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(Ansa)
Economia

Il Giappone dice basta ai tassi di interesse negativi. Mentre noi aspettiamo il calo

La banca centrale di Tokyo era l'unica capace di resistere ai rialzi degli altri paesi negli ultimi due anni. Fino ad oggi. MA il quadro globale non è negativo

Tokyo cambia rotta. Mentre in tutto il mondo i tassi di interesse salivano il Giappone per 17 anni ha mantenuto la stessa posizione: tassi fermi e/o negativi. Oggi invece stop. Il costo del denaro è stato alzato dello 0,1%. Fine dell’unico regime di tassi negativi al mondo. E le altre banche centrali? L’attendismo regna. In molti dicono che la Fed detta la linea e tutti aspettano la prima mossa, per poi seguire. Come è sempre stato.

Tokyo ha alzato i tassi di interesse oggi per la prima volta dal 2007. I tassi di interesse a breve termine passano a circa lo 0%-0,1% dal -0,1%. Una decisione attesa, visto il crescere dell’inflazione e l’aumento dei salari del 5,3%. Il Giappone ha dato il via, con la sua storica decisione di uscire dalla lunghissima e ultradecennale fase di politica monetaria ultra-espansiva, a una settimana cruciale. Tutte le banche, infatti, si riuniscono in questi giorni, tranne la Bce che ha però chiaramente già fatto capire che di taglio si parlerà a aprile, ma più verosimilmente a giugno, nonostante l’inflazione nell’Eurozona continua a calare. A febbraio si è attestata al 2.6%, in caso rispetto al 2,8% di gennaio (Eurostat).

Tocca ora alla Fed (che si riunisce oggi e domani). Immobilismo. Sembra questo lo scenario più probabile. Come a fine gennaio la banca centrale americana è ora sulla posizione di mantenimento. I dati sull’occupazione e sull’inflazione di febbraio più caldi del previsto stanno spingendo la Fed a riconsiderare l’entità della riduzione dei tassi e questo potrebbe spingere ad aspettare ancora. Powell & Co hanno sempre sostenuto, fin da quando hanno dato il via al rialzo, che la politica monetaria sarebbe cambiata solo davanti ad un’inflazione in linea (o vicina) con l’obiettivo (2%) e un maggiore equilibrio tra domanda e offerta di lavoro. E il momento non è arrivato?

Giovedì è il turno di Londra. Ci si aspetta anche qui l’immobilismo. Tassi invariati e per la Bank of England sarebbe la quinta volta consecutiva. Un allineamento a Fed e Bce, con occhi puntati sulla crescita dei salari soprattutto, mentre sembra esserci più tranquillità sul costante raffreddamento dell’inflazione. Si parla di agosto per avere i primi tagli a Londra. Si attendono Fed e Bce prima di agire?

Prende tempo anche la Banca centrale australiana, che non prevede di tagliare i tassi di interesse prima di settembre. Qui la politica monetaria espansiva per sostenere la ripresa economica aspetta la terza fase di riduzione delle imposte al via a inizio luglio.

E la Svizzera? Giovedì la Banca Nazionale Svizzera potrebbe invertire, con un primo taglio dei tassi per indebolire il franco svizzero che, per eccessiva forza contro il dollaro, sta provocando danni al commercio estero e alla competitività dei produttori svizzeri. Ma con una crescita stabilizzata, anche se meno forte del solito, e un’inflazione normalizzata la Banca Nazionale Svizzera non ha tutta questa urgenza di invertire la politica monetaria. Quindi potrebbe anche decidere di aspettare Fed e Bce.

E Francoforte? Aprile è il prossimo appuntamento. L’ultimo consiglio direttivo della Bce ha parlato di un taglio dello 0.25% con più probabilità a giugno. L’obiettivo è il 2% di inflazione e per questo abbiamo visto anni di tassi rialzati, la stretta monetaria più forte della storia dell’euro. E ora è tempo di sforbiciare. Il ritmo è l’importante. Dopo i primi tagli i tassi resteranno comunque restrittivi e quindi la compressione della crescita economica continuerà. Serve iniziare e servirà accelerare se, come sembra, la crescita sarà più debole del previsto e l’inflazione scenderà più rapidamente. E le conseguenze della stretta creditizia ormai sono evidenti. La situazione economica dell’Eurozona spinge per una decisione autonoma di Francoforte: tagliare. Senza aspettare, come sempre, che la prima mossa arrivi dall’altra sponda dell’Atlantico.

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Cristina Colli