo altri tre, rispettivamente in America Latina, nel Nord America e nell’Africa Mediorientale. La sequenza non è detta, in questi casi la logistica è fondamentale e poi parliamo di modelli di business che potrebbero essere diversi. Il metodo che funziona qui non è detto che sia performante allo stesso modo anche in Africa. Alla base resta la volontà di estendere la vita delle nostre auto e dei loro componenti”.

La forte competizione con la Cina per quanto riguarda le batterie è forte. Questo nuovo approccio vi permetterà di tornare competitivi?

“La volatilità del costo delle materie prime rende i prodotti elettrici meno accessibili. L’inflazione delle materie prime è un grosso problema. Soprattutto quando il tuo interlocutore è la classe media. Nella struttura dei costi delle batterie, la voce più importante è quella dei materiali critici. Se si riescono a riutilizzare in una maniera efficiente, senza dover ogni volta comprarne di nuovi, si abbasserà ovviamente il costo delle batterie e nel mentre avrai ridato vita al nickel, alla manganese e al cobalto. Possiamo riportare questi materiali alla manifattura delle batterie, parliamo di batterie che pesano 500 kg: è una parte grande dell’auto.

Se si riduce il costo di produzione di una vettura perché ricicliamo i materiali critici, allora le auto elettriche saranno più accessibili e sappiamo che la società ha bisogno di auto che siano sicure ed economiche. Alcune settimane fa abbiamo presentato la nuova Citroën C3, sarà venduta a 23.000 euro, il modello entry level è sotto i 20.000 euro, siamo in grado di parlare di veicoli elettrici accessibili. Questa è un’ottima notizia per tutti”.

Visto il vostro memorandum d’intesa con la CATL c’è la possibilità che costruiate con loro una fabbrica di batterie in Europa?

“Assolutamente sì. Questo accordo strategico prevede sia la possibilità di costruire celle e batterie, che sono le più economiche al mondo, sia la possibilità di sviluppare con questa società, leader nelle tecnologie di batterie, le tecnologie del domani che ci permetteranno di ridurre il peso delle batterie e quindi anche i costi, abbassando ulteriormente i prezzi dei veicoli e questo è esattamente ciò che vuole il consumatore”.

Perché è rallentata la vendita di auto elettriche?

“Quando nel mondo Occidentale, in Europa, i governi eliminano i sussidi la domanda si abbassa, e questo accade a partire dall’Italia, ma vale anche in Germania o in Scandinavia. La percezione è che l’elettrico costi troppo e questo corto circuito oggi riesci a correggerlo solo se entrano in gioco i sussidi, rendendo l’elettrico accessibile.

Alcuni governi tentennano quando si tratta di mettere in campo dei sussidi o semplicemente non hanno budget per sostenere la transizione. Noi di Stellantis stiamo creando un ecosistema stabile per arrivare prima della concorrenza agli obiettivi che ci siamo prefissati nel piano strategico Dare Forward 2030. La nostra è una scelta strategica, ecco perché i nostri veicoli devono essere accessibili”.

Ha parlato di diritto alla mobilità.

“Certo. Quando decidiamo di buttare via un’auto, stiamo prendendo una decisione economica. Se riduco il prezzo dei pezzi di ricambio, perché riciclo e rigenero, il prezzo della sostituzione di un motore, per fare un esempio, sarà più accessibile perché ricondizionato e questo ti porterà a tenere il veicolo di più, allungando la vita di quell’auto. Per tornare alla sua domanda, in Europa si è deciso di eliminare i motori endotermici entro il 2035, questa è una sfida, questo ci porta a dover proteggere la libertà alla mobilità della classe media. Un recente studio è arrivato alla conclusione che il 70% della forza lavoro in Europa, usa l’auto per andare a lavorare. Ora forse capite il senso delle mie parole”.

La vostra sede è nei Paesi Bassi. Le recenti elezioni hanno incoronato l’estrema destra e il suo leader Geert Wilders. Cambia qualcosa per voi? C’è la possibilità che lasciate il paese?

“Per ora non abbiamo sentito alcun impatto, dopo l’insediamento del nuovo partito. Nel caso ci fosse ci penseremo al momento opportuno. Siamo pragmatici”.

Si avvicinano le elezioni europee e poi sarà la volta di quelle in America. Siete pronti a qualsiasi risultato?

“Di tante cose non sono sicuro. So che ora sto parlando con lei ma non so come si evolveranno le cose. Posso dirle che abbiamo dei piani di contingenza per affrontare i diversi scenari che potrebbero presentarsi. Le elezioni così vicine, in Europa e in America, saranno dei momenti importanti in cui sarà possibile spostare l’opinione pubblica. Il mio compito è quello di offrire soluzioni capaci di garantire la libera mobilità”.

Cosa suggerisce al governo italiano?

“Di metterci nelle condizioni di produrre più Fiat 500 a Mirafiori, perché siamo in grado di farlo ma occorrono dei sussidi. Per aumentare la produzione dobbiamo eliminare alcuni ostacoli. Stiamo facendo tanti tentativi per migliorare la competitività dei costi. Abbiamo il 30% in più di costi rispetto alla Cina, che si abbassa al 20% se consideri che poi quelle auto le devi far arrivare in Europa. Dobbiamo focalizzarci sul migliorare i costi dell’energia. Al governo italiano per competere con l’Asia suggerisco di non temere il cambiamento.”

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Nadia Afragola