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Calcio

L'Italia all'Europeo ma non tutti sono contenti

La qualificazione della nazionale di Luciano Spalletti, il rigore negato all'Ucraina e l'impressione che in tanti preferissero un ko per attaccare proseguire nel regolamento di conti della politica del pallone

La premessa è che è andata bene. Siamo ad Euro 2024 meritatamente, perché sulle due partite l'Italia è stata superiore all'Ucraina, ma anche per grazia ricevuta considerato che l'entrata di Cristante su Mudryk al minuto 93 della sfida di Leverkusen ha rischiato di rovinare tutto. Gil Manzano si è assunto la responsabilità di non indicare il dischetto scontentando gli ucraini, larga parte degli osservatori neutrali ma anche, qui sta la sorpresa, una fetta del pubblico italiano.

E' stata questa la scoperta più imprevedibile del post partita. La sintesi del pensiero di questo partito degli 'scontenti' è quella delle parole brutali e dirette del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis: "Una partita rubata". Così, senza nessuna sfumatura tra il bianco e il nero che è poi, forse, la ragione che ha spinto i colleghi dello spagnolo al Var a non intervenire perché il contatto c'era ma è anche vero che l'attaccante ucraino ha fatto di tutto per cercarlo e renderlo evidente con un balzo di un paio di metri.

Ovviamente l'Italia non ha rubato nulla e la caduta di Mudryk verrà inserita nell'elenco dei fatti o fattacci da moviola di cui è piena la storia delle nazionali; qualche volta gli azzurri sono stati beneficiati, in altre situazioni hanno pagato dazio. Nulla di comparabile al mani di Henry che portò la Francia al Mondiale del 2010 o degli scandalosi arbitraggi a favore della Corea del Sud nel 2002 (Moreno e non solo).

Però quell'episodio è diventato nel commento del giorno dopo un atto d'accusa verso la Figc e il suo presidente Gravina. Attaccato per una frase infelice pronunciata dal presidente della Uefa, Ceferin ("L'Italia fuori dall'Europeo sarebbe un disastro") come se l'Italia fosse stata trascinata alla qualificazione per chissà quale complotto politico. E ignorando il contesto difficile di questi mesi, la fuga di Mancini nel cuore dell'estate, l'arrivo in corsa di Spalletti, la programmazione da fare in extremis e l'ormai strutturale carenza di talento in attacco.

La sensazione è che in molti avrebbero preferito un finale diverso a Leverkusen per provare a fare quanto mancato con la non qualificazione al Mondiale del Qatar: regolare i conti e andare all'assalto della guida della Federcalcio. Questo dentro il Palazzo, mentre fuori una parte dei critici ad oltranza continua a legare i destini della nazionale a quelli dei recenti processi sportivi. Sia che ritenga la penalizzazione alla Juventus una stangata, sia che abbia un giudizio contrario. Tutti qualificati e scontenti. A giugno il clima potrebbe cambiare, si spera.

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Giovanni Capuano