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Calcio

Retroscena: perché l'Italia organizzerà l'Europeo 2032 con la Turchia

Ha prevalso una linea pragmatica e la consapevolezza della Figc di quanto sia importante essere comunque protagonisti. Cosa è accaduto con la politica e cosa accadrà adesso

Nel Comitato Esecutivo della Uefa in programma per il prossimo 10 ottobre a Nyon l'Italia avrebbe avuto ottime chance di vedersi assegnata l'organizzazione dell'edizione 2032 dell'Europeo di calcio. Non la certezza, ma quasi, visto il lavoro che da diversi mesi la Figc portava avanti con i vertici del pallone nel Vecchio Continente, un percorso che aveva portato anche alla rinuncia a presentare il proprio dossier per il 2028 proprio per preparare nel migliore dei modi il terreno in vista del passaggio successivo.

E' vero che la Turchia aveva presentato un dossier molto solido dal punto di vista delle infrastrutture (leggi stadi), ma sulla vittoria italiana c'erano pochi dubbi. La decisione di fare un accordo con Istanbul per presentarsi insieme - unica candidatura sul tavolo della Uefa a questo punto - rappresenta una sorpresa solo per chi negli ultimi mesi non ha seguito l'andamento dei lavori illudendosi che bastasse l'invio del proprio dossier lo scorso 12 aprile per considerare la partita chiusa o quasi.

L'accordo blinda quasi certamente l'assegnazione perché Italia e Turchia erano le uniche due nazioni ad aver palesato la volontà di ospitare l'Europeo. Con grande pragmatismo è, dunque, una buona notizia per il calcio italiano che torna sulla ribalta dopo le 4 gare dell'Europeo itinerante del 2020 (disputato nel 2021) e che avrà tempo e modo di lavorare per pianificare quello che serve per utilizzare Euro 2032 come un volano complessivo. C'era, però, la sensazione che questa potesse essere la volta buona a prescindere da intese, ma vale la pena ricostruire cosa è accaduto dal 12 aprile al momento dell'invio della lettera congiunta a Nyon.

Molti degli sforzi compiuti dalla Figc per presentarsi in pole position all'appuntamento con la storia sono stati vanificati da una rete di ritardi, silenzi, mancate risposte e appuntamenti non rispettati che ha finito col far considerare un'opzione migliore garantirsi l'organizzazione senza dover sopportare tutto l'onere infrastrutturale. Tradotto: poter portare avanti un progetto dimezzato e quindi snello, senza necessariamente dover coinvolgere il Governo (questo e quelli futuri) chiedendo impegni in termini economici e garanzie al momento assenti.

Si sussurra, ad esempio, che l'Italia avesse già 'bucato' un paio di appuntamenti con gli aggiornamenti che periodicamente vengono richiesti a chi si candida per ospitare una grande manifestazione sportiva. Assente per mancanza di documenti da produrre. E si sussurra che la Figc non abbia ancora in mano le garanzie da parte del Governo per dimostrare a Nyon la volontà di intervenire nei prossimi anni per adeguare gli stadi, dando una mano pubblica ai vari progetti sparsi per la Penisola.

Gli stadi, ecco: il vero nodo di tutta la questione. Quelli italiani sono i più vecchi e inadeguati d'Europa e l'Europeo del 2032 sarebbe stata l'occasione per dare l'impulso definitivo alla costruzione di nuovi impianti e all'ammodernamento di quelli da salvare. Quasi una chiamata finale, visto il declino cui si sta condannando il pallone italiano, con vicende che vanno da Roma a Milano attraversando Firenze in cui anche le iniziative dei privati vengono rese impossibili dall'intreccio tra politica e burocrazia.

Le speranze della Figc di costringere a un passo avanti sono state, però, raffreddate dalla consapevolezza via via acquisita di una mancanza di volontà generale. Per intenderci, il Comitato interministeriale che avrebbe dovuto snellire le procedure, istituito in primavera, si è riunito la prima volta... lunedì 24 luglio. Con buona pace delle dichiarazioni di intenti e delle entusiastiche promesse come quelle del ministro dello Sport, Andrea Abodi, che ancora a metà aprile diceva: "I nostri tempi nel costruire gli stadi li sappiamo: dobbiamo cercare di semplificare la costituzione del comitato interministeriale proprio a supporto degli Europei e per rafforzare la candidatura. In più abbiamo costituito una cabina di regia sui dieci stadi più uno (Palermo) coinvolti per gli Europei. C'è lavoro da fare e non c'è tempo da perdere".

L'accordo tra Italia e Turchia mette un punto. Addio Euro 2032 solo tricolore, avanti quella che resterà una grande opportunità. Ovviamente sarà ridotto il numero delle sedi, indicato in 10 città più Palermo come 'riserva': ne resterà la metà e c'è tempo fino al 2026 per riscrivere la lista. Quali saranno scelte? Il punto centrale è servono stadi nuovi, non si escludono sorprese ma da oggi chi ha la volontà di sfruttare l'opportunità potrà mettersi al lavoro con meno ostacoli sul suo cammino.

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Giovanni Capuano