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Ansa
Calcio

Lukaku non era grasso (e neanche bollito)

Sempre più decisivo con la maglia della Roma, il suo 2023 ha i numeri del grande bomber. Alla faccia di chi lo sconsigliava perché impossibile da far rendere

Quindi Romelu Lukaku non era grasso. E nemmeno bollito. Magari non al cento per cento della condizione dopo un'estate vissuta ad allenarsi da solo, fuori dal progetto tecnico del Chelsea e confinato nel triangolo dei tradimenti italiani, ma comunque in grado di fare la differenza subito. Molto lontano da quello che era stato descritto nelle settimane torbide del tradimento all'Inter, della corte della Juventus e poi dell'inserimento della Roma.

L'impatto dell'attaccante belga sulla stagione giallorossa parla per numeri. Ha messo piede in campo per 7 volte e 516 minuti complessivi e ha già scritto il suo nome nel tabellino dei marcatori in 5 occasioni. Togliendo i 19' del debutto contro il Milan, quando Mourinho gli ha lasciato spazio per almeno un'ora partendo da titolare (è successo 6 volte) non ha mai tradito. Reti anche pesanti: quella decisiva in casa dello Sheriff Tirasol e la rompighiaccio con Torino, Frosinone e Servette.

Sorprendente? No. In fondo anche l'inizio di 2023 era stato all'insegna di prestazioni da bomber una volta messo alle spalle il brutto infortunio dell'inizio della stagione. Dal 18 febbraio, giorno del ritorno al gol, Lukaku non è quasi più fermato: 12 centri con la maglia dell'Inter con 25 presenze (solo 14 da titolare) che sommati alla striscia romanista diventano 17 in 32 partite e crescono a 25 in 37 mettendo dentro anche il Belgio.

Grasso? No. Bollito? No. In parabola discendente? Quasi certamente no. Ha fatto bene la Roma a prenderlo e avrebbe fatto le fortune anche di Inter, Milan e Juventus in rigoroso ordine di apparizione sul palcoscenico del tormentone dell'ultima estate. Dipingerlo come un peso quasi morto che avrebbe avuto bisogno di mesi per rimettersi in forma semplicemente non rispondeva alla verità dei fatti.

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Giovanni Capuano