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(Ansa)
Economia

L'incontro Usa-Cina e quei 700 miliardi di dollari di relazione commerciale

Xi Jinping e Joe Biden sanno benissimo che il loro faccia a faccia non è fatto solo di guerra e politica estera, ma soprattutto di economia

Se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico. Le relazioni tra Cina e Stati Uniti sono da mezzo secolo all’insegna di questo vecchio adagio. E, anche se parlare di amicizia tra Pechino e Washington è decisamente troppo, è innegabile che il rapporto tra i due partner sia sempre di una guardinga, obbligata cooperazione. Così si apre il vertice Pechino-Washington di San Francisco: lo scontro non conviene, guardando all’economia, a nessuno dei due Paesi e al mondo intero.

Negli ultimi mesi i rapporti si sono fatti più tesi, l’invasione russa dell’Ucraina ha complicato le cose. E le tensioni con Taiwan sono sempre una spina nel fianco nei rapporti: gli Usa difendono l’isola, considerandola un avamposto irrinunciabile nel Pacifico, per la Cina è una provincia ribelle che, prima o poi, tornerà alla casa madre. E poi le restrizioni incrociate nei rapporti commerciali, la “guerra” dell’intelligence (ricordate il clamoroso pallone-spia che sorvolò l’America per una settimana, prima di essere abbattuto?). Da ultima, l’invasione delle strade americane del fentanyl, micidiale droga che sta facendo strage di giovanissimi negli Usa: Washington accusa Pechino dell’esportazione da parte delle sue aziende chimiche delle componenti necessarie alla produzione, a favore dei grandi cartelli di produttori e trafficanti. Insomma, a San Francisco ci si arriva in un clima non disteso. Ricordiamo che l’ultima occasione di un faccia a faccia tra Biden e Xi (il G20 di New Dheli), era andata a monte per la defezione del leader cinese. Quindi, già il fatto che i due si parlino vis a vis è una notizia positiva. Ed è, soprattutto, il segnale che a prevalere è la ricerca di cooperazione piuttosto che di scontro.

I funzionari che preparano l’incontro si sono sforzati di sottolineare che Stati Uniti e Cina sono concorrenti più che rivali. “Abbiamo una relazione commerciale da 700 miliardi di dollari. E la stragrande maggioranza non è interessata dalle restrizioni sulle esportazioni”, ha detto Gina Raimondo, segretaria al Commercio nei giorni scorsi. Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, ha definito i due Paesi “economicamente interdipendenti” e Janet Yellen, segretaria del Tesoro, ha avvertito che un ipotetico decoupling (il disaccoppiamento dell’economia americana da quella cinese) “avrebbe significative ripercussioni globali”.

Nonostante le tensioni internazionali i rapporti economici tra le due potenze, tra alti e bassi, hanno fatto segnare numeri importantissimi. Lo scorso anno il commercio bilaterale di beni tra Cina e Stati Uniti ha toccato il livello record di 690,6 miliardi di dollari. Gli Usa hanno importato dalla Cina per 536,8 miliardi di dollari, circa un sesto del valore totale delle importazioni a livello mondiale. Nel 2022, le esportazioni annuali di servizi forniti digitalmente in Cina e negli Stati Uniti hanno raggiunto rispettivamente 201 miliardi di dollari e 632 miliardi di dollari. Lo scorso anno gli Stati Uniti sono quindi stati il principale esportatore di servizi forniti digitalmente. Nello stesso anno la quota della Cina ha iniziato a salire dal 4,3%, fino a raggiungere nel 2022 la percentuale del 5,2%, classificandosi al sesto posto a livello globale. L'opzione cinese è chiaramente espressa: collaborando, Usa e Cina potranno migliorare i loro numeri.

Non si deve poi dimenticare un altro dato di fatto che contribuisce a “legare” le due super potenze: la Cina è il secondo detentore del debito pubblico federale degli Stati Uniti (il primo sono gli Usa stessi), con circa 850 miliardi di dollari. È vero che Il Dragone ha venduto parte dei bond americani (che era arrivato a detenere per oltre mille miliardi) ma la sua posizione rispetto al bilancio statunitense è sempre di enorme rilievo.

La situazione economica dei due Paesi, in questo momento, sembra poi contribuire alla formula della “concorrenza ma senza scontri”: l’economia cinese sta rallentando. Nel 2022 la crescita è stata solo de 2%, record negativo. Per quest’anno il governo di Xi Jinping ha previsto un +5%, che però sembra difficilmente raggiungibile. Le stesse esportazioni, perno del bilancio cinese, hanno visto una caduta fragorosa, la scorsa estate siamo arrivati a -12%, a causa del crollo della domanda globale dovuta alla depressione dei consumi. Ecco che Xi non ha alcun interesse a che il rapporto con gli Usa si faccia più burrascoso. Non è certo la sua priorità, in questo momento.
Biden, da parte sua, si presenta all’incontro con il rivale con un’economia in ripresa. I posti di lavoro a settembre sono cresciuti di 330mila unità, l’inflazione sta rallentando (+3,2% in ottobre), le attività economiche manifatturiere sono ripartite: la situazione è considerata positiva dagli economisti e dalla numero uno della Fed Janet Yellen. Biden, che peraltro deve affrontare una difficile campagna elettorale alle porte, non cerca certo lo scontro con Pechino, dato che la ripresa si sta manifestando ma l’economia Usa è, si può dire, convalescente.

Sarà dunque un vertice di osservazione, prudenza, senza svolte. Ma anche senza scossoni pericolosi. All’insegna della consapevolezza che i due colossi, tanto più in questo scenario globale e con queste condizioni economiche, non possono permettersi uno scontro.

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Cristina Colli