Come investono i soldi i pirati che sequestrano le navi
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Come investono i soldi i pirati che sequestrano le navi

Finanziatori europei, coperture politiche, narcotraffici... Il tesoro dei pirati è il libroinchiesta sui nuovi bucanieri

Quattrocento milioni di dollari in riscatti, bottini riciclati in Kenya e nei paesi del Golfo, finanziatori operativi anche in Europa... Sono alcune fra le evidenze più sconcertanti di una ricerca, poi trasformata in libro, condotta dal collaboratore di Panorama Fausto Biloslavo e da Paolo Quercia, che hanno indagato sul tema per un anno. Il tesoro dei pirati alza il velo sulla dimensione economica della pirateria somala. L’inchiesta viene presentata l’11 marzo a Venezia alla scuola di guerra della Marina militare.

Negli ultimi anni centinaia di milioni di dollari in riscatti sono stati pagati per liberare le navi sequestrate dai pirati somali, secondo una tabella inedita dell’Unodc, l’agenzia Onu che combatte il crimine organizzato. La stima più alta si è registrata nel 2011, con 165,7 milioni di dollari. Dal valore del   riscatto medio di 390 mila dollari del 2005 si è balzati a più di 5 milioni di dollari, per la liberazione di una nave, sei anni dopo.

Chi paga i riscatti? "In gran parte dei casi sono le assicurazioni, che garantiscono la nave e il carico, a rimborsare le spese del riscatto in parti direttamente proporzionali al valore dei beni assicurati" spiega lo studio. Uffici legali di Londra trattano sulla cifra con il negoziatore dei pirati. I contanti sono poi lanciati in mare, con un paracadute a guida gps, da un aeroplanino pilotato da contractor.

Nel 2012 le flotte internazionali antipirateria e le protezioni adottate dagli armatori hanno fortemente ridotto gli attacchi al largo della Somalia. La minaccia, però, non è debellata: lo scorso anno i somali hanno abbordato 14 delle 28 navi sequestrate nel mondo. Non solo, i bucanieri si sono riciclati "nell’industria dei rapimenti sulla terraferma, nel traffico di esseri umani, di armi e droga". E i riscatti hanno garantito ampie coperture politiche: il noto capo dei pirati Mohamed Abdi Hassan "Afweyne" aveva addirittura un passaporto diplomatico rilasciato a Mogadiscio. Il 10 gennaio "Bocca larga" ha annunciato che si ritirava a vita privata. Non a caso ci sarebbe lui dietro la proposta di amnistia lanciata il 28 febbraio dal nuovo presidente somalo Hassan Sheikh Mohamoud.

Fra il 40 e il 60 per cento del denaro è riciclato all’estero, soprattutto nel mercato immobiliare del Kenya e negli Emirati Arabi, "base dei finanziatori dei pirati e prima fonte di importazioni in Somalia".

I pirati hanno pure uomini attivi in Europa. Un documento confidenziale dell’Onu inviato al Consiglio di sicurezza il 27 giugno rivela di avere "identificato alcuni trasferimenti finanziari tra i pirati somali e individui della diaspora collegati a una serie di casi di sequestro". Comprese le navi italiane Rosalia D’Amato ed Enrico Ievoli.

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