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Calcio

La via diversa del Milan verso lo scudetto

Niente algoritmi e Money Ball ma un mercato con caratteristiche chiare: ecco come Furlani e Moncada stanno disegnando la rosa consegnata a Pioli

Il centrocampo rifatto da zero e l'attacco con una forma completamente diversa, lasciando Leao e Giroud meno soli e dando a Pioli la possibilità di cambiare modulo. Oppure di restare al vecchio, caro, 4-2-3-1 ma allungando le rotazioni e alzando il tasso di qualità ben oltre quello della scorsa stagione quando nel momento della verità il gap tra i rossoneri e gli altri è stato scavato proprio dalla scarsezza delle alternative.

Il mercato del nuovo Milan di Furlani e Moncada andrà giudicato sul campo, visto che molte sono scelte di giocatori in cerca di rilancio o ragazzi che devono completare la propria crescita. Però ha il pregio di essere un mercato riconoscibile nelle sue strategie. Un mese dopo la cessione choc di Sandro Tonali al Newcastle il piano ora appare chiaro e con esso anche la decisione di chiudere con Paolo Maldini e Frederick Massara per tornare alla forma condivisa di gestione delle trattative.

Nessun entusiasmo preventivo - non è detto che tutti i colpi rendano per quanto ipotizzato -, ma una constatazione seguendo il filo del mese di luglio della nuova dirigenza scelta da Cardinale nel suo blitz di inizio giugno, quello che ha ridisegnato l'organigramma del Milan non senza seminare malcontento e perplessità.

Prima caratteristica: con l'eccezione di Loftus Chhek (senza considerare Sportiello preso per fare il vice Maignan) sono stati scelti calciatori massimo 25enni. Non giovani da scoprire ma giocatori con potenzialità già in parte espresse e che devono esplodere definitivamente. Molti hanno già una discreta carriera europea alle spalle, non sono ragazzi da testare su un palcoscenico nuovo. Pulisic (54), Loftus Cheek (27), Reijnders (31), Okafor (32) e prossimamente Chukwueze (38) portano in dote un pacchetto di 182 presenze nelle coppe europee più svariate partite nelle rispettive nazionali.

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Seconda caratteristica: il Milan ha reinvestito il tesoretto della cessione di Tonali e quello messo a disposizione dalla proprietà dandosi come strategia di movimento un limite intorno ai 25 milioni di euro per acquisto. Senza formule di prestito o simili, prendendo i giocatori dopo averli selezionati. Per farlo ha puntato profili che si avvicinassero alla scadenza di contratto per avere più forza nella trattativa, oppure da club con la necessità di vendere per problemi di gestione della rosa come il Chelsea di Pulisic e Loftus Cheek.

Terza caratteristica: a Pioli viene consegnata una rosa fresca e composta da giocatori tatticamente duttili e in grado di coprire almeno un paio di zone del campo ciascuno. Toccherà al tecnico, che è stato l'interfaccia di Furlani e Moncada nel pianificare il mercato, dare valore a questa ricchezza e varietà. Non sfugge nemmeno il fattore tempo, visto che le operazioni sono state in larga parte impostate e completate lasciando a disposizione almeno un mese per il lavoro di campo.

Conclusione: si è molto fantasticato sul metodo Money Ball e sull'uso degli algoritmi che dovevano rappresentare, nell'immaginario collettivo, un sistema di player trading per vendere, incassare e andare a caccia della prossima plusvalenza senza avere un progetto sportivo che tendesse al successo. La realtà è che il Milan di domani sta nascendo sulla carta più forte e completo di quello di ieri e che l'equilibrio dei conti è un valore, non una colpa. Una rivoluzione così radicale nasconde ovviamente un margine di rischio che solo il campo potrà cancellare o confermare, ma i tifosi rossoneri hanno ora più certezze rispetto al 5 giugno, giorno della separazione da Maldini che sembrava a tanti l'inizio di un'era di austerity e rinuncia ai pensieri da grande squadra.

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Giovanni Capuano