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(Ansa)
Calcio

Brutto e in crisi, ma il calcio italiano domina in Europa

La Serie A comanda il ranking Uefa stagionale, trascinata dalle imprese delle sue squadre. E l'anno prossimo potrebbe guadagnare uno slot nella ricchissima nuova Champions League - COME FUNZIONERA' LA NUOVA CHAMPIONS LEAGUE

Portare la quinta squadra nella prima edizione della nuova super Champions League a format allargato non è più un sogno. L'Italia sta volando in Europa, confermando tutto quanto di buono fatto nella passata stagione conclusa con le tre finali (perse) nelle tre competizioni e con ben 5 semifinaliste distribuite tra Champions, Europa e Conference League. Può sembrare un paradosso, ma proprio nel momento in cui il gap tra il nostro calcio e quello top a livello continentale si sta ampliando, questione di appeal commerciale e di diritti televisivi, in campo la differenza non si vede.

Alla fine della tornata europea, che comprendeva le gare d'andata degli ottavi di finale della Champions League e i playoff di Europa e Conference League, la Serie A domina il ranking stagionale che regalerà uno slot aggiuntivo alle prime due piazzate a giugno. Il nostro coefficiente è salito a 15,571, arricchito anche dalla qualificazione della Roma contro il Fenyenoord e nonostante la sconfitta del Milan a Rennes. Alle nostre spalle c'è la Germania con 14,500 (meno 1,071) mentre al terzo posto segue l'Inghilterra con 13,875 (meno 1,696). Più staccate Francia (13,250) e Spagna (13,187).

Vantaggi che cominciano ad avere una certa consistenza anche perché l'Italia è l'unica a non aver ancora perso per strada nessuna squadra, elemento fondamentale visto che i punti conquistati in campo vengono sempre divisi per l'intero contingente di partenza. Nessuna ha fatto finora come la Serie A. La Germania ha già lasciato per strada Eintracht Francoforte e Union Berlino, la Premier League ha salutato a dicembre Manchester United e Newcastle, la Ligue1 è stata falcidiata dalle uscite di Rennes, Tolosa e Lens mentre la Liga spagnola deve conteggiare gli zeri di Betis, Siviglia e Osasuna.

Non è ancora il momento di rilassarsi, ma il traguardo potrebbe non essere così lontano. E' vero che l'anno scorso la stagione straordinaria delle italiane portò alla fine al secondo posto nel ranking stagionale, alle spalle dell'Inghilterra, con un coefficiente mostruoso di 22,357. La serie storica dice, però, che per garantirsi lo slot aggiuntivo può bastare un punteggio inferiore: 18,928 (Germania) nel 2019/2020, 19,500 Spagna) nel 2020/2021 e 19,200 (Olanda) nel 2021/2022.

Fin qui l'analisi numerica. Da cosa dipenda la ritrovata competitività in Europa è un argomento, invece, più complesso. Di sicuro negli ultimi anni i dirigenti italiani hanno lavorato bene sul mercato; con meno soldi a disposizione, ma con il fattore Decreto Crescita a disposizione, sono riusciti ad attirare giocatori di alto livello senza svenarsi. Ora che le agevolazioni fiscali sono state cancellate, bisognerà vedere l'impatto negativo se e in quanto tempo si materializzerà.

E poi c'è una mentalità che è cambiata. L'Inter sta incantando per il modo di stare in campo ed è considerata ormai una big della Champions League, ma anche le altre hanno imparato ad affrontare l'impegno europeo non più speculando ma offrendo un calcio propositivo e qualitativo. Tra due settimane saranno da confermare le imprese della Lazio contro il Bayern Monaco e del Napoli con il Barcellona, ma i segnali sono positivi e numerosi. Arrivare in fondo così significherebbe dare ossigeno a tutto il sistema perché la partecipazione di un club in più alla Champions League allargata porta decine di milioni di euro e a cascata aiuta tutti. Ecco perché, al di là dei campanili, per una volta remiamo tutti dalla stessa parte. E chissà che non sia anche un buon viatico per l'Europeo dell'Italia di Luciano Spalletti.

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Giovanni Capuano